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24/04/12

10 galline in fuga: il video della liberazione di Nemesi Animale


galline liberate
Dalle gabbie alla libertà. Dall'essere oggetti all'essere individui liberi. Avevano becchi tagliati, creste biancastre a causa delle carenze vitaminiche. Vivevano una vita di prigionia e sfruttamento trascorsa in un capannone senza nemmeno poter immaginare cosa ci sia nel mondo esterno. Ma sono state fortunate e hanno trovato la libertà, tolte per sempre dallo stato di schiavitù in cui gli esseri umani le avevano relegate. Sono 10 galline ovaiole liberate dagli attivisti di Nemesi Animale , che si trovavano in un allevamento per la produzione di uova in batteria con le cosiddette "gabbie arricchite".
Secondo la normativa europea in vigore dal primo gennaio 2012, questo tipo di allevamenti sarebbero la soluzione per venire incontro alle esigenze degli animali, con qualche centimetro quadrato in più a disposizione e inutili poggiatoi. In realtà, la prigionia a cui milioni di esseri viventi sono condannati per la produzione di uova è la stessa. Anche i cosiddetti allevamenti all'aperto e biologici non sono altro che un inganno: si tratta di capannoni con piccolissimi recinti esterni in cui le galline vengono fatte uscire solo periodicamente, l'unica differenza sta nel cibo che viene loro somministrato (biologico), e la loro vita finisce in ogni caso su un camion diretto al macello, come aveva dimostrato l'investigazione di Essere animali, realizzata in 27 allevamenti dell'Emilia Romagna, che smascherava questo grande bluff .
Ora, però, queste 10 galline, con una storia a lieto fine simile a quella di altre 20 liberate lo scorso Ottobre dalla British Hen Welfare Trust e accolte nella HM Holloway Prison  , sono in un posto magnifico e possono finalmente conoscere quel mondo di cui gli esseri umani vogliono continuare a privare gli animali. Potranno vivere a contatto con l'acqua, il vento, il sole, la terra, gli alberi e tanti altri animali. Ma, purtroppo tutte le altre ancora prigioniere subiranno il destino che ogni allevamento prevede per loro dopo una vita passata a spennarsi e a ferirsi a vicenda per le condizioni di sovraffollamento: il macello.
"Chiunque abbia davvero avuto un incontro con un individuo prigioniero, -spiega Nemesi Animalechiunque abbia sfiorato le sue membra paralizzate dal terrore e dalla confusione, chiunque abbia incrociato i suoi occhi desiderosi di libertà, i suoi lamenti desiderosi di una mamma o di una famiglia, le sue zampe desiderose di uno sconfinato prato, la sua pelle desiderosa di scaldarsi al sole, non potrà mai pensare di concedere a chicchessia il consenso alla prigionia di esseri viventi in cambio di qualche centimetro in più nella gabbia".

Allora, se oggi entrare in un allevamento e salvare degli animali è considerato un reato, o addirittura un atto di terrorismo, come negli Usa  , il fatto di rivendicare pubblicamente e attraverso le proprie scelte alimentari la libertà di questi animali può diventare "una scintilla per un cambiamento sociale, un gesto di disobbedienza civile contro un'evidente ingiustizia", spiega Nemesi Animale. Perché gli animali non sono oggetti, non devono vivere in una gabbia e non devono essere considerati come prodotti o macchine da produzione. Gli animali devono essere liberi.

Da Philips la lampadina a LED che dura 20 anni


philips lampadina led
Philips ha scelto l'Earth Day per lanciare la propria nuova lampadina dalla durata record. Si tratta di una lampadina LED con un ciclo di vita di ben 20 anni, per una capacità di funzionamento totale di circa 100 mila ore. La lampadina L Prize è stata decretata vincitrice del premio statunitense Lighting Prize, indetto dal Governo, che ha portato l'azienda produttrice ad essere la prescelta per l'assegnazione dei 10 milioni di dollari in palio grazie alla propria invenzione, che è stata preannunciata come rivoluzionaria.
Il premio è stato indetto al fine di spingere le aziende a presentare delle soluzioni il più possibile efficienti in sostituzione delle lampadine da 60 watt, già abbandonate in Europa insieme alle lampadine da 100 watt, ma ancora largamente utilizzate Oltreoceano. Nella giornata di l'altroieri, la lampadina ha raggiunto gli scaffali dei negozi statunitensi. Il prezzo della lampadina si aggira intorno ai 60 dollari, ma sono già stati predisposti degli sconti speciali per cui potrà essere acquistata per un costo compreso tra i 30 ed i 50 dollari.
Il prezzo, a prima vista, potrebbe sembrare eccessivo ma, a detta degli esperti, è necessario tenere conto di come la spesa iniziale potrà permettere un'ingente risparmio in bolletta oltre a garantire di non dover acquistare altre lampadine per la sostituzione della prima nel corso dei due decenni successivi. A rendere l'investimento intelligente concorre un altro fattore positivo: la totale assenza di mercurio all'interno della lampadina, che è stata progettata per sfruttare esclusivamente la tecnologia LED.
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La nuova lampadina lanciata da Philips è da 10 watt e garantisce un consumo di energia decisamente inferiore oltre che una luminosità superiore rispetto ad una comune lampadina da 60 watt. Secondo quanto dichiarato da Philips, essa è stata progettata per avere una durata 30 volte superiore rispetto ad una lampadina ad incandescenza convenzionale.
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E' stato calcolato che la lampadina sarà in grado di garantire una maggiore efficienza energetica all'interno delle abitazioni e degli uffici ed una riduzione delle spese in bolletta da non sottovalutare. La lampadina è inoltre in grado di emettere una luce calda e gradevole, dai toni ambrati, grazie al design studiato appositamente da Philips per renderla adatta ad ogni ambiente in cui verrà installata.

Astorflex: scarpe buone, etiche e a filiera corta


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Scarpe belle, etiche ed ecosostenibili. Ma anche completamente made in Italy e distribuiteriducendo al massimo la filiera. Sono le scarpe prodotte da Astorflex, il calzaturificio della famiglia Travenzoli che da quattro generazioni realizza prodotti di ottima qualità, con materie prime selezionate, nel rispetto dell'ambiente e dei lavoratori.
Situato a Castel d'Ario, alle porte di Mantova, il calzaturificio Astorflex nasce come piccola realtà artigiana verso la fine del 1800 per poi diventare negli anni novanta una piccola industria, che dal 2008 si sta convertendo completamente al prodotto biologico, riuscendo a non delocalizzare la produzione e garantendo a tutti i quaranta dipendenti un contratto a tempo indeterminato.
Come? Grazie alla scelta alternativa compiuta dall'azienda: quella di rinunciare a un marchio e a un mercato convenzionale per andare direttamente al consumatore tramite i canali dei GAS,le fiere equo-solidali e qualche piccolo negozio di nicchia che condivide la scelta etica ed il prodotto di qualità.
Scarpe a basso impatto ambientale, in tutto il processo produttivo che comincia dall'accurata scelta dei materiali, come la para, gomma naturale, utilizzata per la suola, e prosegue con l'utilizzo del metodo tradizionale di concia in fossa con tannini vegetali, quali mimosa, quercia e castagno che garantisce un risparmio energetico ed un ridotto consumo d'acqua rispetto la concia chimica.
La concia al vegetale senza coloranti per fodera e sottopiede oltre a garantire un prodotto anallergico ed antibatterico, aumenta la capacità di assorbimento, creando un microclima ideale per il piede.
Partiti con due modelli, un sandalo e una polacchina, oggi sono in grado di presentare diversi modelli di calzature, accomunati tutti dalla stessa filosofia e rivolti ad una clientela dallo spirito critico, non influenzata da mode, marchi e pubblicità, ma che acquista un bene consapevole di ciò che lo compone e del lavoro che è servito a produrlo. Particolarmente apprezzato anche il modelloEcoflex Vegan disponibile in nuovi colori e , ultima novità, la ballerina Egle in versione vegan che verrà presentata in anteprima al VeganFest alla fine del mese.