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05/11/11

Bollette zero e guadagni per case che sfruttano la geotermia:

Il calore della terra permette una temperatura costante di 23 gradi

da corriere.it 
Altro che «bolletta zero», il consuntivo del primo anno e mezzo di consumo energetico del condominio più ecologico e risparmioso d'Italia ha sorpreso tutti. Nelle venti villette costruite a Follonica in via Aldo Moro, periferia est della città e consegnate ad aprile dello scorso anno, non solo non si è pagata la bolletta per riscaldamento, refrigerazione estiva e illuminazione esterna, ma si è guadagnato anche un bel po' di soldi. Quanti? Circa 17 mila euro che, diviso per venti famiglie, fanno 850 euro di guadagno a testa. 
MAGIA - «Una performance straordinaria», conferma Sabrina Campana, l'amministratore del condominio, «che in tanti anni di lavoro non avevo mai visto. Eppure i conti sono chiari: spese intorno alle 4 mila euro, guadagno lordo superiore ai 21 mila euro. Che al netto fanno appunto 17 mila». Non è una magia postmoderna. Il condominio è stato costruito utilizzando e integrando più tecnologie: un impianto fotovoltaico ad altissima efficienza, materiali isolanti e soprattutto l'utilizzo della «geotermia a bassa entalpia», un sistema che utilizza il calore della terra per mantenere negli appartamenti una temperatura costante sia in inverno che in estate di 23 gradi.
BASSA ENTALPIA - Costruire un impianto a bassa entalpia non è un'impresa tecnologicamente complicata anche se richiede accortezze e una conoscenza non solo ingegneristica ma pure geologica.
«Si trivella il terreno per un centinaio di metri», spiega Giacomo Biserni, geologo e progettista con Ecogeo di alcuni impianti del condominio, «e poi si utilizzano sonde dal diametro massimo di 15 centimetri collegate alla centrale termica. Infine il calore viene spinto nelle serpentine collocate sotto il pavimento. Queste ultime riscaldano l'ambiente senza spendere una lira di bolletta energetica».
La cosa più interessante dell'impianto è la doppia funzione: caldo/freddo. In inverno mantiene il calore, in estate dà la sensazione di abbassare la temperatura senza avvertire quel fastidioso effetto aria condizionata spesso dannoso per la salute. 
FUTURO - «La bassa entalpia, ovvero l'energia della terra, è efficientissima», conferma Flavio Cini, ingegnere, uno degli inquilini. «Il riscaldamento e la refrigerazione arrivano dal pavimento e nessuno se ne accorge, non costano niente, e grazie al sistema di costruzione a dispersione zero, che sfrutta anche i raggi del sole, ci mantiene a casa una temperatura temperata in inverno e in estate». Insomma, una sorta di «effetto equatore» casalingo e senza umidità. Perché un sistema integrato la elimina completamente. Il guadagno è stato ottenuto dal condominio con il conto energia, ovvero l'energia prodotta dal sistema e immessa nella rete nazionale. In futuro il condominio pensa di realizzare anche un impianto fotovoltaico per l'energia elettrica negli appartamenti oggi alimentati dalla rete tradizionale. Le case, dagli 80 ai 100 metri quadrati, sono state realizzate dalla Cooperativa Avvenire e pagate in media dai 250 ai 280 mila euro.

L'isola di plastica che c'è nel Pacifico, la superficie è uguale a 2 volte gli Stati Uniti:


trash_vortex
Qualcuno la chiama la Great Pacific Garbage Patch, altri Pacific Trash Vortex, ma a prescindere dal nome, l’enorme isola di rifiuti di plastica che galleggia nell’Oceano Pacifico, indicata anche tra ipeggiori disastri ambientali della storia, continua a crescere inarrestata, affermandosi, di fatto come la più grande discarica del Pianeta.
Le decine di milioni di tonnellate di rifiuti che galleggiano tra le coste del Giappone e quelle degli Stati Uniti, aumentano sempre di più e hanno raggiunto livelli definiti “davvero allarmanti” e, stando agli oceanografici ha raggiunto un’estensione “quasi doppia rispetto a quella degli Stati Uniti”.
E dentro quest’isola che, per via delle particolari correnti convoglia a sé la spazzatura dell’oceano pacifico, è possibile trovare di tutto dai sacchetti di plastica a palloni da calcio, dai mattoncini lego a scarpe, borse e milioni di bottiglie e lattine. Oggetti che inquinano il mare e che, stando agli esperti, proverrebbe per un quinto dai rifiuti di navi e piattaforme petrolifere.
Come spiega lo scienziato Marcus Eriksen al Fatto Quotidiano, la Garbage Island non è visibile dal satellite in quanto sarebbe collocata appena al di sotto della superficie marina, fino a 10 metri di profondità. Venne scoperta alla fine degli anni ’80 dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) e si divide in due blocchi: : “Uno a circa 500 miglia marine dalle coste californiane, ed uno al largo di quelle giapponesi connessi dalle correnti che ruotano in senso orario attorno ad essi”.
E in questo mare di spazzatura è possibile ritrovare anche materiali risalenti agli anni ’50. Ciò dipende dal fatto che le materie plastiche non essendo del tutto biodegradabili, pur disintegrandosi in pezzi piccolissimi nel corso del tempo, non si eliminano completamente e i polimeri che le compongono finiscono per arrivare nella catena alimentare, scambiati per plancton e magiati dalla fauna marina.
Ma quanta plastica c’è esattamente nel Trash Vortex? Secondo l’Unep già nel 2006 ogni miglio quadrato di oceano conteneva 46mila pezzi di plastica galleggiante, arrivata oggi a oltre 100 milioni di tonnellate e, stando a quanto descritto da Charles Moore, a cui si deve l’attenzione mediatica sul fenomeno “questa massa galleggiante potrebbe raddoppiare le sue dimensioni entro il prossimo decennio”.
Una delle cause individuate proprio da Moore sarebbero i sacchetti di plastica che in Italia, per la prima volta all’avanguardia ed esempio per tutte le altre Nazioni, sono stati vietati. E se c'è già chi ipotizza di costruirci sopra un vero e proprio nuovo mondo, un'isola di plastica da abitare, rimane il fatto che sul fronte della bonifica di quest'area, è proprio il caso di dire, siamo ancora in alto mare.

Anche la Hasbro contro la deforestazione:


Ennesima brutta notizia per il campione della deforestazione Asia Pulp & Paper (APP). Hasbro, la multinazionale del giocattolo che produce i Transformers, ha deciso di cancellare i suoi contratti con l’azienda che riduce le foreste dell’Indonesia in packaging usa e getta. Dopo Lego e Mattel, anche Hasbro ha annunciato questa settimana la nuova politica di acquisto della carta.
Hasbro afferma che grazie alla nuova politica degli acquisti eviterà carta proveniente da fonti di dubbia provenienza. L’azienda ha già chiesto ai propri fornitori di evitare qualsiasi rapporto commerciale con APP e si è impegnata a incrementare l’uso di carta riciclata e certificata FSC nel packaging dei propri giocattoli.
La lista di aziende che si sono rifiutate di recente ad acquistare da APP continua a crescere:
•    Tchibo, il quinto torrefattore al mondo
•    Montblanc, produttore di penne di lusso
•    The Warehouse, il più grande gruppo di grandi magazzini in Nuova Zelanda
•    Delhaize, il secondo più grande supermercato in Belgio e proprietario di Food Lion negli Usa
•    Metcash, una delle catene più grandi di supermercati in Australia
•    Cartamundi, il produttore leader mondiale di carte da gioco
•    E il Gruppo bancario ING ha cessato di fornire servizi finanziari a una delle aziende di APP.
Questi marchi si aggiungono al lungo elenco di grandi aziende come Nestlé, Adidas, Kraft, Unilever, Tesco, Carrefour, Auchan e Metro Group che hanno cancellato i loro rapporti con APP.
Nonostante la perdita di tutti questi clienti e una reputazione sempre più a pezzi, APP continua a fare orecchie da mercante. Di recente il nostro Tiger Eye Tour ha documentato la deforestazione che la multinazionale sta accelerando in Indonesia, nell’habitat della tigre di Sumatra in pericolo d’estinzione, nelle foreste torbiere che sono protette dalla legge indonesiana.
In Olanda, la pubblicità di APP è stata vietata. Il Garante per la Pubblicità (DACC) ha stabilito che gli spot di APP in televisione e sui giornali, in cui si mostra un’azienda che si preoccupa per l’ambiente, sono ingannevoli e violano la legge.
Persino il Presidente indonesiano ha deciso di dedicare gli ultimi tre anni di mandato alla salvaguardia delle foreste per “non dover spiegare più tardi a mia nipote Almira che noi non siamo stati capaci di proteggere le foreste tropicali e le persone che dipendono da esse, e non darle la triste notizia che le tigri, i rinoceronti e gli oranghi sono spariti come è successo con i dinosauri”.
È inaccettabile, nel ventunesimo secolo, distruggere le foreste per produrre carta usa e getta. Quanti altri contratti APP dovrà ancora perdere prima di rendersene conto?

Allerta per olive italiane:


E’ di pochi giorni fa la segnalazione del Ministero della Salute del sequestro cautelativo di diverse conserve vegetali e della chiusura della ditta Società Cooperativa Agricola G.M.G. a r.l. dei F.lli Gaudiano (Cerignola, FG) per la presenza della tossina botulinica nelle olive bio con mandorle Bio Gaudiano. Il tutto è partito dalla segnalazione delle autorità finlandesi che hanno comunicato, il 21 ottobre scorso, a seguito dell’ospedalizzazione di due persone, il riscontro di tossina botulinica in olive bio con mandorle Bio Gaudiano, confezioni da 314 ml. (Termine Minimo di Conservazione: 9/2012), corrispondenti al lotto H2510X.
In Finlandia, secondo quanto riporta la stampa locale, sarebbe stata coinvolta anche una famiglia di Helsinki, con uno dei membri intossicato e un altro deceduto. I supermercati che hanno venduto il prodotto hanno provveduto, dove possibile (grazie ai dati delle carte fedeltà, dove utilizzate), a contattare gli acquirenti tempestivamente.
Sono in corso ulteriori indagini per accertare le cause della contaminazione e procedere alla verifica dei prodotti fabbricati nelle medesime condizioni. A scopo precauzionale, sono stati richiamati tutti i lotti e pezzature del prodotto olive con mandorle. Le autorità competenti invitano, nel caso fosse stato acquistato tale prodotto (distribuito oltre che all’estero anche in Italia), a non consumarlo e a consegnarlo alla ASL territorialmente competente.
L’ultimo aggiornamento del RASFF (il sistema di allerta europeo) del 2 novembre, segnalava la distribuzione del prodotto Made in Italy in quasi venti Paesi: Armenia, Barbados, Brasile, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Giappone, Paesi Bassi, Russia, Arabia Saudita, Spagna, Svizzera, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Ricordiamo, per tutti gli acquirenti italiani, il lotto del prodotto incriminato, che è il seguente: H2510X. 

Un'iniziativa a tutela dei cani più anziani:


Come per gli esseri umani, anche i nostri amici a quattro zampe raggiunta la “terza età”, rischiano di morire insolitudine, nell’indifferenza generale. In molti canili, infatti, sono tanti i cani non più giovani che ivi finiscono i loro giorni, causa la minore appetibilità che nutrono nei confronti degli appassionati rispetto a cuccioli o cani in pieno vigore fisico. Per non parlare di quanti muoiono in strada per fame, sete, avvelenamento, o investiti.
Ma c’è anche qualche canile che pensa a loro, come La Fenice di Ponticelli, quartiere periferico di Napoli.
L’iniziativa si chiama “Adotta un vecchino” e artefice è Titti Langella, una delle volontarie che lavora a La Fenice. La loro è un’autentica campagna che invoglia chi vuole adottare un cane a scegliere quelli che ormai hanno superato gli 8 anni, e sono dunque considerati non più giovani. Oltretutto, numericamente sono anche più presenti dei cuccioli; sono stati raccolti lungo strade e autostrade, sentieri di montagna e alle pendici del Vesuvio. Dunque anche in aree non sempre trafficate e pertanto di scarsa individuazione per chi invece vuole aiutarli.
Purtroppo molti sono i cani avvelenati da persone senza scrupoli, o investiti.
L’iniziativa “Adotta un vecchino” è stata preceduta da “La discarica dei cani ai piedi del Vesuvio”, campagna che si è proprio occupata dei problemi di cui sopra. Consiste nell’inviare una lettera con richiesta d’aiuto al sottosegretario alla salute Francesca Martini (martini_f@camera.it)
Complimenti dunque a La Fenice, canile che cerca di dare dignità ai nostri amici a quattro zampe non più giovani.