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30/06/12

A LONDRA APERTO ECO AGE, IL 1° STORE SOSTENIBILE AL 100% E in ITALIA?

Ecoage213 Chiswick High Road appuntatevi questo indirizzo se state andando a Londra. Anzi se fate un salto lì vi chiediamo al vostro ritorno di raccontare ad Eco in città la vostra esperienza.
Eco age è il primo concept-store che, oltre ad essere show room, coniugando glamour ed etica, funge anche da agenzia di consulenza in caso di ristrutturazioni. 
Avete presente il grande attore Colin Firth interprete de Il discorso de l re? Impersonava magistralmente Giorgio VI d’Inghilterra, padre della Regina Elisabetta. Ebbene la sua bellissima e italianissima moglie, Livia Giuggioli, è un’ambientalista doc tanto da sfilare in ogni red carpet con abiti di alta moda ma etici, una sensibilità non da poco per chi vive in quel mondo dorato.
Poiché l’intraprendente signora non aveva voglia solo di fare la consorte di una star, ha deciso di aprire a Londra Eco age, insieme al fratello Nicola, esperto di fonti rinnovabili e ideatore, udite udite, di ECO Store, catena in franchising di cartucce rigenerate per stampanti.
Viene venduto un po’ di tutto: al piano terra di questo bello spazio ad angolo con ampie vetrate, prodotti per la cura del corpo, accessori riciclati, giochi ed elettrodomestici a basso impatto, beni tecno con ricarica manuale. Al piano di sopra tutto ciò che serve per arredare la propria abitazione: dagli armadi ai cuscini, dai divani alla biancheria.
Naturalmente l’intero negozio è stato progettato nel rispetto dell’ambiente: pavimento proveniente da una demolizione, pannelli solari e miniaeroogeneratori sul tetto, riutilizzo dell’acqua piovana.

E’ aperto dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 18.00 e la domenica dalle 11.00 alle 17.00

29/06/12

Videogiochi e auto: ora è di moda l'ecologia



    FOTO: Videogiochi e auto: ora è di moda l'ecologia
C'erano una volta le sfide nei videogame basate soprattutto sull'abilità di guida e sulla velocità. Oggi, però, in particolare tra i giovani, il tema dominante è quello del consumo e del rispetto per l'ambiente. Non stupisce, quindi, che Volkswagen abbia ideato il Think Blue World Championship, un videogioco disponibile per iPhone, iPad e direttamente sulla pagina ufficiale di Facebook del costruttore tedesco che premia chi consuma meno.
Attraverso un vero e proprio "economy run" sia pure virtuale, saranno, infatti, selezionati i partecipanti per degli eventi nazionali e per la gara internazionale di consumo che si terrà in California a novembre. La app sarà disponibile fino al 16 settembre e consentirà agli utenti di partecipare da soli o contro altri giocatori da tutto il mondo nel tentativo di mettere a segno i consumi più bassi. Alla guida di una Volkswagen Polo verranno affrontati dei percorsi insidiosi e con quantità di carburante limitata, dove l'accortezza nella guida sarà la chiave per migliorare i consumi. Alcuni quiz sulla guida "economica" saranno di volta in volta proposti per ottenere dei rifornimenti e per proseguire, così, attraverso i livelli.
I migliori venti giocatori, infine, si sfideranno in una vera e propria gara tra San Francisco e Los Angeles, dove dal 24 al 28 novembre potranno mettere in pratica nel mondo reale tutti gli accorgimenti imparati durante il gioco. Sotto l'etichetta "Think Blue", Volkswagen prende in considerazione molti aspetti legati all'obiettivo della riduzione delle emissioni: dallo studio di tecnologie innovative e di carburanti alternativi, all'ideazione di processi produttivi ottimizzati per il risparmio energetico, visto che per il 2018 Volkswagen punta a un taglio delle emissioni pari al 25%, nell'ambito del programma Think Blue Factory, che coinvolgerà tutti siti produttivi del marchio Volkswagen, fino alla cooperazione con associazioni ambientaliste in tutto il mondo per molteplici iniziative di sensibilizzazione.
(C.Ca.)

da: ilsole24ore_motori

28/06/12

Feci di gallina diventano energia rinnovabile in Cina

Come possono essere utili 3 milioni di galline che producono 212 tonnellate di feci? È la domanda che si è posta un allevamento intensivo in Cina, convertendo gli scarti dei pennuti in energia rinnovabile. Si tratta di un esperimento curioso in direzione dell’ecosostenibilità, anche se molto deve essere fatto, invece, per gli animali detenuti in condizioni di costrizione.
Le fattorie Deqingyuan rispondono al 70% del fabbisogno giornaliero di uova dell’intera Cina, un processo che però genera tanti rifiuti animali, dannosi per l’ambiente e di difficile smaltimento. Anziché lasciare che gli escrementi dei polli vengano abbandonati in apposite zone di scarico, l’allevamento ha deciso di riutilizzarli per produrre gas metano. Tramite un apposito sistema di fermentazione, le feci producono gas utile per generare energia elettrica, poi immessa sulla rete nazionale. Superata questa prima fase, gli scarti rimanenti vengono trasformati in fertilizzanti per i campi.
Pan Wenzhi, vice presidente dell’azienda, ha parlato con entusiasmo di questo progetto ai microfoni di BBC. Non solo si ha un guadagno notevole dal riciclo delle feci di gallina – come accennato, l’energia prodotta è venduta alla rete elettrica nazionale – ma il carbon footprint dell’allevamento sembra essere notevolmente sceso dall’inizio di questa prima sperimentazione. Una questione a cui i cinesi sembrano tenere molto, perché l’esplosione deregolamentata delle grandi industrie – di cui il settore alimentare e quello informatico sono ora i capisaldi – ha portato anche a un tasso di inquinamento decisamente superiore a qualsiasi nazione mondiale.
Una ragione che viene colta da Yu Jie, direttore locale dell’organizzazione The Nature Conservancy, anche se con qualche riserva:«Siamo un paese ancora in via di sviluppo, ma lenostre scorte di gas e carbone finiranno in poche decadi. È molto importante per la Cina cercare nuove fonti di energia.»
«Proteggere l’ambiente non riguarda solo in controllo dell’inquinamento. Deve essere collegato alla crescita economica della nazione. È l’unico modo per avere una crescita sostenibile.»
Molto deve essere ancora fatto, però, per la qualità della vita dei privati cittadini. BBC ha intervistato anche He Fujing, un contadino residente nelle vicinanze della fattoria dove si riciclano le feci animali. Nonostante l’azienda fornisca alla sua famiglia il metano per cucinare le pietanze vegetali coltivate nel suo giardino, l’uomo si sente comunque preoccupato:
«Mi preoccupo della qualità dell’acqua qui. Tutti vorrebbero dei figli in salute. Ma tocca al governo risolvere questo problema.»
Fonte: BBC

27/06/12

SO COSA MANGIO

Nuova pagina creata da noi su facebook dove parleremo di alimentazione e di informazione sul cibo che si mangia! CLICCA QUI e metti MI PIACE! 

26/06/12

25/06/12

Logitech: arriva la tastiera del pc ad energia solare


Pratica, sicura ed ecologica. La nuova tastiera Logitech creata per pc Window e Mac non è una semplice tastiera ad energia solare ma un dispositivo intelligente in grado di darci informazioni aggiornate sulla quantità di energia spesa e accumulata. La caratteristica che distingue questa tastiera dalle altre disponibili sul mercato consiste nel potersi ricaricare non solo con la luce solare, ma anche con quella artificiale emessa da lampade e abatjour posizionate nella stanza.
Un design forse meno compatto, ma dotato di inserti fotovoltaici posizionati lungo il profilo orizzontale superiore e moduli solari in grado di accumulare energia anche di sera.
Altra ‘chicca’ è la speciale ‘Solar APP’, un widget che informa l’utente sull’autonomia energetica della tastiera in qualsiasi momento. La ‘Solar APP’, infatti, è dotata di un misuratore di luce (‘luxmetro’) capace di rilevare la quantità di energia fornita anche da sorgenti luminose particolarmente fioche o deboli.
La tastiera per Mac è disponibile in 5 colori, mentre la versione più classica pensata per Windows è acquistabile solo in nero.
Costo indicativo circa 80 euro. Un piccolo investimento che promette di ripagarsi velocemente nel tempo.

24/06/12

AirPod: l’auto ad aria compressa presto sul mercato a 7.000 euro


AirPod, microcar ad aria compressa
È piccola, leggera e sta per fare il suo debutto sul mercato: l’auto che funziona ad aria si chiama AirPod ed è quasi arrivato il momento di vedere i primi esemplari sulle strade europee. La vettura ha fatto parlare di sé già tempo prima del suo arrivo e nasce da un’idea della Motor Development International (MDI), azienda con sede in Lussemburgo che è riuscita a convincere un colosso come il costruttore indiano Tata della bontà del progetto, al punto di stringere un accordo nel 2007 che adesso sta per dare i primi frutti.
La AirPod è una microcar che sarà omologata come quadriciclo leggero e potrà quindi essere guidata anche dai sedicenni. La vettura è un po’ la capostipite di una famiglia di veicoli ad aria compressa che si allargherà nei prossimi anni con un modello destinato ai quattordicenni, per proseguire con una berlina per famiglie e arrivare infine ai veicoli commerciali, compresi anche dei mezzi agricoli che consentirannno di lavorare la terra a impatto ambientale zero.
La compatta AirPod eroga una potenza di 7 kW, che consente una velocità massima di 80 km/h, e ha una curva di coppia piatta di 45 Nm. Ciò significa che la forza a disposizione per l’accelerazione è disponibile fin dalla partenza da fermo, senza dover aspettare di portare il motore a un certo regime di giri come avviene nei veicoli a propulsore tradizionale. Saranno invece più potenti gli altri modelli che arriveranno in futuro, come la AirOne e la AirCity, con quest’ultima che si annuncia come un’auto vera e propria in grado di fornire 25 kW di potenza e di raggiungere una velocità di punta di 130 km/h.
Dal punto di vista tecnico la AirPod è dotata di un motore che sfrutta l’aria compressa immagazzinata in un’apposita bombola installata a bordo (simile a quella dei veicoli a metano) per garantire la propulsione. La ricarica va effettuata in stazioni di servizio dedicate dotate di compressori che comprimono l’aria nel serbatoio facendo il pieno di energia in appena due minuti al prezzo di circa due euro.
Dal punto di vista commerciale, l’esordio dell’AirPod è previsto inizialmente in Francia ai clienti che l’hanno ordinata tempo fa, mentre più avanti la distribuzione inizierà anche negli altri Paesi europei. Innovativo si annuncia però l’approccio con il mercato che MDI ha intenzione di mettere in atto, dato che la vetturetta ad aria compressa non sarà venduta tramite concessionari ma tramite le stesse fabbriche che la produrranno, con l’obiettivo di azzerare i costi di spedizione dagli stabilimenti ai rivenditori che incidono non poco sul prezzo di listino di un’autovettura.
A tal proposito i piani del gruppo lussemburghese prevedono la realizzazione di 25 fabbriche in Francia e di 20 in Italia, individuando gli stabilimenti deputati all’assemblaggio tra le aziende che si renderanno disponibili per prendere parte al progetto. Ciò che non manca è anche l’ambizione in casa MDI, al punto che i vertici del gruppo stimano una produzione annua di 140.000 veicoli ad aria nella sola Italia, un obiettivo che potrebbe essere reso possibile grazie al prezzo d’accesso di 7.000 euro e alla promessa di costi di mantenimento da record, pari a 1 euro per 100 km.
Fonte: La Repubblica

23/06/12

Gli utenti Yahoo consumano più energia di GMail


Yahoo VS Gmail
Il consumo elettrico e la conseguente bolletta varia a seconda del provider scelto per la posta elettronica. È quanto rivelato da una singolare analisi di Opower, che ha scoperto come gli utenti di Yahoo consumino l’11% di energia elettrica in più all’anno rispetto a quelli di GMail, il servizio di Google.
La survey è stata condotta su 2,8 milioni di abitazioni statunitensi, rilevando come il consumo annuale di una famiglia Yahoo sia in media di 939 kWh in più rispetto a una GMail, per un totale in bolletta superiore di 110 dollari. Dati che non diranno molto al lettore di passaggio, ma sicuramente impressionanti se si considera come la differenza tra 1 milione di clienti Yahoo e 1 milione di clienti Google generi l’anno l’intera energia consumata dalle Barbados.
Il gap fra gli utilizzatori non deriva tuttavia dai servizi offerti, bensì dallo stile di vita generale degli intervistati. Pare che i due provider identifichino due status symbol differenti, con Yahoo preferito dalle cosiddette “upper classes”, meno inclini al risparmio energetico. Come sottolinea Opower:
«È come se, relativamente alle abitazioni Yahoo, l’utente medio di GMail asciugasse il bucato al sole, rinunciasse alle TV in alta definizione e lavasse i piatti a mano esclusivamente con acqua fredda.»
Simili risultati erano già emersi da un’inchiesta di Experian e Hunch.com, che mesi fa aveva rivelato come gli utenti Yahoo si concentrino in larghe aree suburbane, con abitazioni più grandi degli appartamenti cittadini di GMail e con un consumo di elettricità al metro quadrato del 12% maggiore rispetto ai cugini su Google.
Un dato non ancora sufficiente per spiegare questo gap, che trova invece risoluzione esaustiva nei caratteri demografici degli intervistati. La gran parte degli utenti Yahoo ha superato la mezza età, ha già formato una famiglia e ha un reddito mediamente elevato. Di conseguenza, più grande è il nucleo famigliare e il reddito, maggiore è il consumo energetico. Gli user di GMail, invece, tendono a essere giovani o giovanissimi appena entrati nel mondo del lavoro, con redditi medio-bassi e abitazioni cittadine in affitto. Meno reddito, perciò, e ovviamente necessità energetiche minori.
Fonte: Tree Hugger


22/06/12

Eco lifestyle: arriva l'aperitivo green che convince gli italiani

ramazzotti aperitivo green
Se l'aperitivo è ormai il momento più in voga nelle città italiane per socializzare, distendere i nervi dopo il lavoro e rilassarsi un po' prima di rientrare a casa, Ramazzotti ha avuto un'idea vincente nel legare a questa abitudine ormai consolidata la nuova tendenza ad uno stile di vita green, che conquista sempre più italiani. 

L'idea maturata dall'azienda italiana è stata quindi quella di offrire una bevanda di qualità, interamente realizzata con ingredienti naturali. Proprio questa attenzione alla salute e all'eco-compatibilità del prodotto, dal packaging agli ingredienti, è emersa come qualità apprezzata dal campione di cittadini compreso nell'indagine svolta da all'agenzia Synovate Italia commissionata da Ramazzotti. 

In questa ricerca sono state coinvolte 600 persone rappresentative del target aperitivo italiano: uomini e donne di età comprese tra i 25-45 anni, 68% uomini, 32% donne, consumatori di aperitivo fuori casa almeno due volte la settimana. Il test ha indagato su due livelli: l'accettazione del posizionamento green - naturale, la coerenza del prodotto al concetto, il gradimento del prodotto e del packaging. Il concept ha dimostrato un alto gradimento e il prodotto Aperitivo Ramazzotti ha riportato inoltre un elevato punteggio in termini di coerenza con tale concept "green". 
L'idea di una bevanda attenta alla natura è infatti percepita come rilevante e originale, e il posizionamento riflette una forte carica di istintività, dando voce alla tendenza attuale, rivolta ad uno stile di vita green, ovvero verso prodotti no-frills, genuini, low impact. Il rispetto dell'ambiente si aggiunge così alle buone ragioni che convincono gli italiani a darsi appuntamento sotto l'ufficio, per gustare in compagnia un buon aperitivo. 

21/06/12

Greenpeace: ecco i gruppi industriali che inquinano di più l’Italia


Greenpeace Italia ha dichiarato da un po’ di tempo guerra ad Enel. L’accusa, la conoscerete tutti, è quella di essere un’assassina del clima, grazie alle emissioni di CO2 che le centrali termoelettriche, soprattutto quelle al carbone, regalano ogni anno al nostro Paese ed all’intero ecosistema globale. Sappiamo anche come la prima società energetica italiana rigetti le accuse e stia valutando l’ipotesi di agire per vie legali contro l’associazione ambientalista.
Insomma è guerra vera, diversamente da quanto avvenuto in altre recenti campagne di Greenpeace dove gli obiettivi hanno fatto molta meno resistenza. Fra gli argomenti forti della propria battaglia, l’associazione ha da poco utilizzato una classifica delle emissioni CO2 dei maggiori gruppi industriali del Paese per il 2011. I risultato vedono, quantitativamente Enel ed in generale il settore energetico fare da padrone. L’altra grande big della classifica sarebbe poi la tanto discussa Ilva (come sorprendersi d’altronde?).
Eppure se proviamo a dare uno sguardo a questa tabella ci sembra che il dato davvero interessante sia un altro. Iniziamo dando uno sguardo al comparto energetico.
reparto combustione
Accanto alle emissioni registrate, la scheda considera anche quali sono quelle “assegnate”. E questo è un riscontro importante. Enel sfora 4,6 milioni di tonnellate la sua quota, a fronte di una produzione totale di 36,8. La Taranto Energia sfora di una quantità di CO2 estremamente vicina a quella della tanto vituperata concorrente, pur all’interno di una quota emissione generale neanche rapportabile. Inoltre, ci sarebbe da apprezzare il comportamento di aziende come EniPower, Edison, EdiPower e Polimeri Europa che in quanto ad emissioni stanno al di sotto delle loro quote assegnate. Di più, nonostante le pessime prestazioni di Enel e Taranto Energia, l’intero comparto energia sfora di appena 5 milioni di tonnellate.
Interessante poi osservare il riferimento agli altri comparti:
altri reparti
Se la raffinazione non vede nessun eccellenza (anzi Eni perde quanto guadagna a livello energetico), gli altri settori sembrano essere virtuosi, regalando addirittura all’Italia una quantità generale di CO2 emessa inferiore, anche se di poco, alle quote assegnate. Persino l’Ilva, quantitativamente uno dei peggiori killer del clima nel Paese, viene di fatto “promosso” da questa classifica.
Tutto ciò suggerisce, pur ringraziando Greenpeace per il lavoro svolto, di tenere un comportamento leggermente critico nei confronti dell’iniziativa. Innanzi tutto, è evidente come non si possa ridurre l’inquinamento atmosferico alla sola produzione di CO2 – nella lotta contro Enel, Greenpeace rischia di far passare in buona luce impianti che riversano veleni anche peggiori dell’anidride carbonica nella nostra aria. Inoltre, a livello energetico ci sembra che manchi un dato essenziale, quello del rapporto energia prodotta/emissioni. In mancanza di esso, qualsiasi classifica ci pare incompleta.
Detto questo, non possiamo esimerci dal far nostro l’appello perché le centrali a carbone in Italia vengano chiuse prima possibile. Ci chiediamo anche, però, se non sia troppo “allegra” la gestione delle quote di emissioni per impianto da parte dello Stato e se non sia il caso di iniziare una battaglia su questo fronte. Così, come c’è da chiedersi se non siano troppo leggere le penalità previste nei casi in cui un’azienda “sfori” le suddette quote.
Forse la potente e spettacolare macchina da guerra mediatica di Greenpeace, il cui lavoro ribadiamo essere sicuramente prezioso, dovrebbe in questo settore cercare di non semplificare una situazione decisamente complessa, come il rapporto produzione industriale / inquinamento. Non è possibile ridurre tutto alle quote di emissioni di un singolo agente inquinante da parte di una singola azienda. Ma la battaglia va forse cominciata a partire dalla gestione politico-istituzionale degli avvenimenti, chiedendo innanzi tutto regole precise e provvedimenti esemplari per chi non le rispetti.
A prescindere da tutto comunque l’epoca del carbone dovrebbe considerarsi conclusa e i gruppi industriali italiani dovrebbero assumere questo fatto ed adeguarvisi.


20/06/12

NUOVO SONDAGGIO

A destra di questo post un nuovo sondaggio! Desiderereste avere un blog in questo stile dedicato all'alimentazione? Avrete tempo fino a lunedì per rispondere! Affrettatevi!

Highgrove: la sontuosa fattoria biologica del principe Carlo d’Inghilterra


Servono circa cinque anni di attesa per visitare come turisti la tenuta di Highgrove, proprietà del principe Carlo d’Inghilterra nella contea del Gloucestershire (a un paio d’ore da Londra).
Cuore del complesso è una grande villa georgiana costruita nel ’700 da un nobile ugonotto e poi acquistata nel 1980 dal principe negli anni in cui era appena iniziata la vita matrimoniale con Lady Diana. La villa è circondata da un giardino di ben 300 ettari, curati dal principe con l’aiuto di un piccolo esercito di giardinieri. A poche miglia si trova una fattoria chiamata Duchy Home Farm, un paradiso della biodiversità: 600 ettari di terreno coltivati a mais, orzo e frumento, oltre che con una cinquantina di varietà di ortaggi biologici. Sui prati pascolano le pregiati bovini Aberdeen Angus, oltre che varie razze di maiali originali inglesi e pecore delle isole Ebridi.
Non solo qui si respira l’aria delle vecchie fattorie inglesi, ma questo è il regno dell’ecosostenibilità e dell’agricoltura biologica: banditi diserbanti e pesticidi chimici, si innaffia solo con acqua piovana filtrata e si concima il terreno con compost derivato dal riciclo degli scarti. Carlo coltiva antiche specie di ortaggi e alberi da frutto della tradizione britannica, alcuni a rischio di estinzione. Anche il paesaggio è stato sempre tutelato negli anni, con il ripristino dell’architettura rurale e dei muretti a secco in pietra locale. Insomma, è il trionfo di una filosofia dell’ambiente di cui il principe del Galles – bisogna ammetterlo – è sempre stato promotore, anche in tempi non sospetti. The prince who talked to plants, lo aveva soprannominato la stampa inglese: “il principe che parla con la verdura”.

19/06/12

Tonno in scatola: MareBlu solo da pesca sostenibile entro il 2016


Fonte Foto: Mareblu.it
A seguito della campagna "Tonno in trappola" promossa negli scorsi mesi da parte diGreenpeace nei confronti delle aziende produttrici di tonno del nostro Paese e successivamente ad accordi intrapresi con Legambiente in vista di un percorso teso alla sostenibilità ed all'impegno ambientale, Mareblu annuncia oggi un importante passo in avanti relativamente ai propri metodi di pesca, che entro il 2016 dovranno prevedere unicamente l'impiego del metodo con canna (Pole&Line) o di reti a circuizione senza uso di sistemi di aggregazione per pesci (FAD).
Secondo Giorgia Monti, responsabile della "Campagna Mare" di Greenpeace, si tratta di un passo avanti molto importante. Mareblu è infatti il primo marchio italiano ad impegnarsi chiaramente nell'eliminare l'uso di reti a circuizione con FAD, un metodo di pesca distruttivo, che non solo cattura numerose specie in pericolo, ma anche esemplari giovani di tonno, aggravando la crisi degli stock. Giorgia Monti aggiunge come sia ora che gli altri leader del mercato italiano del tonno in scatola prendano lo stesso impegno.
Come sottolineato da parte di Adolfo Valsecchi, presidente di Mareblu: "Gli impegni presi oggi sono essenziali non solo per tutelare la risorsa tonno, ma per garantire un futuro alla nostra azienda. Speriamo che i nostri standard vengano adottati presto anche dal resto dell'industria conserviera del tonno". Inoltre, dallo scorso aprile, Mareblu ha instaurato nel nostro Paese una partnership con Legambiente, al fine di rendere maggiormente trasparente il proprio percorso di miglioramento delle performance di rispetto ambientale nella produzione del tonno.
L'accordo tra l'azienda che occupa il terzo posto tra le industrie del tonno italiane e Legambiente si basa sulla proposta da parte dell'associazione ambientalista di compiere regolarmente deicontrolli in merito al proprio percorso di sostenibilità. Il marchio Mareblu sarà inoltre a fianco di Legambiente nel contribuire a sostenere il centro di recupero tartarughe marine di Manfredonia e la manifestazione "Spiagge e Fondali Puliti", una delle più importanti e seguite espressioni di ambientalismo attivo in merito alla difesa del mare e delle coste in Italia.
L'azione di Mareblu non si ferma all'Italia, ma si estende a livello internazionale. Mareblu si è infatti impegnata ad appoggiare la creazione di riserve marine nelle zone d'alto mare del Pacifico, a incrementare nei propri prodotti la quota percentuale di tonnetto striato (unica specie al momento non in crisi), a non utilizzare il tonno obeso (specie vulnerabile secondo l'IUCN), e a offrire maggiore trasparenza ai consumatori, indicando in etichetta oltre al nome della specie, l'area e il metodo di pesca.
Greenpeace tiene a comunicare come Mareblu debba ora concretizzare le proprie promessedi impegno attraverso azioni concrete, che le permettano di rispettate gli accordi intrapresi entro i termini stabiliti. Dopo un anno di forti pressioni da parte di Greenpeace, Mareblu ha comunicato la propria decisione di estendere anche all'Italia gli impegni nel campo della sostenibilità già intrapresi relativamente al mercato inglese, sotto il marchio John West.
Ai consumatori di tonno, ricordiamo infine il galateo del riciclo delle lattine che lo contengono, del loro involucro e dell'olio che si trova al loro interno, al fine di svolgere una corretta raccolta differenziata in merito. Tale decalogo è stato presentato da Mareblu in occasione di "Spiagge e Fondali Puliti 2012", la tre giorni di pulizia delle località balneari promossa da Legambiente:
1. Il cartoncino esterno deve essere gettato insieme alla carta e al cartone
2. L'olio residuo va raccolto in una bottiglia ed eliminato nella più vicina ecostazione
3. Non versare mai l'olio negli scarichi dell'acqua
4. La lattina va tra i rifiuti metallici

18/06/12

Decreto sviluppo: tutte le novità


palazzoChigi
Decreto sviluppo. È stato approvato questa mattina dal Consiglio dei Ministri riunitosi alle 9.30 a Palazzo Chigi. Il provvedimento, volto a creare "crescita sostenibile" e "occupazione di qualità" è stato proposto dal Ministro dello sviluppo economico e contiene un pacchetto di misure urgenti e strutturali.
Sotto il profilo strettamente ambientale, il Decreto sviluppo ha introdotto diverse misure. Dalla deroga per le trivellazioni al bonus per le ristrutturazioni. Anche il Sistri è stato discusso all'interno del Consiglio dei Ministri, anche se era già stata annunciata dallo stesso Ministro Passera la sua sospensione. Ma ecco nel dettaglio quali sono i principali punti del decreto sviluppo.

1. Deroga per le trivellazioni

All'interno del documento è stato predisposto un fondo per le attività di salvaguardia del mare e di sicurezza delle operazioni offshore, finanziato attraverso l'aumento delle royalties per le estrazioni in mare (dal 7 al 10 per cento per gas e dal 4 al 7 per cento per petrolio). Si è inoltre stabilita una fascia di rispetto unica, per petrolio e per gas, che ha alzato la soglia dalle attuali 5 miglia alle 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette, riferita a tutte le nuova attività di prospezione, ricerca e coltivazione. Tuttavia, le bozze circolate prevedono però che il limite possa essere "ridotto, sino a non meno di 7 miglia, per le attività individuate d'intesa fra i ministri di Sviluppo economico e Ambiente".

2. Sistri rinviato a dicembre 2013

Ormai mancava solo l'ufficialità. Il Sistema di tracciabilità dei rifiuti è stato sospeso col la motivazione di "consentire i necessari accertamenti sul funzionamento". Il periodo di stop si protrarrà per un massimo di 12 mesi.

3. Sostegno agli indigenti

Il nuovo dl ha istituito un fondo per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti, attraverso le organizzazioni caritatevoli.

4. Sviluppo di occupazione giovanile nella green economy

Il nuovo decreto, come anticipato nei giorni scorsi, guarda all'occupazione giovanile nei cosiddettigreen jobs. Per farlo ha esteso il finanziamento agevolato previsto dal fondo Kyoto, su cui sono disponibili 470 milioni di euro, a soggetti pubblici e privati che operano in ulteriori 4 settori della Green Economy: protezione del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico e sismico, ricerca e sviluppo e produzioni di biocarburanti di seconda e terza generazione, ricerca e sviluppo e produzioni e installazione di tecnologie nel solare termico, solare a concertazione, solare termo-dinamico, solare fotovoltaico, biomasse, biogas e geotermia, incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia nei settori civile e terziario (incluso social housing). Il finanziamento ai progetti di investimento è vincolato alla creazione di nuova occupazione giovanile a tempo indeterminato.

5. Bonus ristrutturazioni

Spazio anche agli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici. Dal 1° gennaio al 30 giugno 2013 potrà benenficiare della detrazione di imposta del 50 per cento chi effettuerà interventi di riqualificazione energetica. Inoltre viene confermata ed estesa la disciplina degli incentivi fiscali per le spese di ristrutturazione edilizia. L’agevolazione favorisce gli interventi edilizi ordinari.
Su quest'ultimo punto si è espresso il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, che ha detto: "Il Governo ha fatto bene a inserire nel decreto sviluppo la riqualificazione urbana come volano per il rilancio economico e del settore edilizio in crisi. Peccato, però, che le norme previste nel provvedimento rischino di fermare proprio quella innovazione indispensabile per la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza dello stesso patrimonio edilizio. Dispiace segnalare che neanche il terremoto in Emilia o l’accordo raggiunto oggi al Parlamento europeo sulla nuova Direttiva per l’efficienza energetica abbiano portato a un cambiamento nel modo di affrontare le priorità per il rilancio dell'edilizia nel nostro Paese".
Due i punti critici rilevati dagli ambientalisti: innanzitutto il fatto di mettere sullo stesso piano interventi innovativi e non "con uguali incentivi sia per quelli che producono risparmio e benessere che per quelli che sprecano energia e usano materiali vecchi, insicuri e inquinanti". In secondo luogo, Legambiente lamenta l'assenza di obiettivi nella riqualificazione urbana: "È giusto proporre una regia nazionale per gli interventi e prevedere risorse per le aree più degradate – ha conclusoCogliati Dezza -, ma è assurdo che non vi sia alcun obiettivo di innovazione o di qualità e trasparenza, quando questi cantieri possono e devono far diventare protagonista l'edilizia a consumi zero e soluzioni architettoniche e urbane scelte attraverso concorsi in maniera trasparente".
Per questo, Legambiente chiede a governo e parlamento di "non fermare la strada dell'innovazione e di aiutare così le famiglie e la creazione di lavoro".

17/06/12

COIN & WWF Uniti per il Mediterraneo


























Nell’anno del mancato “Countdown blu” per la tutela delle aree marine, una scadenza internazionale talmente in "alto mare" da essere posticipata al 2020, Coin risponde all’appello del WWF per la tutela delle nostre coste e dei nostri mari.      

Dal 10 maggio è stata lanciata la campagna di sensibilizzazione per il Mediterraneo “A sea of love, a sea of life” per aiutare il WWF in uno degli ambiziosi obiettivi scelti per la Festa Oasi WWF 2012: creare l’Oasi di Scivu ad Arbus in Sardegna.
In tutti gli store Coin sono disponibili un braccialetto e una T-Shirt (limited edition) in cotone organico disponibili per lei (“A sea of love a sea of life”) e per lui (“Saving Environment Action”) con lo slogan della campagna. Il ricavato sarà interamente devoluto al WWF per sostenere la nascita della nuova Oasi di Scivu ad Arbus.


Inoltre, per sostenere questo progetto, Coin dedicherà al WWF le vetrine dei negozi di tutta Italia.

Hanno prestato il loro volto per questa iniziativa il campione di nuoto Massimiliano Rosolino e il conduttore Francesco Facchinetti.

Il Progetto Oasi di Scivu
Il Progetto Oasi di Scivu ha come obiettivo la realizzazione di un’Oasi nel territorio di Scivu, ad Arbus (provincia del Medio Campidano), uno dei tratti più interessanti del litorale sardo e mediterraneo.  Grazie alla disponibilità di una delle famiglie proprietarie dell’area che ha permesso di lanciare il progetto di Oasi, il WWF intende contribuire concretamente alla tutela del territorio, oggi interessato da vari fattori di degrado e disturbo, quali il passaggio fuoripista e sulle dune dei mezzi fuoristrada; il taglio della vegetazione e in particolare degli esemplari anche vetusti di ginepro; i rifiuti sparsi e la caccia. Inoltre, con l’Oasi, il WWF vuole far vivere in maniera ecocompatibile l’area, promuovendo iniziative di educazione e sensibilizzazione e attività e servizi di fruizione sostenibili.
L’area è parte del complesso dunale denominato Scivu-Piscinas, considerato l’unico deserto costiero di tutta l’Europa. Tutta l’area è compresa all’interno del Parco Geominerario storico ambientale della Sardegna.Tra le dune di Scivu è possibile incontrare il cervo sardo, una specie salvata dall’estinzione quasi trent’anni fa grazie alla creazione dell’Oasi WWF di Monte Arcosu, nell’entroterra dell’isola, che a Scivu vede uno dei nuclei storici più vitali. Aiuta le Oasi >>

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Scatti dall’Oasi



16/06/12

Mobili da pomodori, jeans e automobili

Springtime Re:composed


Cambiare l’arredamento di casa non è mai stato così ecologico e trendy. Non c’è più bisogno di tagliare quintali di alberi per costruire un armadio di pregiatissimo design: oggi anche i mobili si riciclano e nascono dai prodotti più impensabili, come gli scarti di pomodoro, i jeans o l’automobile.
È l’idea innovativa di Springtime, società di Amsterdam, con la sua speciale linea Re:composedmobili creati a partire da ciò che altri considerano immondizia. Così un tavolo può nascere da un’automobile destinata alla demolizione, un vassoio da una pianta da frutto rifiutata dagli agricoltori perché poco produttiva e una poltrona da un paio di jeans.
Non si tratta di un semplice processo di riciclo, ad esempio utilizzando un abito per farne stoffa per ricoprire pezzi d’arredamento, bensì di un procedimento a metà tra il compostaggio e l’ingegneria industriale per combinare schiume, sabbia, metalli e stoffa così da creare nuovi e inediti materiali.
Dalle automobili si traggono le parti in latta e alluminio, dal settore tessile materiali grezzi come il jeans e, infine, dall’agricoltura si prendono in prestito tutti quei prodotti non più idonei per generare frutti, come le piante ormai diventate vecchie e sradicate per far spazio a coltivazioni più giovani. Opportunamente trattati con una speciale bioresina, questi scarti diventano un materiale particolarmente solido ma altrettanto malleabile, destinato a durare intatto per moltissimi anni.
Non è però tutto. Uno dei limiti più grandi dell’arredamento ecologico è spesso stato un design meno curato rispetto ai concorrenti classici, sia perché si utilizzano materiali grezzi e sia perché i processi di verniciatura vengono ridotti al minimo, perché altamente inquinanti. Spesso si ha quindi la sensazione del “non finito”, del povero. Le proposte di Springtime superano anche questo ostacolo: i mobili ecologici sono finemente curati in ogni dettaglio, bellissimi da vedere, altamente in linea con i cataloghi dei big del settore. Il tutto, però, senza danneggiare l’ambiente.
Fonte: TreeHugger
 

15/06/12

Sostenibilità in campo, dal benessere bio alla mensa a Km zero


Prendersi cura di sé senza compromettere la salute del pianeta: Aboca coglie nel segno quando fa del rispetto ambientale il proprio core business, dall’utilizzo di piante biologiche per i propri prodotti alla mensa aziendale fornita da agricoltori locali.


Se l’attenzione all’ambiente è ormai un must per la maggior parte delle attività imprenditoriali impegnate nel mostrare al consumatore la propria sostenibilità, nel panorama italiano c’è anche chi ha fatto del rispetto dell’ambiente il suo core business, iniziando il percorso virtuoso in tempi non sospetti. Ne è un esempio Aboca, nata più di trent’anni fa con l’intenzione di applicare alla tradizione e all'uso delle piante medicinali a scopi salutistici la ricerca e la tecnologia dell'industria moderna, nel rispetto della natura.
Il suo fondatore e attuale presidente, Valentino Mercati, ha infatti saputo realizzare una realtà imprenditoriale di successo a partire dall’ambiente naturale e dalle sue interazioni, ponendo le basi per una cultura basata sulla convinzione che la salute dell’uomo non può prescindere dal rispetto e dalla conservazione delle risorse naturali, condicio sine qua nonper la stessa sopravvivenza della specie umana.
Ecco quindi le basi che hanno portato alla realizzazione di prodotti derivanti da agricoltura biologica e confezionati attraverso materiali facilmente recuperabili come vetro e cartone. Non manca nella gestione aziendale una forte attenzione ai dipendenti e all’eco-compatibilità degli uffici che, oltre alla filiera produttiva, sono spesso responsabili di una buona fetta di sprechi e consumi.
Anche in questo campo Aboca si dimostra a favore di ambiente: negli ultimi anni sono state realizzate iniziative che promuovono stili di vita aziendali a basso impatto ambientale e di rispetto della natura, per esempio promuovendo l’utilizzo di bottiglie di vetro con vuoti a rendere, anziché in plastica; suggerendo il car pooling e l’utilizzo di auto aziendali a metano; privilegiando nella mensa aziendale prodotti alimentari di fornitori locali certificati, favorendo così il chilometro zero; organizzando, infine, lo spegnimento automatico delle stampanti dopo gli orari di lavoro.