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09/01/12

Come riciclare correttamente l’albero di Natale:


riciclo_albero_natale
In occasione del Natale vi siete orientati verso la scelta di un vero abete pur non avendo la possibilità di trapiantarlo nel vostro giardino? Ora che le festività sono agli sgoccioli e che si avvicina il momento di ritirare ogni addobbo fino all’anno prossimo, si presenta il problema di quale sia la maniera più corretta per riciclare il vostro albero di Natale.
Si pensa di solito che destinare l’albero al rimboschimento sia sempre la soluzione migliore, per fare un gesto amico della Natura. Ma non è così. Come ricorda infatti Antonio Brunori, presidente del Pefc Italia: “l’abete rosso è infatti un albero spontaneo solo sull’arco alpino e in alcune ‘isole’ dell’Appennino Tosco-emiliano. Piantarli in boschi dove già è presente l’abete significa creare problemi di inquinamento genetico a prescindere, soprattutto se non conosciamo l’origine delle piante. Inserire l’abete in ambienti naturali dove invece non cresce spontaneamente crea una intrusione botanica che è negativa, per il paesaggio e l’ecosistema. Molto meglio quindi mettere l’albero nel nostro giardino di casa, ricordando però che è una specie ad apparato radicale molto superficiale, quindi che prima o poi cadrà!”.
Punti di raccolta in città
Quest’anno diverse città italiane prevedono di organizzare apposite giornate di raccoltadestinate agli abeti indesiderati. A Roma, l’Ama provvederà alla raccolta straordinaria degli alberi di Natale dal 7 al 16 gennaio 2012 con diversi punti di raccolta, ed orari prestabiliti, in varie zone della capitale, il tutto consultabile tramite la guida messa a disposizione dall’associazione. Gli abeti ancora in buone condizioni saranno ripiantati presso la sede del Corpo Forestale dello Stato di Arcinazzo Romano. Un servizio analogo sarà attuato nella città di Torino, che provvederà alla raccolta degli abeti naturali dal 9 al 14 gennaio. Gli alberi nelle migliori condizioni serviranno a rinverdire alcune aree del capoluogo Piemontese. Vi somigliamo di consultare il sito Web del vostro Comune di appartenenza in modo da essere aggiornati sull’organizzazione di simili iniziative nel luogo in cui abitate.

La raccolta di Ikea

Se avete acquistato il vostro albero di Natale da Ikea, ricordate che potrete riconsegnarlo nel corso del periodo dedicato all’iniziativa in tutti i negozi della catena che vi hanno aderito. La riconsegna dell’albero presso i punti vendita sarà possibile dal 5 al 12 gennaio. In cambio si riceverà un buono spesa pari al valore di acquisto dell’abete, spendibile dal 29 gennaio al 28 febbraio 2012. Per ogni abete acquistato, Ikea donerà 3 euro al progetto “Compra una foresta” promosso dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Altri 3 euro potranno essere donati al momento della riconsegna, scalandoli dal proprio buono sconto. Se avete acquistato il vostro abete in un vivaio, informatevi in merito alla possibilità di riconsegnarlo in loco.

Nell’orto e in giardino

Se il vostro albero non è adatto ad essere trapiantato o se non disponete dello spazio necessario, i suoi rami potranno entrare a far parte del vostro compost, contribuendo a creare del buon fertilizzante per il vostro orto casalingo. Con i rami potreste pensare di costruire dei piccoli rifugi per i volatili, che potrete attirare disponendo nelle vicinanze dei semi di miglio. I rami manterranno un bell’aspetto per alcuni mesi. In seguito potrete tagliarli in parti più piccole e destinarli alla vostra compostiera oppure, eventualmente, a quella dei vicini. Ricordate che sarebbe un’iniziativa inopportuna quella di bruciare il vostro abete in un falò o nel camino, dato che i sempreverdi contengono oleoresine altamente infiammabili, che renderebbero tele operazione potenzialmente pericolosa. Piuttosto, potrete utilizzare il materiale vegetale di scarto per la pacciamatura. I rami, privi degli aghi, potranno inoltre servirvi in primavera come supporto per le piante rampicantinel vostro orto.

Consigli per il trapianto

Se invece avete la possibilità di trapiantare il vostro abete, tenete presente che lo trasporterete più facilmente all’esterno avvolgendo le radici con l’aiuto di un sacco di juta, in modo che esse non si spezzino o danneggino. Essendo la juta biodegradabile, non vi sarà necessario eliminare il sacco, ma potrete semplicemente tagliarne il fondo prima del trapianto in piena terra. Per prendervi cura del vostro abete nel periodo natalizio e in tutto il corso dell’anno, in modo che il vostro albero si mantenga vitale, potranno esservi utili i suggerimenti proposti dal Corpo Forestale dello Stato, tenendo presente il fatto che l’habitat ideale degli abeti comunemente venduti in occasione del Natale nel nostro Paese sia presente solamente in alcune zone alpine ed appenniniche. Inoltre, fate attenzione alle indicazioni sugli eventuali cartellini applicati al vostro abete, che dovrebbero essere controllate prima ancora dell’acquisto. Su alcuni di essi potrebbe essere infatti riportata la dicitura “Pianta non destinata al rimboschimento”.

Habitat per pesci

habitat per pesci
Si tratta di un’originale idea presentata dal sito web francese ZeGreenWeb, che mostra come negli stati Uniti si stia diffondendo l’abitudine di utilizzare i rami d’abete per ricreare all’interno di laghi e fiumi un habitat che pare essere molto apprezzato dai pesci. Essi sfruttano i rami d’abete come rifugio e per mettere al riparo i loro piccoli dai predatori. Gli abeti contribuiscono inoltre ad attirare proprio quegli insetti acquatici che costituiscono un importante fonte di nutrimento per i pesci di numerose specie. L’idea sta contribuendo a favorire la biodiversitànegli ecosistemi degli specchi d’acqua dolce degli Stati Uniti e potrebbe facilmente essere attuata anche in Europa.
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Se vi sentite in vena di sperimentare con il fai-da-te, ecco alcune proposte per realizzare oggetti creativi a partire dai rami e dal tronco del vostro abete. Gli aghi d’abete potranno entrare a fare parte di un profumatissimo potpourri, insieme a stecche di cannella e petali di fiori essiccati. Con il legno del tronco potreste provare a realizzare dei sottopentole e dei sottobicchieri per dare un tocco rustico alla vostra tavola e con un pochino di abilità in più, potreste provare ad intagliare il legno per realizzare dei portacandele o a riutilizzare il tronco del vostro abete trasformandolo in un portavasi per decorare la vostra veranda, servendovi dei rami più robusti come supporto per appendere i vostri vasi (Leggi anche 5 idee creative per riciclare l'albero di Natale)

Cartucce toner rigenerate e altri modi per risparmiare sulla stampa:


Tutti i prodotti hardware sono più riciclabili e rigenerabili di quanto si pensi. Ci sono aziende che ritirano PC obsoleti, verificano le funzionalità dell’hardware, lo ripuliscono e vi installano software libero per poi rimetterli sul mercato a prezzi veramente contenuti, con prestazioni equiparabili a quelli nuovi di zecca. Lo stesso si può fare con le stampanti, che in alcuni casi vengono date ai clienti in comodato d’uso gratuito: si pagherà un canone corrispondente al numero di copie stampate più una cifra per assistenza e manutenzione.
Ma sono soprattutto i consumabili che si usano e si gettano con maggiore frequenza. Eppure già da molti anni tutti sanno che le cartucce di toner sono ricaricabili. Negli USA viene già riciclato il 40% di esse; in Italia purtroppo ci fermiamo al 10-15%. E pensare che per produrre la plastica di una solacartuccia sono necessari ben 4,5 litri di petrolio e che in Italia si consumano circa 10 milioni di cartucce toner ogni anno. In un centro di rigenerazione per le cartucce si effettua una pulizia eliminando i residui di toner, vengono sostituite le parti che subiscono usura durante il processo di stampa, si riempie il serbatoio con toner nuovo, si riassembla la cartuccia e infine si verifica la qualità di stampa con un test – prima di confezionarla e riconsegnarla al cliente. Il risparmio di denaro rispetto a una cartuccia nuova è di circa il 40%. Il risparmio in termini ambientali è infinitamente superiore!
Quando le nostre stampanti ci chiedono di cambiare la cartuccia, in realtà essa contiene un discreto residuo di inchiostro, in alcuni casi anche il 20%. Il messaggio è dato dal software installato sulla stampante e dal microchip montato sulla cartuccia: è il concetto di obsolescenza programmata di cui parlavamo tempo fa. Purtroppo il divieto non si può aggirare: il software preinstallato consente di fare solo un numero ristretto di copie, raggiunto il quale è necessario prendere una cartuccia nuova. A questo proposito bisognerebbe unirsi come consumatori e fare pressione sulle aziende affinché producano software che consentano di utilizzare tutto l’inchiostro in una cartuccia.
Sicuramente sarete già tra le persone che cercano di stampare il meno possibile, eventualmente di utilizzare un font particolare come Ecofont, che fa risparmiare fino al 20% di inchiostro.

Lufthansa aumenta i prezzi con l'arrivo dell'ETS:


Lufthansa aumenta i biglietti a causa del sistema di contenimento delle  emissioni di co2
La Lufthansa, la più grande compagnia aerea tedesca annuncia che per rientrare dei costi sul Sistema di Scambio delle Emissioni europeo ETS, delle emissioni di C02, pari a 130milioni di euro, aumenterà il costo dei biglietti allegandola alla fuel surcharge, in barba a tutti gli inviti della Commissione europea e al buon senso. Infatti il sistema è semplice: alle compagnie aeree sono assegnate gratuitamente un certo numero di quote pari a una quantità di emissioni. Se la compagnia aerea è virtuosa e adotta sistemi di risparmio può rivendere alle altre compagnie le quote risparmiate e guadagnarci su.
Qualche giorno fa vi annunciavo l’approvazione in seno alla Corte di Giustizia europea delladirettiva sulle emissioni di CO2 prodotte dai voli commerciali.
In sostanza anche alle compagnie aeree che hanno voli in arrivo e partenza in aeroporti europei è richiesto di contribuire economicamente alla compensazione delle quote di emissione di CO2 con il sistema ETS, Sistema di scambio europeo.

Lufthansa però annuncia in suo comunicato stampa che:
Di fronte alla forte concorrenza, soprattutto di aziende di paesi terzi la cui produzione è soggetta a scambio delle emissioni solo un piccolo grado, Lufthansa dovrà passare l’onere attraverso i prezzi dei biglietti, come suggerito dalla UE.
Ma la Corte di Giustizia europea aveva messo in guardia i clienti delle compagnie aeree notando che non sempre gli aumenti del prezzo dei biglietti sarebbero giustificati, poiché:
Il costo concreto imposto all’operatore dipende, trattandosi di una misura fondata sul mercato, non già in modo diretto dal numero di quote che debbono essere restituite, bensì dal numero di quote inizialmente assegnate a tale operatore nonché dal prezzo delle stesse sul mercato qualora si renda necessaria l’acquisizione di quote supplementari per coprire le emissioni. Inoltre, è persino possibile che un operatore di aeromobili, pur avendo detenuto o consumato del carburante, non subisca alcun onere pecuniario derivante dalla sua partecipazione al suddetto sistema, o addirittura che egli realizzi un utile cedendo a titolo oneroso le proprie quote eccedentarie.

Green it: arrivano i cellulari Nokia ad energia solare,


goodguide_250x166Nokia vuole riprendersi il palcoscenico e dimostrare che sul campo della telefonia mobile, a Helsinki, sanno ancora dire la loro. Il sogno nel cassetto, fanno sapere dalla Finlandia, è lanciare un mercato dicellulari ad energia solare
Non è un caso che Nokia abbia sviluppato in questi gioni una ricerca per verificare la commercializzazione del progetto. L'idea è stata sperimentata su 5 prototipi di "feature phones", dotati di uncaricabatterie solare integrato ed inviati in varie regioni del pianeta per essere testati in diverse condizioni climatiche.
Due device sono andati al Circolo Polare Artico, uno nel Mar Baltico, uno in Kenia e l’ultimo in Svezia. In tutti i casi si è tentato di far uso esclusivo dell’energia solare per supportare i consumi del device ed i risultati sono stati pubblicamente illustrati in un apposito blog aperto allo scopo.
I risultati migliori sono stati ottenuti in Kenia, paese generalmente più assolato. Al Circolo Polare Artico le minori performance, invece, con pochi minuti di chiamata consentiti a causa della peggiore angolatura dell’irraggiamento.
Lo slancio comunicativo dell’iniziativa è forte: Nokia vuole far sapere al mondo gli sforzi compiuti per realizzare un telefonino in grado di funzionare con il solo supporto dell’energia solare. Del resto, semmai vi riuscisse, la rivoluzione non sarebbe poi così lontana: peso minore dei device, più spazio per nuove componenti, costi ridotti e soprattutto la garanzia di uno strumento automatico di ricarica (quasi) sempre disponibile.
Tuttavia, aa Helsinki il cammino sarà lungo e tortuoso. Solo poco meno di tre anni fa, infatti, a ridosso del Mobile Word Congress di Barcellona, Samsung prometteva di rivoluzionare il comparto mobile con Blue Earth, uno smartphone dotato di celle fotovoltaiche sul dorso del dispositivo, in grado così di potersi ricaricare grazie all'energia del Sole. Il progetto della casa coreana, però, deluse le aspettative: sbarcato sul mercato con il nome S7550, registrò un parziale flop e si perse nel nulla.

La disfida dei sacchetti verdi Bio-mais o nuova plastica?


Regole sparite dal decreto Milleproroghe. Circa duemila le società che si erano opposte

MILANO - Mistero chiarito. Che faccia ha la lobby che ha bloccato l'invasione dei sacchetti di bioplastica (quella che si rompe più facilmente ma sostenibile per l'ambiente)? Chi ha fatto sparire dal decreto Milleproroghe i nuovi criteri sulla biodegradabilità delle borse della spesa e le sanzioni per chi non li rispetta? Le multinazionali non c'entrano. Questa volta la «colpa» è delle piccole aziende.
«I PICCOLI» - Oltre2 mila, si stima, concentrate in Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia. La stragrande maggioranza sotto i quindici dipendenti, per un totale di 20-25 mila addetti. «Eravamo disperati. Se quelle norme fossero passate non avremmo riaperto dopo le vacanze. E così abbiamo inondato di mail il ministero dell'Ambiente», racconta Maurizio Paratore della Camar Plast di Domodossola, una delle imprese in prima fila nel posare le barricate. La partita, però, resta aperta. Il ministero chiarisce che quanto uscito dal Milleproroghe rientrerà tramite un emendamento o un decreto ad hoc. In tempi brevi. 
CRITERI - La materia del contendere non sono i sacchetti dei super. «Da noi la rivoluzione c'è già stata un anno fa. Oggi vendiamo il 70% in meno di borse usa e getta. E vincono le sporte riutilizzabili», constata per esempio Claudio Mazzini, responsabile sostenibilità e innovazione di Coop Italia. A fare gola ai produttori sono i sacchetti che escono dai piccoli negozi. Se fossero entrati i criteri di biodegradabilità di cui si parlava sotto Natale, anche il piccolo commercio sarebbe dovuto passare alle bioplastiche. Quelle fatte con amidi di mais, riso o patata al posto del petrolio. «Ma noi viviamo proprio delle forniture dei negozi», insiste Paratore. «Le grandi imprese possono riconvertire la produzione dalla plastica alla bioplastica. Noi no. E poi i piccoli negozi non vogliono la bioplastica. Piuttosto passeranno ai sacchetti di carta».
ADDITIVI - Nell'ultimo anno i piccoli produttori hanno sostituito la plastica tout court con la plastica con additivi. Sostanze (importate dall'estero) che facilitano la scomposizione dei sacchetti in tempi brevi. «Ma la plastica resta», non fa sconti Andrea Poggio di Legambiente. «Questi prodotti non solo non risolvono il problema, hanno anche garantito extraprofitti visto che i sacchetti fintobio vengono venduti a 10 centesimi come gli altri mentre i costi di produzione sono minori. Ora il governo li proibisca».
POLITICA DIVISA - Il rompicapo dei sacchetti di plastica divide anche il Pd. Da una parte gli ambientalisti (i senatori Francesco Ferrante e Roberto Della Seta) dall'altra l'onorevole Stefano Esposito. Che non ha dubbi: «Troppo facile fare gli ambientalisti sulla pelle di 20 mila lavoratori. Io non ci sto». «È il mercato, bellezza», ribatte Francesco Bertolini, presidente del Green management institute e docente alla Bocconi di Milano. «Ieri i pc hanno sostituito le macchine per scrivere, oggi cambia il settore dei sacchetti. E l'esigenza di tutelare l'ambiente è una motivazione più che valida».

Cucinare nella lavastoviglie? Un’idea meno balzana di quanto si potrebbe pensare!


Provate a chiedere a bruciapelo a un amico che cosa pensa della cottura in lavastovigliee quasi sicuramente vi risponderà che si tratta di uno spreco di acqua e di energia. In realtà, non stiamo parlando di far girare una lavapiatti vuota soltanto per cucinare, bensì di sfruttare gli angolini rimasti nei cesti per sistemarvi un contenitore a chiusura ermetica contenente cibi opportunamente conditi che cuoceranno durante il ciclo di lavaggio e asciugatura. Che, come tutti gli appassionati dell’ambiente sanno, consuma meno acqua ed energia del lavaggio a mano delle stoviglie. Gli alimenti non entreranno mai a contatto con il detersivo, ma solo con il calore dell’acqua.
Sui siti in lingua inglese si trovano alcune ricette ricorrenti, che paiono riuscire particolarmente bene, come i tranci di salmone (condito con olio, succo di limone, sale e pepe), le carote (al burro e aneto), la lingua di vitello (cotta in brodo con un trito di sedano, cipolla e una foglia di alloro, sale e pepe). La riuscita dei manicaretti non sorprende, perché in realtà, la cottura in lavastoviglie non è molto diversa dalla cottura sottovuoto che produce piatti sani e saporiti, senza provocare dispersione di preziosi nutrienti.
Nel panorama italiano c’è un libro pioneristico, intitolato Cucinare in lavastoviglie. Gusto, sostenibilità e risparmio con un metodo rivoluzionario opera di Lisa Casali, già nota per il suo blog e il libro sullacucina a impatto zero. Il testo fornisce tutte le istruzioni necessarie per cucinare nella lavastoviglie. E varie ricette, suddivise in base alla temperatura e alla durata el programma di lavaggio. La Casali garantisce che il metodo è pratico e sicuro al 100%. Seguendo passo passo le istruzioni del manuale – ben corredato da tabelle e fotografie – non sarà difficile diventare in fretta degli esperti e magari iniziare a sperimentare nuove pietanze con cui stupire i vostri ospiti.