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20/01/12

Glass Plus: dal vetro delle 'vecchie' tv nascono piastrelle di ceramica,


glassplusUn rivoluzionario progetto di trasformazione che fa del vetro ricavato dal riciclo di vecchie TV a tubo catodico nuove piastrelle di ‘gres porcellanato’, materiale conforme ai requisiti LEED (Leadership in Energy and Environmental Design). Si tratta del progetto “Glass Plus” un iniziativa di riciclo e recupero di materiali di scarto promossa dalConsorzio ReMedia,  che si occupa a livello nazionale della gestione dei rifiuti raee.
Glass Plus, attraverso un processo incentrato sulla sostenibilità e sul rispetto per l’ambiente, si occupa di realizzare piastrelle di ceramica in gres porcellanato, contenenti all’interno del proprio impasto il 20% di vetro CRT (la parte dello schermo), derivante dallo smaltimento dei vecchi TV. Si tratta di un prodotto davvero innovativo che, grazie al suo elevato contenuto di materiale riciclato post-consumer, permette al progettista di accedere ai crediti LEED, lo standard USA dell’edilizia sostenibile che si sta estendendo in tutto il mondo.
Il progetto è entrato ufficialmente in ottobre 2010 nella sua fase operativa e prevede un orizzonte di sviluppo triennale grazie all'inserimento in Eco-innovation, un programma europeo parte del Entrepreneurship and Innovation Programme (EIP), teso ad implementare le linee guida del Environmental Technologies Action Plan. Tramite il Programma Europeo per la Competitività e l'Innovazione (CIP), Eco Innovation fornisce azioni di supporto a soggetti pubblici e privati degli stati membri della EU, indirizzate alla prima applicazione commerciale ed il successivo sfruttamento commerciale dei migliori prodotti e servizi eco-innovativi in Europa. Eco-innovation sostiene piani di innovazione eco-compatibile di rilevanza europea, ovvero relativi alla definizione, produzione, adozione di progetti relativi a prodotti, servizi o tecnologie eco-innovative sull'intero ciclo di vita, con lo scopo di evitare o ridurre sostanzialmente gli impatti ambientali in termini di rischio ambientale, inquinamento, utilizzo delle risorse materiali e dell'energia.
ReMedia prevede, per il 2012, una raccolta di 75.000 tonnellate di TV e monitor attraverso cui si potrebbero rivestire 83.000 appartamenti con le piastrelle di ceramica “Glass Plus”. “Il boom dei TV LCD e plasma sta segnando il declino del mercato dei televisori con tecnologia CRT” – ha dichiarato in una nota Danilo Bonato, direttore generale di ReMedia. “Se l’intero quantitativo venisse utilizzato nel progetto – continua Bonato - avremmo un risparmio del 20% di materie prime rispetto all’utilizzo di piastrelle tradizionali e una riduzione delle emissioni di CO2, nelle fasi di estrazione e trasporto delle materie prime, pari all’81%”.  Inoltre, il trattamento corretto del vetro dei tubi catodici delle TV, porterebbe anche ad una riduzione significativa delle polveri inquinanti in atmosfera e alla parziale sostituzione delle materie prime utilizzate tradizionalmente nel settore edilizio. “Glass Plus nasce come risposta concreta all’esigenza di smaltimento del crescente quantitativo di vetro CRT” – conclude Bonato. “Gli obiettivi che ci poniamo sono, da un lato, garantire un mercato in crescita e capace di assorbire grosse quantità di vetro CRT e, dall’altro, creare valore all’industria del riciclo dei RAEE, riutilizzando una risorsa e scongiurando il rischio della discarica”.  
Otre a ReMedia, anche Asekol (Sistema Collettivo della Repubblica Ceca), Meta (leader nelle forniture di impasti cercatici atomizzati per l’industria della ceramica), Refin (azienda produttrice di piastrelle in ceramica e gres porcellanato e parte del gruppo Concorde), Relight e Vallone (impianti di trattamento con sede rispettivamente nelle province di Milano e Roma, specializzati nel trattamento di TV e monitor – raggruppamento R3) sono partner del progetto.

Solidarietà a Goel, per un futuro libero dalle mafie:


Siamo vicini al Consorzio Sociale Goel dopo il vile attacco subito nei giorni scorsi nel loro laboratorio sociale per l'inserimento lavorativo dei rifugiati a Caulonia
Solidarietà a Goel, per un futuro libero dalle mafie
E' di questi giorni la notizia che il Consorzio Goel, da anni impegnato nella lotta alla n'drangheta in Calabria e nostro partner nella linea Solidale Italiano Altromercato, ha subito l'ennesimo tentativo di intimidazione: un ordigno è stato fatto esplodere a Caulonia davanti all'ingresso del laboratorio sociale appartenente all'organizzazione. 
Tutto il Consorzio Altromercato esprime vicinanza e solidarietà a Goel e rinnova quindi l'impegno a sostenerne al meglio le attività, rinforzare e intensificare la collaborazione, riconoscendo il ruolo che sta positivamente svolgendo ormai da diversi anni. 
La collaborazione tra Altromercato e Goel per la diffusione di prodotti derivanti da una economia di giustizia e riscatto nei territori confiscati alla criminalità nella Locride , sta dando ottimi risultati. Arance, clementine e tra poco anche olio tipico locale Solidale Italiano Altromercato-Goel sono stati apprezzati da tantissime persone attente ad un consumo responsabile anche duranti le recenti festività. Siamo certi che anche attraverso la presenza di questi prodotti nelle Botteghe Altromercato si possadiffondere la cultura della legalità nel nostro paese.
Goel

Plastica: il riciclo vale 700 milioni di euro


Il 61% ritorna materia prima, il 39% di “misto” diventa combustibile per cementifici e impianti energetici

(Reuters)(Reuters)
MILANO - Ogni giorno 4 mila balle di plastica, cubi di un metro e mezzo per un metro e mezzo, per un totale di mille tonnellate quotidiane, vengono assemblate dopo un complesso procedimento di selezione che smista grazie a laser, nastri trasportatori, getti d’aria, cernita manuale, un tipo di plastica dall’altro, tra tutti i flaconi, le bottiglie, i sacchetti, i barattoli che in Italia vengono buttati nella raccolta differenziata. Ma cosa succede alle bottiglie d’acqua minerale, ai vasetti di yogurt e ai contenitori per le uova che buttiamo?
SELEZIONE - Nel 2011 la raccolta di plastica ha raggiunto le 650 mila tonnellate (dato Corepla, Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero di rifiuti di imballaggi in plastica). Di questa montagna di contenitori arrivati dalla raccolta differenziata urbana ai 37 impianti di selezione, una parte va al riciclo e ciò che non può essere riciclato è recuperato grazie al potere energetico della plastica: circa 200 mila tonnellate sono trasformate in combustibili alternativi alle fonti fossili. Spiega il presidente di Corepla, Giuseppe Rossi: «Nella fase di separazione il 61% viene avviato al riciclo, e poi trasformato in materia prima, mentre il 39%, quello che chiamiamo “misto”, diventa combustibile destinato soprattutto ai cementifici e agli impianti per la produzione di energia. Il trattamento di selezione è molto complesso, più che per ogni altro materiale, perché in effetti la plastica non esiste: esistono le plastiche», prosegue Rossi. «A differenza di altri prodotti, come ad esempio il vetro, che è composto di silicati e che sia verde, bianco oppure blu, messo in forno si scioglie ed è pronto per essere riciclato, la plastica è composta di carbonio e idrogeno. Inoltre, ogni plastica ha la sua formula, che va scomposta: ed è proprio la formula che rende ogni plastica differente e garantisce diverse caratteristiche».
LE PLASTICHE - Polietilene tereftalato (PET o PETE), polietilene ad alta densità (HDPE), polietilene a bassa densità (LDPE), polipropilene (PP), polivinilcloruro (PVC), polimetilmetacrilato e policarbonato (altri), polistirene (PS): dietro a questi nomi e a queste sigle ci sono le formule che rendono flessibile, rigida, soffice, e sempre riciclabile la materia plastica. «Il 99 per cento della plastica è petrolio, l’1 per cento sono pigmenti per la colorazione. Ma solo il 4% del consumo mondiale di petrolio è destinato alla produzione di materie plastiche», spiega ancora Rossi. «Tutta la plastica che buttiamo nei cassonetti torna a vivere sotto altre forme: le bottiglie in PET possono diventare tessuto, fodere per abiti o pile, mentre il polipropilene, il famoso Moplen, può trasformarsi in reti da pesca, in cavi, funi. E i flaconi dei detersivi, che sono in polietilene ad alta densità, sono riconvertiti in tubazioni per le fognature o isolanti per l’edilizia. Oppure tornano a essere flaconi. La plastica è per sua stessa natura una risorsa: se raccolta e riciclata correttamente restituisce tutto il potere del petrolio».
TRATTAMENTI - Prima di arrivare al riciclo, e trasformarsi in scaglie (nel caso del PET) oppure in granuli (per l’HDPE), la nostra bottiglia e il nostro vasetto di yogurt subiscono trattamenti degni di Guerre stellari. Un cilindro rotante seleziona il contenuto dei cassonetti, smistando sacchetti e materiale volatile da bottiglie e flaconi. Dopo questa prima separazione, raggi infrarossi dividono le plastiche per polimero individuando le bottiglie in PET, e colpendole con getti d’aria le spediscono su un nastro a loro dedicato, dove vengono successivamente selezionate per colore, mentre vengono fatti scivolare sul nastro inferiore i contenitori in HDPE. Una selezione manuale garantisce che i materiali raccolti in ogni balla siano omogenei: tutto PET trasparente oppure tutto HDPE.
ALL'ASTA - Ogni mese, attraverso un’asta telematica, la plastica così suddivisa, viene acquistata dai riciclatori e avviata alla seconda fase della lavorazione. Ogni balla viene smontata, mandata al prelavaggio in un mulino che elimina ogni impurità (etichette comprese), poi un detector individua eventuali parti metalliche e le elimina. Tritata in scaglie, sciacquata, centrifugata, essiccata, viene nuovamente tritata in scaglie più fini. Il polietilene anziché in scaglie, prende la forma prima di spaghetto, poi di piccole lenticchie. Queste scaglie e granuli, ricavati dai 10 chili di rifiuti in plastica che ognuno di noi produce ogni anno, tornano ad avere valore: oggi il settore del riciclo delle materie plastiche conta in Italia circa 300 imprese per 2 mila addetti e un fatturato di 700 milioni di euro. Ma l’aspetto economico è una parte del riciclo: il Corepla, che ha versato più di 150 milioni di euro ai Comuni, ha consentito il risparmio di 3.164.000 tonnellate di CO2. Come? Gli imballaggi raccolti occupano 19,5 milioni di metri cubi (21 volte il volume del Colosseo), spazio che è stato evitato in discarica e ha fornito nuova materia prima.

Quando vanno consumati gli alimenti: tutto sulla data di scadenza



Trovare un compromesso tra l’utilizzo di cibo scaduto e, di contro, buttarlo in anticipo rispetto alla scadenza, non è cosa facile. Specie se la scelta riguarda i nostri figli o le persone molto anziane, che non sono attente alle date e alle indicazioni sulle confezioni.
Di seguito cerchiamo di darvi qualche consiglio sull’utilizzo di cibo in relazione alla sua data di scadenza, poiché in molti casi, gli alimenti possono essere consumati anche molto in là nel tempo. Mentre in altri, devono essereconsumati prima della scadenza.
Bisogna comunque premettere che le indicazioni sono valide solo se la catena del freddo viene rispettata correttamente. Per quanto riguarda gli alimenti conservati fuori dal frigo ed i surgelati, le etichette riportano il termine minimo di conservazione che in genere è variabile dai 3-6 mesi fino oltre ai 2 anni. Successivamente, è ancora possibile consumare l’alimento, che però perderà in aroma e sapore.
Alimenti senza data di scadenza (“freschi”)
La carne lavorata a fettine sottili, gli hamburger, la carne tritata, il carpaccio, vanno consumate entro 24 ore dal confezionamento. Si può già notare che incominciano a diventare scuri dopo appena 12 ore anche se conservati in frigo.
La carne fresca, i tagli grossi e le parti intere invece possono durare nel comparto basso del frigo anche per 5-6 giorni. La carne confezionata in atmosfera protetta infine può conservarsi fino a 7-10 giorni.
Alimenti con data di scadenza
Le insalata già pulite e tagliate in busta hanno  un tempo di conservazione di 5-7 giorni se sono in frigorifero. Ma è comunque meglio consumarle entro uno o due giorni dall’acquisto.
Il latte fresco ha una data di scadenza ma può durare fino a 7 giorni e si può consumare anche 1-2 giorni dopo. Lo yogurt e panna fresca possono essere utilizzati fino a 30 giorni e si possono consumare anche 6 giorni dopo, purché non rivelino evidenti segni di cagliatura.
Infine le uova hanno un tempo di conservazionone medio di 28 giorni ma se conservat in frigorifero possono essere anche utilizzate 2-3 giorni dopo, purché cotte.
Alimenti “da consumarsi preferibilmente entro il”
Tutti quegli alimenti in scatola che recano la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” in realtà esibiscono una data come forma di avvertimento. Infatti le loro proprietà organolettiche diminusicono dopo la data fatidica ma consumarli dopo un paio di mesi, certamente non ne altera sapore, colore e composizione. Quindi, cibi comesucchi di frutta (1 anno ma meglio non superare i 6 mesi), olio extravergine (12-18 mesi e al massimo 1 anno),caffé (16-24 mesi e massimo 1 anno), pasta di semola (24 mesi arrivando anche a 1-2 mesi dopo), conserve in scatola (2-3 anni ma anche 1-2 mesi dopo) e pesce surgelato (12 mesi ma anche 1-2 mesi dopo), non subiranno sostanziali alterazioni nel lungo periodo di conservazione perché sono già trattati per resistere al tempo econservarsi senza deperire, a scapito – certo – del sapore e del contenuto vitaminico che invece è molto più alto e disponibile nell’alimento fresco!
Come si evince, la differenza tra una data di scadenza precisa e una “consigliata” sta nel fatto che nel primo caso il prodotto può essere consumato anche qualche giorno dopo, mentre nel secondo, anche se in alcuni casi è meglio consumarlo prima della scadenza suggerita, in linea di massima si può aspettare ancora un paio di mesi.
Dunque, occhio alle scadenze, sperando di avervi dato una giusta mano.