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01/03/12

La vera storia del piumino d’oca:


Di fronte alle temperature rigide dell’inverno è inevitabile correre ai ripari attraverso un abbigliamento che ci tenga caldo. Abbiamo già parlato di come è possibile vestirsi privilegiando capi cruelty free ma in particolare, in questo articolo, vogliamo svelare a tutti la tragica sorte che tocca alle oche per fornire il loro soffice piumino.

L’imbottitura di piumini e trapunte nasconde una triste realtà: quella delle oche spennate vive e senza anestesia spesso a soli 2 mesi di vita, proprio nel periodo di massima morbidezza del piumaggio. Dopo l’operazione, che è molto dolorosa, le oche sono terrorizzate e disorientate e si affollano in un angolo. Spesso allo spiumaggio è associata la morte, dovuta al dolore o per problemi secondari legati alle termoregolazione, funzione assolta proprio dal folto piumaggio. E come se non bastasse è ripetuta anche 6 volte in un anno prima di uccidere gli animali.

Questa pratica crudele è vietata in tutti i paesi della comunità europea e negli USA ma in realtà molti produttori, soprattutto nell’est europeo (Ungheria e Polonia) e in Cina, la praticano ancora perché altamente redditizia. In particolare si spiumano animali vivi perché ogni oca può subire nel corso della sua vita tre spiumaggi contro l’unico ammissibile su di un animale morto.

Nell’ottobre del 1991 la trasmissione svizzera “Kassensturz” ha evidenziato i maltrattamenti sulle oche ma solo dopo diversi anni l’associazione dei fabbricanti di piumini è riuscita a bloccare lo spiumaggio di animali vivi.  Oggi il piumino e le piume di qualità hanno un’etichetta cruelty-free down, ossia un certificato specifico – emesso dalla International Down and Feather Testing Laboratory (IDFL) e dalla European Down and Feather Association -che ne indica l’origine da animali morti oppure raccolte a terra durante il periodo della “muta”, cioè il cambio naturale delle piume.

Un’altra denuncia riguardo a questa operazione inumana è stata fatta dalla trasmissione svedese Kalla Fakta nel febbraio 2012 e, in effetti, IKEA aveva fatto un suo controllo presso i fornitori cinesi e scoperto che il 50%-80% dei suoi piumini arrivava da animali spiumati vivi. Di conseguenza ha cancellato diversi ordini e avviato una procedura di controllo e verifica che le piumette fossero da animali morti.

A ben pensarci, si tratta di una sofferenza inutile se si considera che può essere egregiamente sostituito da materiali sintetici come ovatta di poliestere, altrettanto calda e soffice.

Insomma, ancora una volta vale la regola del ‘consumo critico’: per chi non se la sente di essere complice di questo metodo crudele, come acquirente ha il grande potere della scelta etica.
Vedi anche: TUTTO SUL FOIE GRAS!

Tracciare i rifiuti? In Emilia-Romagna ci provano con i RAEE:


È partito dall’Emilia-Romagna il progetto europeo RAEE ideato per favorire la tracciabilità dei ‘tecno-rifiuti’ nei paesi membri. Un passo in più nell’ambito della raccolta differenziata che dovrebbe consentire di identificare i cittadini più virtuosi, premiarli con sconti e agevolazioni sulle tariffe di igiene ambientale e determinare le abitudini dei consumatori.

Il progetto pilota – denominato Identis Weee (Identification DEterminatioN Traceability Integrated System for Weee) -  è stato così accolto dal Gruppo Hera, attivo nella gestione dei servizi energetici, ambientali e idrici in tutto il territorio emiliano-romagnolo. Bologna, Ravenna, Castenaso e Lugo di Romagna sono i primi centri che vedranno l’introduzione di cassonetti ‘intelligenti’ e stazioni ecologiche self-service che dovrebbero consentire un significativo incremento della raccolta di rifiuti elettrici ed elettronici e favorire il recupero di metalli preziosi.



Il progetto – che partirà subito dopo l’estate 2012 – punta a portare a 11 kg annui il totale di RAEE per ogni abitante, ma un altro obiettivo è tracciare i rifiuti dal conferimento fino al recupero e al trattamento finale. L’investimento, supportato dal fondo europeo, sarà di 3,5 milioni di euro e verrà sperimentato anche in Spagna  e Romania.

I RAEE, rifiuti speciali pericolosi se mal smaltiti, devono seguire un percorso di raccolta specifico e ben controllato per evitare la dispersione nell’ambiente di sostanze inquinanti e consentire il recupero di materie importanti come plastica, vetro, ferro, alluminio e metalli preziosi.

I vantaggi in termini energetici, economici e ambientali derivanti dall’adozione di tali pratiche sono enormi e l’Italia, fanalino di coda in Europa per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti elettronici (vedasi a questo proposito uno studio Eurisko, che fotografa la nostra ignoranza in materia), non può certo rimanere a guardare.

In Scozia, un rifugio ricavato da un container dal tetto-giardino:


Può un semplice container trasformarsi in un alloggio accogliente? La risposta è affermativa. Non solo: il container può diventare addirittura un luogo di raccoglimento, di ispirazione e di creazione artistica. È quello che si evince dando un’occhiata al complesso dei Cove Park Shipping Containers, una serie di residenze per artisti realizzate nella natura incontaminata della Scozia.
Cove Park è un centro internazionale per l’arte e i mestieri creativi, che si estende su un territorio di varie decine di ettari nella penisola di Rosneath, sulla costa occidentale della Scozia. L’obiettivo del centro è di fornire uno spazio di confronto e un fertile luogo di lavoro ad artisti di tutto il mondo, tramite soggiorni che possono durare da una settimana a sei mesi.
Altre case verdi di cui vale la pena parlare:
Casa Leon scompare tra le montagne del paesaggio grazie al suo tetto verde
Green Box, la casa verde di Luis de Garrido
Le residenze degli artisti sono state progettate dallo studio di architettura Urban Space Management, che ha pensato di utilizzare un materiale di recupero, il container appunto: dall’assemblaggio di diversi container nascono le unità abitative di Cove Park. Il tetto dei container è stato coperto da un manto erboso per meglio inserire l’opera nella vegetazione del parco, una parete è stata sostituita da ampie vetrate scorrevoli e sulle altre pareti si aprono degli oblò che aumentano l’illuminazione naturale all’interno.

Le “suite” sono arredate con eleganza e sobrietà, e ogni dettaglio contribuisce a produrre un’atmosfera ideale per la creazione artistica, rispettando al tempo stesso il paesaggio e l’ambiente circostante. Sembra infatti non esista quasi soluzione di continuità tra case-container e paesaggio stesso.
Alcune belle immagini di Cove Park
Un vantaggio in più della casa-container? La rapidità di costruzione: i primi sei container di Cove Park sono stati montati in soli tre giorni!

So Plastic: come creare eco-gioielli dalla plastica delle cannucce,


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Riciclare le cannucce per creare splendidi eco-gioielli. E’ grazie ad un idea di Federica Fornariche alcuni degli oggetti maggiormente rappresentativi dell’odierna cultura usa-e-getta si sono trasformati nelle materie prime più adatte per creare monili ed accessori eco-fashion, basati sul concetto dell’importanza del riciclo e del riuso, in grado davvero di entrare a fare parte prepotentemente dello stile di vita di chi non rinuncia ad essere alla moda.
L’idea creativa di Federica, designer romana, come ci ha spiegato, è nata per caso circa un anno fa, come spesso accade per i migliori lampi di genio. La nostra artista ha così iniziato a raccogliere, ritagliare, sovrapporre ed assemblare cannucce per creare dei piccoli gioielli, fino ad ottenere dei risultati sempre migliori e sempre più apprezzati. Per creare i propri monili, la giovanissima designer si avvale inoltre di piccole parti in metallo, necessari per sorreggere le loro coloratissime ed accattivanti strutture.
Le collezioni dell’artista, che prendono il nome di So Plastic, si compongono di collane, orecchini, anelli e bracciali, che è possibile abbinare tra loro per creare delle vere e proprie parure formate da gioielli ecosostenibili dall’aspetto allegro e divertente e che ricordano immediatamente la stagione estiva.
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Il loro impatto visivo di sicuro effetto li rende adatti a donne e ragazze che preferiscono non uniformarsi ai trend più comuni, scegliendo accessorinon convenzionali.
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La collezione di gioielli è nata dalla volontà da parte della designer di decontestualizzare un oggetto di uso comune e piuttosto banale come la cannuccia, il cui utilizzo ha una durata normalmente non superiore a pochi minuti. Le cannucce ritrovano così una nuova vita in eco-bijoux che ora è possibile acquistare online, a prezzi accessibili, tramite Etsy e Blomming.
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Alle creazioni di Federica sono inoltre state dedicate una pagina Facebook ed un Blog, che è possibile visitare per poter dare un’occhiata alle immagini che le ritraggono.

Bioplastica dalla frutta e verdura, finalmente ci siamo!


Tutto, ma proprio tutto quello che la natura crea può essere riutilizzato in maniera intelligente, utile ed ecologica. Da oggi anche gli scarti vegetali di ortaggi e verdura possono essere riciclati per produrre sacchetti in ecoplastica.
A rivelarlo è lo studio condotto dal CNR che è riuscito a produrre una sportina ecologica addirittura dalle bucce di pomodoro.
L’importanza di questo risultato consiste nell’aver introdotto nuovi materiali di scarto industriale nel contesto produttivo delle bioplastiche come, appunto, le bucce dei pomodori altrimenti destinate al macero. 
Lo studio mette dimostra che lo stesso processo utilizzato per i polisaccaridi di origine vegetali (mais e patate) può essere applicato non solo ai residui di origine vegetale, ma anche agli scarti animali come quelli derivanti dallalavorazione dei crostacei e dalla lana di pecora non destinata ai filati.
Combinati con polimeri vegetali come quelli ottenuti dalle bucce di pomodoro, questi rifiuti possono dare vita a bioplastiche molto più robuste di quelle attuali e completamente biodegradabili.
La parola ora passa alle aziende, che dovranno recepire queste importanti novità e applicarle ai  processi industriali su larga scala.