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29/02/12

Eco-gadget impazzano: mPowerpad Solar Charger il caricabatteria solare che allontana insetti e zanzare…



Liberarsi di tutti quei caricabatteria che bisogna portarsi dietro per sopperire al bisogno di energia di cellulari, registratori, tablet ealtri aggeggi elettronici è il sogno di tutti noi.
Grazie all’azienda Power Third Wave, pare che questo desiderio sia destinato a diventare realtà con mPowerpad, il primo caricabatteria solare all-in-one presentato durante l’ultima edizione del CEAA (Clean Energy Expo Asia) di Singapore.

Oltre che uno strumento ‘green’ capace di ricaricare tutti i nostri dispositivi elettronici, mPowerpad è in grado di risolvere una serie di problemi ‘pratici’ insospettabili.
Ad esempio tenere lontani insetti come mosche, zanzare e tafani grazie agli ultrasuoni. mPowerad ci consente di lasciare a casa anche la torcia e la radio poiché tutte queste funzioni sono integrate in un unico strumento che si ricarica semplicemente con l’ energia del sole (il ché lo rende fondamentale in campeggio).

Le dimensioni di questo straordinario eco-gadget non superano quelle di un I-pad e il suo funzionamento si basa su unaccelerometro che regola la gestione delle funzioni selezionabili: basta inclinarlo in direzione del sole per sfruttare a pieno tutte le sue caratteristiche.

Eccovi un video in inglese che vi spiega meglio le caratteristiche del mPower:



La batteria da 2500mAh si ricarica in sole 6 ore e i Led incorporati consentono anche il passaggio dell’illuminazione in modalità ‘rilassante’, utilissima per la lettura.

Il suo prezzo? Circa ottanta dollari … ma come in questo caso, davvero ben spesi!

Smart For-Us: il pick-up elettrico della Smart,


Ha debuttato allo scorso Salone dell’Auto di Detroit, il nuovo modello di casa Smart: un mini pick-up elettrico pensato per i giovani e per gli sportivi, per il traffico urbano e per le gite fuori città.
Si chiama Smart For-Us e in 3,55 metri di lunghezza unisce le linee moderne e sportive di una due posti ad un comodo vano posteriore completo di e-bike.
Non è stata certamente la sola auto eco sotto i riflettori: quest’anno il Salone di Detroit si è caratterizzato per la rilevante presenza di auto ecologiche, ibride ed elettriche.
FOCUS: auto elettriche in commercio: tutti i modelli in arrivo nel 2012
In esposizione modelli di Ford, Mercedes, Toyota, Volvo e di tante altre case automobilistiche che hanno scelto di dare un segnale importante a livello di scelte aziendali: più prodotti a zero emissioni, più responsabilità ecologica. Un dato incoraggiante che dimostra come le aziende assecondino sempre più la domanda di sostenibilità che viene con forza da tutta la società civile.
La piccola Smart For-Us sembra rispondere a pieno a queste esigenze. Con un motore elettrico da 55kW e un’autonomia superiore ai 100 km, Smart For-Us permette di girare comodamente per il centro urbano e, grazie alle dimensioni ridotte, di ridurre drasticamente i tempi nella ricerca del parcheggio.
E, visto che non si vive di sola routine quotidiana, For-Us è anche un valido alleato nelle fughe del weekend: ogni amante della pedalata all’aria aperta adorerà l’idea di poter scendere dalla macchina, in ogni momento, e inforcare la bici, verso nuove mete. Nel vano posteriore infatti sono posizionate due e-bike a pedalata assistita, pronte all’uso.
Insomma, piccola, comoda, sportiva, green e… Smart!

AVVISO:

Come ben sapete, noi abbiamo una pagina facebook dove abbiamo tutte le notizie del blog, vorremmo iniziare la nuova visualizzazione "copertina" come imposto da facebook: avete immagini di copertina da consigliarci? Caricatele pure sulla nostra pagina!

Tra i rifiuti c’è un tesoro nascosto:


L’economia del recupero è cresciuta del 40%, ma ne sfruttiamo poco le potenzialità

MILANO - Le nuove miniere non si scavano sottoterra, ma nei bidoni dei rifiuti. L'economia del riciclo delle materie prime seconde è uno dei settori che cresce di più in questa difficile congiuntura europea. «Per un continente tradizionalmente povero di materie prime come il nostro, il riutilizzo dei materiali già presenti sul territorio rappresenta ormai una delle fonti primarie di approvvigionamento e un fattore chiave per la competitività del sistema industriale, soprattutto di questi tempi, con i prezzi delle materie prime alle stelle », spiega Corrado Scapino, presidente di Unire, l'associazione confindustriale che rappresenta le aziende del recupero rifiuti, promotrice dello studio annuale L'Italia del riciclo insieme alla Fondazione per lo sviluppo sostenibile di Edo Ronchi. Con quasi 34 milioni di tonnellate di materiali recuperati, nel 2010 l'economia italiana del riciclo è cresciuta del 40% rispetto al 2009. «Ma abbiamo ancora molto spazio per migliorare», commenta Scapino.
Noi & gli altriIn Europa lo slancio di valorizzazione del rifiuto è tale, che la Germania sta addirittura prendendo in considerazione l'ipotesi di andare progressivamente a scavare nelle discariche già bonificate, per tirar fuori anche da là i metalli rimasti sepolti nei secoli di utilizzo. Già oggi l'acciaio tedesco è prodotto almeno al 50% riciclando resti rottamati. Potrebbe essere così anche per l'Italia, dove il pattume genera un business da 15-20 miliardi — in base ai calcoli dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano — comprendendo tutte le attività connesse, dalla raccolta alla valorizzazione finale. Il settore gira attorno a 32 milioni di tonnellate di rifiuti urbani all'anno, per la cui gestione si spendono complessivamente tra 200 e 250 euro a tonnellata, e 150 milioni di tonnellate di rifiuti industriali, il cui smaltimento ovviamente ha costi ben più elevati. Ma qui il recupero dei materiali è molto meno efficiente.
Recupero
Con una produzione annuale di oltre mezza tonnellata pro capite, l'Italia è il terzo Paese europeo per dimensione del mercato dei rifiuti urbani, ma in questo segmento — secondo i dati del Politecnico — il riciclo si ferma al 33%, mentre il 53% finisce in discarica, con divari enormi da regione a regione (dal 9% della Lombardia al 99% della Sicilia), e solo il 14% dei rifiuti viene sfruttato come combustibile per produrre energia. Una situazione preoccupante, considerando che la Commissione europea si sta orientando per vietare le discariche in tutta l'Unione e impone di arrivare al 50% di riciclo entro il 2020. Germania, Austria, Svezia e Danimarca hanno già messo le discariche fuori legge e in questi Paesi, ma anche in Francia, Olanda e Belgio, il riciclo dei rifiuti urbani oscilla fra il 40 e il 70%. Il resto si brucia nei termovalorizzatori. Il salto di qualità del recupero, nel resto d'Europa, è avvenuto proprio con il divieto delle discariche. In Italia, invece, il rifiuto gettato in oltre mille discariche è troppo remunerativo per valorizzarlo come materia prima o combustibile.
RitardiDati sconfortanti arrivano anche dal recupero degli inerti in edilizia, che non supera il 10% su un totale gigantesco, di 60-70 milioni di tonnellate. Va un po' meglio nel recupero dei rifiuti industriali, dove i metalli si riciclano ormai all'80% e la carta al 60%. Aumenta anche il recupero dei rifiuti elettrici, che nel 2011 ha superato le 265 mila tonnellate, +6% rispetto al 2010. «Siamo finalmente oltre l'obiettivo europeo di 4 chili per abitante, ma c'è ampio spazio per crescere, visto che almeno due terzi degli elettrodomestici consumati scompaiono per mille rivoli e vanno a inquinare l'ambiente con i gas e le componenti chimiche tossiche che contengono», spiega Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom, il consorzio che se ne occupa. Se in Svezia o in Svizzera se ne recuperano 16 chili per abitante e in Germania 12, vuol dire che nel nostro sistema c'è qualcosa che non va, secondo Arienti. «In particolare, bisognerebbe facilitare il più possibile la restituzione degli elettrodomestici ai negozianti, senza costringere i cittadini a registrarsi con nome e cognome per ogni apparecchio vecchio che consegnano quando ne comperano uno nuovo», suggerisce. È anni che gli operatori interessati chiedono al governo di facilitare le consegne, senza successo.

Il peso (in)sostenibile delle nostre importazioni:



Solo caffè, cotone, carta e olio di palma «pesano» per mezza tonnellata all'anno di risorse per ogni italiano


MILANO - Quasi 8 miliardi di metri cubi di acqua utilizzati, oltre 34 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti emesse in atmosfera, 85 mila chilometri quadrati di terra sottratti ad agricoltura e biodiversità, più di 20 milioni di tonnellate di biomassa coltivata prelevati dagli ecosistemi, 38 milioni di tonnellate di sedimenti, rocce e minerali erosi. Un totale che vale mezza tonnellata di risorse all’anno prelevate in natura per ogni cittadino italiano. È il peso (in)sostenibile delle importazioni italiane di caffè, carta e pasta di carta, cotone e olio di palma: quattro risorse naturali collegate a settori industriali strategici del mercato italiano, quali il tessile, l’alimentare e il cartario, il cui prelievo in natura e relativa filiera produttiva hanno un forte impatto sull’ambiente, e di cui i protagonisti del mercato, a partire dalle imprese, devono assumersi la responsabilità.
ANALISI - I dati sono contenuti nello studio Market Transformation-Sostenibilità e mercati delle risorse primarie, realizzato da Wwf e Sustainable Europe Research Institute (Seri) in vista del summit mondiale sullo sviluppo sostenibile Rio+20, che analizza la pressione esercitata dai mercati globali sulle risorse naturali. Lo studio è realizzato con il supporto di UniCredit, che ha avviato un percorso sul tema della sostenibilità ambientale anche attraverso l’integrazione della valutazione dei rischi ambientali nelle proprie politiche di credito.
PROPOSTE - È proprio alle imprese importatrici italiane che il rapporto rivolge un appello alla responsabilità per ridurre il proprio impatto sulle risorse naturali, oltre a proporre soluzioni che vanno dall’adesione a standard di sostenibilità per l’approvvigionamento responsabile e sistemi di certificazione internazionalmente riconosciuti all’abolizione delle tariffe sull’importazione di materie certificate, dal trasferimento della pressione fiscale dalla forza-lavoro all’uso delle risorse naturali fino al consumo consapevole.
CAFFÈ - Le importazioni italiane di caffè (circa 470 mila tonnellate nel solo 2008) gravano sull’ambiente con 1.400 milioni di metri cubi acqua, circa 4 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, 1,6 milioni di ettari l’anno - ovvero più della superficie dell’intera Calabria - 700 mila tonnellate di materiali biotici e 6,5 milioni di tonnellate di materiali abiotici. In generale, per produrre un chilo di caffè sono necessari 12-14 metri quadri di terra arabile.

28/02/12

Aereo vola 72 ore di fila grazie al sole:

Il Solar Impulse, l'aereo capace di volare anche di notte grazie all'energia del sole, e' riuscito a compiere un volo, per ora simulato, di 72 ore. A pilotare il velivolo e' stato Andre Broschberg, che gia' l'anno scorso ha effettuato i viaggi "solari" fra Ginevra e Bruxelles, poi fra Bruxelles e Parigi. Durante le 72 ore di volo sono stati valutati molteplici fattori: la stanchezza, la comodita' dell'abitacolo, la nutrizione, l'attenzione, i servizi igienici, gli esercizi per prevenire un colpo di sonno e il comportamento del pilota in condizioni di privazione del sonno. La squadra ha potuto testare la sfida che viene posta da lunghi voli dal punto di vista umano e studiare importanti informazioni per pianificare il volo intorno al mondo, previsto per il 2014.

Gli OGM sono tossici: la Francia chiede il divieto per il mais MON810,


mais ogm tossico
Arriva da studiosi francesi e tedeschi una ricerca che sostiene la tossicità del mais OGMMON810 di Monsanto. Christoph Then che dirige la Testbiotech a Monaco di Baviera spiega che ci sono prove che il mais OGM produce una tossina dannosa per gli esseri umani e che entra nella catena alimentare attraverso i mangimi animali contaminando anche il suolo e le acque. A condurre gli esperimenti presso l’Università di Caen il professore Gilles-Eric Séralini che ha supervisionato lo studio e che spiega:
In conclusione, questi esperimenti dimostrano che i rischi di tossine Bt e di Roundup sono stati sottovalutati.
Infatti, secondo la nuova pubblicazione, dosi anche estremamente basse di formulazioni a base di glifosato ossia il pesticida Roundup, usato assieme al MON810 possono danneggiare le cellule umane e questi risultati sono in accordo con diverse altre indagini che evidenziano rischi per la salute imprevisti connessi con le preparazioni di glifosato.
Il mais OGM che ebbe parere positivo nel 2008 dall’EFSA non è ammesso alla coltivazione in Austria, Germania, Grecia, Ungheria e Lussemburgo, mentre la Francia minaccia di re-imporre il proprio divieto, nonostante la moratoria del 2008 confermata anche per quest’annose non dovesse intervenire l’Ue. Infatti Oltralpe si vivono giorni di tensione da quando la scorsa settimana è stata rinnovata la richiesta di autorizzazione per il MON810. Il governo francese ha indirizzato perciò una nota alla Commissione europea in cui chiede sostanzialmente di ergersi a giudice in questa vicenda e la consultazione è stata fissata con urgenza per il prossimo 6 marzo. Dunque fino ad allora ambientalisti e oppositori alle colture geneticamente modificate stanno esercitando pressioni su un governo che è in piena campagna elettorale essendo prossime le presidenziali.
La Monsanto da parte sua ha sempre sostenuto che il MON810 così come altre colture geneticamente modificate siano sicure e rispettose dell’ambiente producendo rendimenti più elevati. Ciò grazie al fatto che richiedono meno pesticidi e meno acqua rispetto alle sementi convenzionali. Anche la stessa EFSA, Autorità europea per la sicurezza alimentare, nel 2009 ha emesso un valutazione positiva sul MON810, essendo:
sicuro quanto la sua controparte tradizionale per quanto riguarda i potenziali effetti sulla salute umana e animale ed è improbabile che possa alcun effetto negativo sull’ambiente.
Un medesimo studio nel 2004 aveva raggiunto analoghi risultati.
Via | EuractivTestbiotech
Foto | Flickr

Milano più a misura di bicicletta: raddoppia il bike-sharing e aumentano del 613% le multe per le soste sulle piste ciclabili,


La città di Milano si sta impegnando nel rivolgere una maggiore attenzione alle necessità di coloro che sempre più prediligono spostarsi inbicicletta. L’intento certamente positivo nei confronti dei ciclisti, nel giro di poche settimane, ha avuto un risvolto eclatante e forse spiacevole per gli automobilisti, che dovranno imparare a rispettare maggiormente gli spazi di transito riservati a chi viaggia in bicicletta. Le multe per sosta sulle piste ciclabili del capoluogo lombardo sono infatti aumentate del 613% nel giro di soli sei mesi.
Tale è il risultato di una vera e propria operazione a favore dei ciclisti che il Comune di Milano ha posto in essere da agosto 2011 a gennaio 2012. Secondo i dati resi noti ufficialmente dal Comune, le multe nel solo 2012 sarebbero state ben 543, contro le 64 del 2011. si tratta di un segnale dell’aumento dell’efficienza dei controlli relativi alle aree destinate al transito dei ciclisti, in difesa del loro diritto di poter pedalare lungo piste ciclabili sgombre da qualsiasi ostacolo.
L’impegno di Milano nel favorire la mobilità sostenibile è incrementato a seguito del provvedimento Area C, che da un lato ha spinto il comune a potenziare le corse dei mezzi pubblici e dall’altro ha visto salire il numero dei cittadini e dei pendolari che hanno deciso di avvalersi della comodità del servizio di bike sharing messo a loro disposizione in punti sempre più numerosi del capoluogo meneghino. Sono ben 2000 le persone che ogni giorno decidono di inforcare una delle biciclette arancioni marchiate Atm del servizio BikeMi.
Secondo i dati raccolti dal comune, ad avvalersi del servizio sarebbero soprattutto gli uomini, con una percentuale del 60% rispetto al 40% raggiunto dalle donne. In entrambi i casi, si tratterebbe per la maggior parte di impiegati, i quali preferirebbero raggiungere giornalmente il proprio ufficio in bicicletta. Gli abbonamenti al servizio sarebbero a dir poco raddoppiati rispetto allo scorso anno.
Milano ha intenzione di rendere le proprie strade sempre più vivibili per i ciclisti ed ha in programma di orientare le proprie risorse economiche verso il miglioramento delle condizioni delle piste ciclabili e verso la realizzazione di parcheggi per bici con rastrelliere ad hoc. Le 120 postazioni dedicate al bike sharing passeranno presto da 120 a 130, con dieci nuovi punti collocati in zone situate al di fuori della Cerchia dei Bastioni.
L’impegno milanese è stato suggellato dall’adesione del sindaco Giuliano Pisapia alla campagna #salvaciclisti, che si è rapidamente tramutata in una proposta di legge volta a favorire l’impiego della bici nelle nostre città. Ciò che il Comune di Milano, attraverso l’Assessore all’Ambiente e alla Mobilità Pierfrancesco Maran, tiene a ricordare, è che dovranno essere i ciclisti stessi a favorire la messa in opera concreta di norme e provvedimenti a loro rivolti.
Ognuno dovrà imparare sia a fare valere i propri diritti che a rispettare i propri doveri e le regole del codice della strada dedicate ai chi si muove in bicicletta. Per facilitare ciò, è stato preparato un e-book, scaricabile gratuitamente dal sito web del Comune di Milano, che riporta in maniera chiara e dettagliata tutti i consigli per chi si sposta sulle due ruote più ecologiche e che comprende diverse indicazioni necessarie perevitare incidenti e scontri con le automobili e tutte le sanzioni previste per i trasgressori.
milano_biciclette
Scarica i Consigli per la sicurezza di chi va in bicicletta

Come coltivare sul balcone il topinambur (rapa tedesca o carciofo di Gerusalemme):


topinambur
Somiglia ad una patata molto mal riuscita ma il suo sapore è più simile a quello di un cuore dicarciofo (da qui il suo nome comune carciofo di Gerusalemme), il topinambur è un tubero infestante e una specie finita nella lista nera nel nostro paese delle "specie aliene", essendo nativa del nord America. Vedendo la pianta, però, non possiamo fare a meno di dire che èdavvero deliziosa: infatti il topinambur (conosciuta anche come Rapa tedesca) cresce facendo delle fantastiche e molto alte margherite gialle (cosa che si può ben capire dal suo nome scientifico Heliantus tuberosus) e come non innamorarsi di questi fantastici fiori? E allora perché non coltivarle sul proprio balcone?
Insomma non hanno bisogno di alcuna cura, hanno bisogno di pieno sole, non necessitano di troppa acqua e producono una quantità enorme di cibo se coltivati.
Basta che vi procuriate i tuberi dal vostro fruttivendolo e li seppelliate proprio in questo periodo (da gennaio a marzo) appena sotto la terra in un bel vaso o nel vostro giardino ponendo al di sopra anche un po' di foglie secche o di paglia, ciò che in gergo si chiamapacciamatura per proteggere i futuri germogli. Poi passate all'annaffiatura e null'altro, come detto non hanno bisogno di troppe cure.
topinambur_fiori
Potrete fare la vostra prima raccolta verso la fine dell'estate non appena le piante saranno secche così da non rinunciare ai fantastici fiori gialli perché, dato che siamo su un balcone o in un giardino,anche l'occhio vuole la sua parte, ricordando che non siete costretti a raccogliere tutti i tuberi insieme bensì potrete raccoglierne poco per volta, 4-5 la settimana in modo daallungare i vostri tempi di raccolta, ricordandovi, però, di non raccoglierli tutti altrimenti niente più topinambur!
topinambur_raccolta
Una volta raccolti questi tuberi vanno conservati in frigo e mangiati entro 4-5 giorni dalla raccolta.
topinambur_cucina
I tuberi del topinambur non contengono glucosio e quindi sono perfetti per chi è diabetico, inoltre lo zucchero complesso di riserva non è l'amido (come per le patate), ma l'inulina per questo non esagerate con il suo consumo altrimenti la formazione di gas da parte del vostro intestino sarà inevitabile.
Il topinambur può essere consumato sia crudo che cotto, in insalata, a vapore condito con un filo di olio evo ed una spolverata di pepe nero.

Veicoli elettrici Renault Z.E.: la gamma di veicoli elettrici a zero emissioni


E’ stata recentemente presentata la gamma completa dei veicoli elettrici Renault (Renault Z.E.) a zero emissioni.
La casa francese sta compiendo sforzi notevoli per cercare di lanciare sul mercate le proprie autovetture elettriche e dobbiamo ammettere che è una delle poche case automobilistiche che sta facendo davvero sul serio con iniziative come il Renault Fluence ZE in tour.
La gamma Renault Z.E. comprende la berlina familiare Fluence Z.E., la furgonetta commerciale Kangoo Z.E. e l’innovativo urban crosser Twizy di cui vi abbiamo già parlato in questo articolo: Renault Twizy, definito il prezzo di listino: 6.990 Euro
Eccovi alcuni dettagli ulteriori su tutti e tre i modelli:
  • Cominciamo dalla berlina Fluence Z.E. che consente di trasportare comodamente 5 persone ed è equipaggiata con una motorizzazione elettrica da 70 kW, ed ha un’autonomia di 185 km.
  • Sul fronte dei veicoli commerciali ecco invece la furgonetta elettrica Kangoo Z.E., destinata a flotte ed operatori professionali e che è  nata per il trasporto delle merci in ambito urbano e quindi per le consegne o gli interventi di prossimità. Ha na capacità di carico di 650 kg ed è equipaggiata con una motorizzazione elettrica da 44 kW, con un’autonomia media di 170 km.
  • Per ultima ma sicuramente la più innovatica come design, arriva l’urban crosser Twizy con 4 ruote e 2 posti in linea, ideale per il traffico cittadino. È disponibile in due versioni: Twizy 45, con una velocità massima di 45 km/h, e Twizy con una velocità massima di 80 km/h. Interessante è anche il fatto che possa essere guidata a partire da 14 anni e che con una sola ricarica percorra 100 km, con un tempo di ricarica completodi 3 ore e 30 minuti.
Renault ZE, la gamma completa
Renault ZE, la gamma completa
Interessante anche la politica commerciale che riguarda la gamma Renault Z.E., che è stata battezzata come “One Stop Shopping”: i prezzi tendono ad essere mediamente accessibili, ad esempio è possibile noleggiare la  batteria ed inoltre presso la rete Renault sono disponibili tutti i servizi correlati all’auto elettrica, come la possibilità di acquistare direttamente in Concessionaria l’infrastruttura per la ricarica domestica ed anche di sottoscrivere un abbonamento per l’energia elettrica.

27/02/12

Come nutrire il mondo? il video di Denis van Waerebeke:



Vi segnaliamo questo bel video di  Denis van Waerebeke che in realtà nasce per spiegare a bambini delle scuole  medie di Parigi come mai nel cosidetto primo mondo il tasso di obesità stia dilagando mentre nel “mondo medio”, una persona su sette sia sottoalimentata e malnutrita…
Il video è realizzato con la tecnica delle infografiche ed è stato presentato alla mostra “Bon Appetit” a Parigi nella ”Cité des Sciences“.
Nel video emerge un concetto base: banalizzandolo, i contadini nelle aree depresse hanno sacrificato le colture tradizionali alimentari a favore ad esempio della coltivazione del cotone e paradossalmente intere nazioni hanno sviluppato una vera e propria “Food dependence”, esportando prodotti non alimentati ed essendo di conseguenza costrette ad importare il cibo primario.
In caso però di svalutazione del valore del cotone ad esempio, il gioco si rompe e non è più possibile importare cibo, dando cosi’ origine allo squilibrio del sistema.
Le popolazioni locali dovrebbero  tornare a produrre la vecchia catena degli alimenti locali, purtroppo non è nè facile nè immediato e sopratutto impossible senza un vero coinvolgimento degli attori del primo mondo, noi cioè….
Non vi rubo altro tempo, buona visione, sono 9 minuti circa molto interessanti.

Biciclette riciclate, dal Brasile la Muzzi cycle realizzata con i rifiuti delle discariche:


biciclette riciclate muzzi cycles
La bici è il mezzo ecologico per eccellenza, ma una bici riciclata, realizzata con i rifiutirecuperati dalla discarica e dalle strade, è ecofriendly al quadrato. Parliamo della Muzzi cycle, una bici in vendita su Internet, che prende il nome dal suo ideatore, l’artista Juan Muzzi.
Muzzi recupera dalle discariche e dai cassonetti bottiglie di plastica, rifiuti in nylon, polipropilene, abs, per costruire delle city bike, rigorosamente senza vernici. Anche il costo è sostenibile, dal momento che sono in vendita a 140 dollari. Tra i vantaggi di queste biciclette riciclate, c’è sicuramente il fatto che non arrugginiscono e non necessitano di paraurti. A Muzzi veniva dato del visionario inizialmente, ma ora la Muzzi Cycles è una fabbrica avviata in Brasile, grazie ai finanziamenti iniziali ricevuti dal Banco Uruguaiano.
Pensate che ogni anno riesce a riciclare oltre 15 milioni di bottiglie in Pet, 132.000 telai di bicicletta, con un risparmio di CO2 stimato in 2.738.227 kg. Trovate maggiori informazioni sul sito www.muzzicycles.com.br


25/02/12

Con il caro-benzina per lo meno aumentano vertiginosamente le richieste di car pooling:


Ci arrivano dal sitoPostoInAuto.it i risultati di uno studio sull’andamento delle iniziative di car pooling (anche noto come car sharing) nel nostro paese. Che in breve potrebbe essere riassunto così: il numero di passaggi è aumentato di più del 300% nel giro di un anno. Queste sono buone notizie per l’ambiente, anche se avremmo preferito che il cambiamento di abitudini fosse stato spontaneo (come in molte altre nazioni europee) e non meramente dettato dall’aumento spropositato del prezzo della benzina e del gasolio (che comunque stanno portando a un innalzamento dei prezzi in ogni settore).
Ma torniamo ai dati: i posti auto condivisi erano 29.000 nel febbraio 2011, a un anno di distanza siamo a 100.000. A livello geografico, le regioni più interessate al nuovo trend sono Lombardia, Emilia, Veneto, Toscana, Lazio e Puglia – prevalentemente le grandi città come Roma, Milano, Bologna, Modena, Verona e Pavia. La tratta più gettonata è ovviamente Milano-Roma e viceversa, seguita da Roma-Bologna, Roma-Firenze e Firenze-Milano. Le richieste sono più per le lunghe distanze che per l’attività di pendolari, dunque. Ma la speranza è che anche questa tendenza cambi.
Le fasce di età più propense all’utilizzo di questo tipo di servizio sono quelle giovani (25-34 anni). Per fortuna le nuove generazioni sono più propense a cercare il low-cost. Molti di questi utenti sono studenti e il 36% sono donne (per la sicurezza si organizzano anche gruppi di viaggio esclusivamente femminili).

Design eco-friendly: Test Tube Chandelier è il lampadario fiorito,


Questo lampadario è in grado di ‘fiorire’ grazie ai piccoli flaconi di cristallo che lo compongono. I flaconi possono essere riempiti con fiori, piante e vegetali di ogni forma e colore, trasformandosi in una cascata luminosa davvero sorprendente. I sottilissimi tubi, simili a vasi, possono essere decorati secondo varie combinazioni floreali e riempiti con acqua colorata in modo da rendere ancora più appariscente l’effetto finale.
Splendido esempio di design green, il lampadario di Pani Jurek reinventa il concetto di illuminazione domestica e il rapporto stesso tra oggetto e possessore che diventa magicamente interattivo.
Tutto quello che resta da fare è sbizzarrire la fantasia!
Se ti piace il design eco-friendly, guarda questi articoli:
testtube-chandelier
test tube chandelier

24/02/12

Organic Pack, il take away 100% riciclabile:


organic pack
Un usa e getta un po’ più sostenibile, quello ideato dai designers dello IED di Milano Matteo Vilardo, Luke Hornung e Caterina Gobbi. Per chi proprio non può fare a meno di mangiare qualcosa al volo fuori per motivi personali o di lavoro, i tre hanno elaborato un nuovopackaging, 100% riciclabile.
Nell’ambito del progetto Organic Pack, i tre designers hanno ideato tre soluzioni, in base alle esigenze specifiche dei consumatori. Il primo contenitore è il monoporzione Heat & Eat, che tramite una reazione termica consente di riscaldare il cibo in poche mosse. Sotto & Sopra è un monoporzione che si può utilizzare come padella e come piatto. Infine c’è Pop up pan, che comprende 25 scatole in alluminio che all’occorrenza si trasformano in padelle. Tutti i contenitori, come anticipavamo, sono riciclabili al 100%.
Organic pack 1 Organic pack 3 Organic pack 4
 Organic pack 5 organic pack
Via | IED
Foto | Adi design