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29/02/12

Eco-gadget impazzano: mPowerpad Solar Charger il caricabatteria solare che allontana insetti e zanzare…



Liberarsi di tutti quei caricabatteria che bisogna portarsi dietro per sopperire al bisogno di energia di cellulari, registratori, tablet ealtri aggeggi elettronici è il sogno di tutti noi.
Grazie all’azienda Power Third Wave, pare che questo desiderio sia destinato a diventare realtà con mPowerpad, il primo caricabatteria solare all-in-one presentato durante l’ultima edizione del CEAA (Clean Energy Expo Asia) di Singapore.

Oltre che uno strumento ‘green’ capace di ricaricare tutti i nostri dispositivi elettronici, mPowerpad è in grado di risolvere una serie di problemi ‘pratici’ insospettabili.
Ad esempio tenere lontani insetti come mosche, zanzare e tafani grazie agli ultrasuoni. mPowerad ci consente di lasciare a casa anche la torcia e la radio poiché tutte queste funzioni sono integrate in un unico strumento che si ricarica semplicemente con l’ energia del sole (il ché lo rende fondamentale in campeggio).

Le dimensioni di questo straordinario eco-gadget non superano quelle di un I-pad e il suo funzionamento si basa su unaccelerometro che regola la gestione delle funzioni selezionabili: basta inclinarlo in direzione del sole per sfruttare a pieno tutte le sue caratteristiche.

Eccovi un video in inglese che vi spiega meglio le caratteristiche del mPower:



La batteria da 2500mAh si ricarica in sole 6 ore e i Led incorporati consentono anche il passaggio dell’illuminazione in modalità ‘rilassante’, utilissima per la lettura.

Il suo prezzo? Circa ottanta dollari … ma come in questo caso, davvero ben spesi!

Smart For-Us: il pick-up elettrico della Smart,


Ha debuttato allo scorso Salone dell’Auto di Detroit, il nuovo modello di casa Smart: un mini pick-up elettrico pensato per i giovani e per gli sportivi, per il traffico urbano e per le gite fuori città.
Si chiama Smart For-Us e in 3,55 metri di lunghezza unisce le linee moderne e sportive di una due posti ad un comodo vano posteriore completo di e-bike.
Non è stata certamente la sola auto eco sotto i riflettori: quest’anno il Salone di Detroit si è caratterizzato per la rilevante presenza di auto ecologiche, ibride ed elettriche.
FOCUS: auto elettriche in commercio: tutti i modelli in arrivo nel 2012
In esposizione modelli di Ford, Mercedes, Toyota, Volvo e di tante altre case automobilistiche che hanno scelto di dare un segnale importante a livello di scelte aziendali: più prodotti a zero emissioni, più responsabilità ecologica. Un dato incoraggiante che dimostra come le aziende assecondino sempre più la domanda di sostenibilità che viene con forza da tutta la società civile.
La piccola Smart For-Us sembra rispondere a pieno a queste esigenze. Con un motore elettrico da 55kW e un’autonomia superiore ai 100 km, Smart For-Us permette di girare comodamente per il centro urbano e, grazie alle dimensioni ridotte, di ridurre drasticamente i tempi nella ricerca del parcheggio.
E, visto che non si vive di sola routine quotidiana, For-Us è anche un valido alleato nelle fughe del weekend: ogni amante della pedalata all’aria aperta adorerà l’idea di poter scendere dalla macchina, in ogni momento, e inforcare la bici, verso nuove mete. Nel vano posteriore infatti sono posizionate due e-bike a pedalata assistita, pronte all’uso.
Insomma, piccola, comoda, sportiva, green e… Smart!

AVVISO:

Come ben sapete, noi abbiamo una pagina facebook dove abbiamo tutte le notizie del blog, vorremmo iniziare la nuova visualizzazione "copertina" come imposto da facebook: avete immagini di copertina da consigliarci? Caricatele pure sulla nostra pagina!

Tra i rifiuti c’è un tesoro nascosto:


L’economia del recupero è cresciuta del 40%, ma ne sfruttiamo poco le potenzialità

MILANO - Le nuove miniere non si scavano sottoterra, ma nei bidoni dei rifiuti. L'economia del riciclo delle materie prime seconde è uno dei settori che cresce di più in questa difficile congiuntura europea. «Per un continente tradizionalmente povero di materie prime come il nostro, il riutilizzo dei materiali già presenti sul territorio rappresenta ormai una delle fonti primarie di approvvigionamento e un fattore chiave per la competitività del sistema industriale, soprattutto di questi tempi, con i prezzi delle materie prime alle stelle », spiega Corrado Scapino, presidente di Unire, l'associazione confindustriale che rappresenta le aziende del recupero rifiuti, promotrice dello studio annuale L'Italia del riciclo insieme alla Fondazione per lo sviluppo sostenibile di Edo Ronchi. Con quasi 34 milioni di tonnellate di materiali recuperati, nel 2010 l'economia italiana del riciclo è cresciuta del 40% rispetto al 2009. «Ma abbiamo ancora molto spazio per migliorare», commenta Scapino.
Noi & gli altriIn Europa lo slancio di valorizzazione del rifiuto è tale, che la Germania sta addirittura prendendo in considerazione l'ipotesi di andare progressivamente a scavare nelle discariche già bonificate, per tirar fuori anche da là i metalli rimasti sepolti nei secoli di utilizzo. Già oggi l'acciaio tedesco è prodotto almeno al 50% riciclando resti rottamati. Potrebbe essere così anche per l'Italia, dove il pattume genera un business da 15-20 miliardi — in base ai calcoli dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano — comprendendo tutte le attività connesse, dalla raccolta alla valorizzazione finale. Il settore gira attorno a 32 milioni di tonnellate di rifiuti urbani all'anno, per la cui gestione si spendono complessivamente tra 200 e 250 euro a tonnellata, e 150 milioni di tonnellate di rifiuti industriali, il cui smaltimento ovviamente ha costi ben più elevati. Ma qui il recupero dei materiali è molto meno efficiente.
Recupero
Con una produzione annuale di oltre mezza tonnellata pro capite, l'Italia è il terzo Paese europeo per dimensione del mercato dei rifiuti urbani, ma in questo segmento — secondo i dati del Politecnico — il riciclo si ferma al 33%, mentre il 53% finisce in discarica, con divari enormi da regione a regione (dal 9% della Lombardia al 99% della Sicilia), e solo il 14% dei rifiuti viene sfruttato come combustibile per produrre energia. Una situazione preoccupante, considerando che la Commissione europea si sta orientando per vietare le discariche in tutta l'Unione e impone di arrivare al 50% di riciclo entro il 2020. Germania, Austria, Svezia e Danimarca hanno già messo le discariche fuori legge e in questi Paesi, ma anche in Francia, Olanda e Belgio, il riciclo dei rifiuti urbani oscilla fra il 40 e il 70%. Il resto si brucia nei termovalorizzatori. Il salto di qualità del recupero, nel resto d'Europa, è avvenuto proprio con il divieto delle discariche. In Italia, invece, il rifiuto gettato in oltre mille discariche è troppo remunerativo per valorizzarlo come materia prima o combustibile.
RitardiDati sconfortanti arrivano anche dal recupero degli inerti in edilizia, che non supera il 10% su un totale gigantesco, di 60-70 milioni di tonnellate. Va un po' meglio nel recupero dei rifiuti industriali, dove i metalli si riciclano ormai all'80% e la carta al 60%. Aumenta anche il recupero dei rifiuti elettrici, che nel 2011 ha superato le 265 mila tonnellate, +6% rispetto al 2010. «Siamo finalmente oltre l'obiettivo europeo di 4 chili per abitante, ma c'è ampio spazio per crescere, visto che almeno due terzi degli elettrodomestici consumati scompaiono per mille rivoli e vanno a inquinare l'ambiente con i gas e le componenti chimiche tossiche che contengono», spiega Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom, il consorzio che se ne occupa. Se in Svezia o in Svizzera se ne recuperano 16 chili per abitante e in Germania 12, vuol dire che nel nostro sistema c'è qualcosa che non va, secondo Arienti. «In particolare, bisognerebbe facilitare il più possibile la restituzione degli elettrodomestici ai negozianti, senza costringere i cittadini a registrarsi con nome e cognome per ogni apparecchio vecchio che consegnano quando ne comperano uno nuovo», suggerisce. È anni che gli operatori interessati chiedono al governo di facilitare le consegne, senza successo.

Il peso (in)sostenibile delle nostre importazioni:



Solo caffè, cotone, carta e olio di palma «pesano» per mezza tonnellata all'anno di risorse per ogni italiano


MILANO - Quasi 8 miliardi di metri cubi di acqua utilizzati, oltre 34 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti emesse in atmosfera, 85 mila chilometri quadrati di terra sottratti ad agricoltura e biodiversità, più di 20 milioni di tonnellate di biomassa coltivata prelevati dagli ecosistemi, 38 milioni di tonnellate di sedimenti, rocce e minerali erosi. Un totale che vale mezza tonnellata di risorse all’anno prelevate in natura per ogni cittadino italiano. È il peso (in)sostenibile delle importazioni italiane di caffè, carta e pasta di carta, cotone e olio di palma: quattro risorse naturali collegate a settori industriali strategici del mercato italiano, quali il tessile, l’alimentare e il cartario, il cui prelievo in natura e relativa filiera produttiva hanno un forte impatto sull’ambiente, e di cui i protagonisti del mercato, a partire dalle imprese, devono assumersi la responsabilità.
ANALISI - I dati sono contenuti nello studio Market Transformation-Sostenibilità e mercati delle risorse primarie, realizzato da Wwf e Sustainable Europe Research Institute (Seri) in vista del summit mondiale sullo sviluppo sostenibile Rio+20, che analizza la pressione esercitata dai mercati globali sulle risorse naturali. Lo studio è realizzato con il supporto di UniCredit, che ha avviato un percorso sul tema della sostenibilità ambientale anche attraverso l’integrazione della valutazione dei rischi ambientali nelle proprie politiche di credito.
PROPOSTE - È proprio alle imprese importatrici italiane che il rapporto rivolge un appello alla responsabilità per ridurre il proprio impatto sulle risorse naturali, oltre a proporre soluzioni che vanno dall’adesione a standard di sostenibilità per l’approvvigionamento responsabile e sistemi di certificazione internazionalmente riconosciuti all’abolizione delle tariffe sull’importazione di materie certificate, dal trasferimento della pressione fiscale dalla forza-lavoro all’uso delle risorse naturali fino al consumo consapevole.
CAFFÈ - Le importazioni italiane di caffè (circa 470 mila tonnellate nel solo 2008) gravano sull’ambiente con 1.400 milioni di metri cubi acqua, circa 4 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, 1,6 milioni di ettari l’anno - ovvero più della superficie dell’intera Calabria - 700 mila tonnellate di materiali biotici e 6,5 milioni di tonnellate di materiali abiotici. In generale, per produrre un chilo di caffè sono necessari 12-14 metri quadri di terra arabile.