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01/11/11

L'impatto di un jeans-vintage:


sabbiaturaIn questi ultimi mesi abbiamo spesso sentito parlare dellasabbiatura, il processo attraverso il quale si ottengono jeans scoloriti, dall’aspetto “vissuto” tanto di moda negli ultimi anni. A destare preoccupazione sono in particolare rischi che il procedimento utilizzato per ottenere quei jeans effetto vintage può avere sulla salute dei lavoratori e dell'ambiente. Ma che cose ne pensano le case di moda? Sono consapevoli dei pericoli a cui sottopongono i lavoratori per seguire le tendenze del mercato? Cerchiamo di capirlo insieme.
La sabbiatura è un procedimento attraverso il quale la sabbia ad alta pressione, grazie al suo potere abrasivo, sbianca il cotone e cambia la consistenza del tessuto. Ma la sabbia contiene naturalmente silicio, che in pochi mesi può portare a una malattia dalle conseguenze letali: la silicosi.  Ma non finisce qui. Nonostante i rischi per la salute umana - già dimostrati nel settore edile e delle costruzioni, dove le sabbie sono abitualmente utilizzate - una direttiva Ue autorizza la sabbiatura a patto che il materiale abrasivo contenga meno dell’1% di silicio. Analoghe disposizioni si ritrovano negli Usa, dove il limite scende allo 0,5%. Peccato che nei Paesi dove la produzione dei nostri abiti si è ormai spostata in massa (come per esempio Turchia, Nord Africa, Cina) non vi sia alcun controllo: la quantità di silicio può raggiungere anche l’80% e incrementare di molto l’impatto sui lavoratori. Si tratta di un quadro ben poco rassicurante, che ha messo in cattiva luce importanti aziende del settore moda.

La campagna Clean Clothes, ovvero Abiti Puliti, che si è avviata già qualche mese fa, ha ottenuto un’ampia risonanza e ha contribuito a diffondere una maggiore consapevolezza sui rischi della lavorazione. Per questo motivo molte maison della moda sono state costrette a rivedere le loro politiche aziendali in relazione alla sabbiatura. Armani, Benetton, Bestseller, Burberry, C&A, Carrera Jeans, Charles Vögele, Esprit, Gucci, H&M, Levi-Strauss & Co., Mango, Metro , New Look, Pepe Jeans, Replay e Versace hanno via via annunciato la messa al bando del sandblasting dai loro stabilimenti.
Ma non è tutto. Associazioni come Greenpeace e Avaaz hanno portato questa situazione, fino a poco tempo fa sconsciuta, all'attenzione pubblica facendo nomi e cognomi delle aziende coinvolte e chiedendo il loro contributo alla risoluzione del problema. Tutto ciò ha portato di recente anche Cavalli a dichiarare pubblicamente di non utilizzare il processo di sabbiatura per i suoi capi. Ma non tutti la pensano così. La maison Dolce & Gabbana si rifiuta invece ostinatamente di prendere in considerazione la richiesta di un impegno per eliminare questo pericoloso processo. Un pessimo segnale per la reputation del marchio, che infatti è stato pesantemente bersagliato sul web e persino in televisione. Per quanto tempo ancora la grande firma italiana potrà permettersi di non tenere conto di quanto viene ormai ampiamente richiesto dall’opinione pubblica internazionale?