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16/11/11

Levissima lancia la prima raccolta dei punti "green" ;peccato però che faccia parte della Nestlè:


levissimaSi chiama “Raccolta che fa la differenza” la nuova iniziativa lanciata da Acqua Levissima, uno dei marchi che fanno parte della più grande azienda di beverage in Italia, la San Pellegrino.
L’iniziativa intende coinvolgere i consumatori in una miniraccolta punti che, da qui al 21 dicembre, permetterà di ottenere un kit di borse in plastica riciclata per la raccolta differenziataSi tratta di un’operazione di marketing che vuole evidenziare la specificità green dell’Acqua Levissima, esplicitata anche nel claim “Si prende cura dell’ambiente”.
Non è la prima volta, in effetti, che Levissima si fa promotrice dei valori della sostenibilità. Qualche mese fa, infatti, proprio sulle pagine di Greenbiz.it avevamo parlato della nuova bottiglia LaLitro, la più leggera sul mercato, realizzata con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale del consumo di acqua in bottiglia.
Anche la “Raccolta che fa la differenza”, indubbiamente, lancia un messaggio positivo: informare e incentivare i cittadini al riciclo, infatti, è apprezzabile.
Ma si tratta anche di un messaggio di marketing molto accattivante, che si rivolge a consumatori sempre più smaliziati ed esigenti, propensi a prendere decisioni d’acquisto anche in base alla responsabilità delle aziende.
Queste strategie di comunicazione sono ormai perfezionate nelle multinazionali più importanti, che possono contare su uno staff di ricercatori e pubblicitari professionisti, in grado di intercettare e veicolare i messaggi che meglio rispondono alle domande dei consumatori.
La raccolta punti diventa quindi sia una strategia di fidelizzazione che uno strumento di marketing. Come abbiamo ricordato, il marchio Levissima fa capo a San Pellegrino, che a sua volta è un brand del gruppo Nestlé.

Tagli alla CO2 degli aerei, l'UE non ci ripensa:

Bruxelles, nonostante le pressioni internazionali, ribadisce la sua intenzione di attuare un sistema per ridurre la CO2 del trasporto aereo. Il progetto prevede l'ingresso del settore dell'aviazione nel mercato europeo delle emissioni di gas serra dal 2012. Connie Hedegaard, commissario europeo per il Clima, risponde cosi' alle critiche dei paesi extra Ue secondo cui il piano sarebbe troppo oneroso. Secondo Hedegaard e' importante che tutti adottino misure equivalenti per tagliare la CO2 dei voli e che venga definito un accordo internazionale incentrato su quello che i paesi devono fare al loro interno, piuttosto che criticare la strada intrapresa dall'Unione.

5000 ecoazioni per ridurre i rifiuti:

Dal 19 al 27 novembre si svolge la terza edizione della "Settimana europea per la riduzione dei rifiuti", che informa i cittadini su semplici azioni da compiere nella vita quotidiana per ridurre il proprio impatto sull'ambiente. La novita' dell'edizione 2011 e' l'introduzione di 'azioni comuni', che verranno realizzate in diversi posti in tutta Europa usando gli stessi metodi, in diversi settori; ad esempio la riduzione dei rifiuti, il riciclo e il riuso e l'organizzazione di giornate di pulizia. L'iniziativa e' significativa perche' la riduzione dei rifiuti in Europa ? fondamentale: quelli generati dalle famiglie sono infatti raddoppiati in 40 anni e crescono del 2% ogni anno.

Le scarpe e le t-shirts saranno biodegradabili:


Fibre da latte e cereali: progetti per capi «compostabili» quando non servono più, si possono perfino sotterrare

L'italiano Filippo De Martin che ha progettato “tessuto non tessuto” ricavato da oli di mais o barbabietola
L'italiano Filippo De Martin che ha progettato “tessuto non tessuto” ricavato da oli di mais o barbabietola
MILANO - Scarpe e t-shirt usate biodegradabili per uno sport ecosostenibile. Per il momento è ancora un'idea, un'ipotesi di lavoro, un progetto. Ma la multinazionale Puma, convinta che il futuro della moda e dell'abbigliamento tecnico debbano essere «eco-friendly», è pronta a investire per sviluppare capi che non inquinino e che siano facilmente riciclabili. «Presto saremo in grado di creare le prime scarpe, magliette e borse riciclabili o compostabili», racconta Franz Koch, amministratore delegato, in un'intervista al magazine economico Wirtschaftswoche spiegando che l'azienda tedesca intende diventare la prima multinazionale che produce indumenti sportivi completamente biodegradabili.
PROGETTO - Il progetto si basa sui principi della filosofia del design sostenibile Cradle to Cradle(Dalla culla alla culla): «Segue due circuiti, quello tecnico e quello biologico - continua Koch - . Per esempio posso riciclare le vecchie scarpe e produrne altre nuove oppure con le stesse posso creare prodotti completamente diversi come pneumatici per auto. Nel circuito biologico, invece, posso produrre magliette e scarpe compostabili in modo che una volta che queste non siano più utilizzabili, io le possa distruggere e seppellire nel giardino di casa. Stiamo lavorando assiduamente su prodotti che soddisfino questi due criteri».
FIBRA DI LATTE – L'anno scorso l'azienda tedesca, in collaborazione con lo stilista Yves Béhar, ha presentato Clever Little Bag, una borsa riutilizzabile e fatta di materiale riciclabile che dovrebbe sostituire la classica scatola di cartone che contiene le scarpe. Questo imballo leggero viene prodotto con il 65% di carta in meno e riduce il consumo di acqua, energia e carburante durante la produzione di oltre il 60% all'anno. Come ricorda il Guardian, il mondo della moda e dell'abbigliamento sportivo è sempre più attento a esigenze «verdi». Per esempio lo scorso ottobre la stilista e microbiologa tedesca Anke Domaske ha presentato la sua nuova collezioni di abiti interamente realizzata con tessuto in fibra di latte, materiale "sostenibile" al 100 per cento, mentre a marzo la designer italiana Alberta Ferretti, con Emma Watson come testimonial, ha lanciato Pure Threads, linea di capi in fibra organica ed ecosostenibili.
MAGLIETTE A 2 EURO - La creatività italiana va oltre i capi ecosostenibili ed è proprio un nostro connazionale ad aver trasformato l’idea degli indumenti riciclabili in realtà. Il trentanovenne Filippo De Martin, originario di Treviso, ha presentato “Wear and Toss” un progetto che sviluppa un materiale prodotto interamente da fibre vegetali come la cellulosa o la viscosa e dai polimeri ricavati da oli di mais o barbabietola. Non si sa ancora se questo “tessuto non tessuto”, prodotto in collaborazione con l’ingegnere tessile Nicola Monti e con l’esperto di processi di produzione Lupo Rossi, rivoluzionerà il mondo dell’abbigliamento. Ciò che è certo è che è biodegradabile (una volta usati e non più utili gli indumenti potranno essere gettati nel compost casalingo) e il suo costo, molto basso, potrebbe essere apprezzato dai cittadini italiani in tempo di crisi: «Si tratta di un materiale stabile, un jersey, una maglina morbida, con elasticità e effetto drappo come i normali tessuti e la cosa notevole – spiega De Martin- che è a bassissimo costo: una maglietta arriverà al consumatore solo 2 euro. L'idea mi è venuta nel 2008 durante una vacanza con i miei figli. La quantità di vestiti che sporcano i bambini è impressionante e allora mi sono detto: perché non trovare qualcosa di alternativo, un usa e getta che però eviti l’effetto pannolino e che sia al contrario utile all'ambiente?» Adesso il giovane designer e i suoi collaboratori sono alla ricerca di qualcuno che trasformi il loro prodotto in un progetto industriale: «Cerchiamo un finanziatore che permetta l'avvio della produzione in grande scala e per questo -conclude De Martin- ci stiamo rivolgendo anche all'estero».