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01/07/12

BIOLOGICO SI, MA LE MULTINAZIONALI?


biologico e multinazionali 150x150 Biologico si, ma le multinazionali?Quante  volte  facendo spesa al supermercato ci soffermiamo sulla provenienza degli alimenti che  comperiamo? Io personalmente, molto spesso. E molto spesso non acquisto cose non prodotte in Italia, per tutta una serie di motivi che i più sensibili intuiranno facilmente. Il “ si global” incondizionato ci ha portato ad un modello di sviluppo da rivedere e correggere,  a modelli come i centri commerciali di stile “pantagruelico”, dove  l’ordinamento o meglio dire l’ammassamento delle merci viene studiato a tavolino con logiche ben precise per  condizionare la psicologia del cliente finale; senza dilungarci troppo su quante merci alimentari e non vengono prodotte contro i più elementari diritti della dignità dei lavoratori, senza il rispetto dell’ambiente, per poi essere immesse sui mercati occidentali a costi minimi. Inoltre, per ciò che riguarda un prodotto “biologico”, è sicuramente importante che questo venga prodotto secondo principi eticamente e socialmente non dannosi, ma allo stesso tempo  spetta a noi consumatori decidere e scegliere per il meglio; infatti, se scegliamo di acquistare un prodotto bio proveniente dall’altro capo del mondo, quest’ultimo avrà perso molto del suo bio legittimamente attribuito in fase di produzione ma che svanisce di fronte all’energia sprecata e alla co2 prodotta per impacchettarlo,mantenerlo e trasportarlo.
Il successo degli alimenti e dei prodotti biologici hanno fatto si che anche le multinazionali si stiano dotando di marchi bio in maniera che con una mano fanno business commerciale sfruttando le risorse del pianeta, e spesso vengono anche sussidiate dai vari stati nazionali per questo, mentre dall’altro con la facciata buona fanno vedere quanto sono bravi con i prodotti biologici. Semplice come strategia, no?
In questa sezione vogliamo pubblicare una lista di multinazionali USA che possiedono anche marchi bio e di altre che possiedono molti altri marchi per informare i consumatori su come meglio orientarsi negli acquisti:
COCA COLA:   Honest Tea , Odwalla
DEAN: Horizon, White Wave/Silk
DANONE: Stonyfield Farms
GENERAL MILLS: Cascadian Farm, Muir  Glen
HAIN CELESTIAL ( In Società con HEINZ e CARGILL ): Sunspire, Spectrum Organics, Garden of eatin’, Imagine/Rice Dream/Soy Dream, Celestial Seasonings.
KELLOGG’S: Bear Naked, Kashi, Morningstar Farms/Natural Touch
KRAFT:Boca Foods, Back to Nature – La Kraft è stata segnalata perché usa organismi geneticamente modificati nei suoi prodotti
PEPSI: Naked Juice. Al centro della campagna contro la Pepsi il fatto che la multinazionale appoggia e sostiene paesi con regimi dittatoriali (Birmania, Messico, Filippine). La Pepsi co utilizza inoltre animali nei suoi studi ed esperimenti.
UNILEVER: Ben & Jerry’s .Molte associazioni animaliste come Animal Aid hanno lanciato una campagna contro la Unilever per lo sfruttamento degli animali durante gli esperimenti.
E’ boicottata anche per i salari e le condizioni di lavoro nelle sue piantagioni in India (dove possiede il 98% del mercato del tè).
La Unilever controlla i marchi: Lipton Ice Tea, Coccolino, Bio presto, Omo, Surf, Svelto,Cif, Lysoform, Vim, Algida, Carte d’Or, Eldorado, Magnum, Solero, Sorbetteria di Ranieri, Findus, Genepesca, Igloo, Mikana, Vive la vie, Calvè, Mayò, Top-down, Foglia d’oro, Gradina, Maya, Rama, Bertolli, Dante, Rocca dell’uliveto, San Giorgio, Friol, Axe, Clear, Denim, Dimension, Durban’s, Mentadent, Pepsodent, Rexona,
Aziende bio USA indipendenti: Amy’s Kitchen, Clif Bar,Newman’s Own, Applegate Farms, Eden Foods. Questa aziende hanno rifiutato offerte per essere inglobate da società più grandi.
Procter & Gamble – Detersivi – Cosmesi e Alimentari
Questa multinazionale statunitense (fatturato annuale 76mila miliardi di lire) ufficialmente è boicottata dalle associazioni animaliste (Buav, Peta e Uncaged) perché testa i suoi prodotti sugli animali. Ultimamente però la Procter & G è tornata alla ribalta con le patatine Pringles. Contengono organismi geneticamente modificati.
Per quanto riguarda l’ambiente, nonostante le politiche di riduzione degli imballaggi e dei componenti inquinanti, l’azienda rimane una delle maggiori fonti di rifiuti del mondo: i pannolini. In America sono il 2% della spazzatura totale del paese.
E’ nota anche per appoggiare associazioni “ambientaliste” che difendono le politiche delle aziende e delle grandi industrie.
Nel 1997 aveva messo a punto un prodotto di sintesi, battezzato Olestra, da utilizzarsi come sostituto dell’olio. Dopo lunghe pressioni sulla Food and Drug Administrator il prodotto era stato autorizzato all’impiego. E’ stato accertato che provoca diarrea e impedisce l’assorbimento di vitamine liposubili.
La P&G controla i marchi: Intervallo, Lines, Tampax, Bounty (carta assorbente), Tempo, Senz’acqua Lines, Dignity, Linidor, Pampers, Lenor, Ariel, Bolt, Dash, Tide, Nelsen, Ace, Ace Gentile, Baleno, Febreze, Mastro Lindo, Mister Verde, Spic&Span, Tuono, Viakal, Pringles, Infasil, Heald&Shoulders, Keramine H, Oil of Olaz, AZ, Topexan, Infasil, Dove, Panni Swiffer.
mondo mela biologico 150x150 Biologico si, ma le multinazionali?
A conferma delle nostre tesi, ecco quello che di dice un’indagine del  corriere.it di questi giorni:
“L’ indagine conferma l’ esplosione dei consumi bio. Un segmento di mercato del valore stimato di circa 1.200 milioni di euro nel 2001 (quasi 2.300 miliardi delle vecchie lire), con un balzo in avanti del 38% sull’ anno precedente. A trainare la crescita è soprattutto l’ ortofrutta fresca (30%), seguita dal latte, yogurt e derivati (21%), biscotteria e prodotti secchi (19%), succhi e conserve di frutta e verdura (13%). mentre tra i consumi emergenti si segnalano carni, salumi e uova. Si calcola che ogni famiglia italiana spenda in media sui 60-70 euro al mese per l’ acquisto di prodotti naturali. Mandato in soffitta lo slogan «piccolo è bello», la maggior spinta viene adesso dalle medie e grandi industrie alimentari, che stanno scoprendo il biologico sia per ragioni d’ immagine che per ritagliarsi nuovi spazi di mercato. Di qui lo sbarco dei grandi nomi nell’ agroalimentare italiano (Granarolo, Citterio, Delverde, Riso Scotti, Galbusera) e di multinazionali comeNestlè, Kraft, Unilever e McDonald’ s. Anhce i principali gruppi italiani della distribuzione hanno un vasto assortimento di prodotti bio e big come Esselunga e Coop hanno addirittura lanciato una linea di cibi biologici col proprio marchio.
Pubblichiamo queste informazioni perché poi queste aziende ci mettono veramente poco a cancellare quello che fanno dietro le quinte con un ammiccante spot pubblicitario. Specie in questa fase dove si stanno affermando catene di prodotti biologici e quindi di derivazione industriale, vogliamo mettere in guardia da chi nel biologico e nella sostenibilità non crede ma la sfrutta per meri fini commerciali. Insomma, occhio alle etichette, e per chi ne ha la possibilità, scegliere prodotti equo e solidali o utilizzare iGAS per prodotti a km0 tutta la vita!

Gino Favola,

tratto da ” Il dilemma dell’onnivoro” di M.Pollan