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19/01/12

Biodegradabile e compostabile non sono sinonimi (e la distinzione è importante per la raccolta differenziata) :


Compostaggio e compostabilitàbiodegradazione ebiodegradabilità sono concetti diversi spesso confusi e fonte di equivoci. Biodegradabile significa “che può essere decomposto da alcuni organismi in composti più semplici” ovvero che le sue componenti, prima o poi, torneranno alla natura – ma senza specificare quanto tempo sia necessario per questo processo – perciò potrebbe trattarsi anche di centinaia di anni. Si definisce invece compostabile un materiale che è non solo biodegradabile, ma anche disintegrabile e con bassi livelli di metalli pesanti; e soprattutto che il processo di decomposizione deve avvenire nel giro di appena tre mesi (a suo tempo abbiamo parlato di cosa si può compostare).
Come dire: ciò che è compostabile è sicuramente biodegradabile, ma non è necessariamente vero il contrario.
Al di là della questione scientifica, questa differenza ha delle implicazioni pratiche per quanto riguarda laraccolta differenziata dei rifiuti. Infatti, sappiamo da più di un anno a questa parte i vecchi sacchetti di plastica usa-e-getta sono al bando e che per legge bisogna utilizzare buste in bioplastica o in carta. Ma non tutti i sacchetti attualmente in circolazione sono in grado di essere “digeriti” rapidamente dalla natura. Sono sicuramente compostabili i sacchetti di carta e i sacchetti di bioplastica (riconoscibili al tatto per la superficie vellutata e il particolare odore, non gradito a tutti – oltre che perché certificati dal logo Compostabile). Perciò entrambi vanno bene per conferire la raccolta della frazione umida. Ma sono in circolazione anche tante buste su cui campeggiano spesso le scritte Biodegradabile, Riciclabile, Ecocompatibile, ma non la parola importante, cioè Compostabile. Queste non devono essere utilizzate per la raccolta dell’organico.
Ma allora, dove bisogna buttare i sacchetti biodegradabili ma non compostabili? Per il momento le aziende municipali di raccolta dei rifiuti delle varie città italiane danno risposte diverse. Alcune le accettano nella plastica, altre optano per l’indifferenziata. Per sicurezza, conviene purtroppo ancora fare una telefonata al numero verde della vostra zona.

Alla ricerca di ostelli eco-friendly in Europa:


Sempre più persone desiderano unire la passione per il viaggio al rispetto per l’ambiente. Viaggare “verde” sembra essere diventata un’esigenza morale di molti. Oggi nelle principali capitali mondiali è possibile soggiornare in strutture che hanno fatto propria la causa del rispetto per l’ambiente e offrono un servizio di qualità a basso impatto sul già fragile Pianeta Terra.
Per esempio, tra i diversi ostelli a Praga, il St Christopher’s at the Mosaic House di cui vedete una foto qui a lato è sicuramente quello a cui assegnare il bollino verde.
L’ostello utilizza infatti energia pulita prodotta tramite pannelli solari, quest’energia alimenta ilriscaldamento e garantisce acqua calda. L’architettura stessa dell’ostello è stata pensata ai fini di risparmio energetico e la temperatura in tutte le stanze è regolata da sensori elettronici che limitano al minimo gli sprechi.
Nel caso la vostra passione per il viaggio vi porti a Barcellona, avrete l’opportunità di soggiornare aUrbany Hostel un altro esempio di alloggio dove modernità fa rima con rispetto per l’ambiente.
L’edificio stesso che ospita l’ostello è stato progettato seguendo criteri architettonici e parametri di rispetto ambientale oltre che utilizzando, quando possibile, materiali riciclati.
L’ostello poi ha introdotto una serie di pratiche innovative in materia di rispetto ambientale come sistemi atti a limitare l’inquinamento acustico oltre ad un innovativo sistema di cattura e riciclo dell’acqua piovana. Il 50% dell’acqua utilizzata dall’ostello è infatti acqua piovana suggestivamente depurata. Per completare questo capolavoro di rispetto ambientale, l’ostello utilizza tecnologie elettriche a basso consumo.
La vostra anima verde vi spinge fino ad un paese meraviglioso come il Portogallo? Ad Averio potrete, anzi dovrete, soggiornare presso il Rossio Hostel, che vanta il riconoscimento come primo ostello ecologico lusitano.
Per 10 mesi l’anno il 100% dell’acqua calda utilizzata dall’ostello viene prodotta sfruttando l’energia pulita prodotta da pannelli solari. L’energia prodotta da questi pannelli è anche sufficiente a soddisfare il fabbisogno dell’intero ostello grazie anche a un’oculata politica di risparmio energetico. L’ostello attua anche una rigida e capillare polita di riciclo ed utilizza materiali e prodotti per la pulizia a basso impatto ambientale.
Questi sono solo alcuni esempi di splendidi “ostelli verdi” nelle principali città europee. Rispetto al passato, la novità è che ora ne esistono, basta cercarli. Viaggiare per il pianeta è stupendo, ma rispettarlo è obbligatorio!

La prossima generazione di OGM ai microRNA potrebbe essere particolarmente pericolosa:


Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature potrebbe convincere anche i più ottimisti sulla spiccata pericolosità dei cibi geneticamente modificati per la salute dell’uomo. Si tratta di una ricerca svolta dall’università cinese di Nanchino nella quale i ricercatori hanno appurato che il materiale genetico chiamato microRNA (piccole molecole di RNA endogene la cui potenza è stata scoperta solo un decennio fa) proveniente dal riso OGM riesce a sopravvivere al processo digestivo umano, viene assorbito in altri organi del corpo, con ripercussioni sulla funzione di produzione del colesterolo, con gravi rischi per la salute.
Non è la prima volta che uno studio denuncia i rischi per la salute insiti nei cibi geneticamente modificati. Per esempio, è già stato provato che il mais OGM causa danni agli organi di animali da laboratorio. E che la soia di questo tipo è in grado di alterare la struttura cellulare delle cavie con essa nutrite.
Naturalmente, i difensori della modificazione genetica degli alimenti, fanno notare che il fenomeno del trasferimento genetico mediante il consumo si applica a tutte le piante e gli ortaggi e che in questo senso, i cibi geneticamente modificati sono sostanzialmente equivalenti a quelli naturali. Aggiungono che il DNA (e il corrispondente RNA) è presente in quasi tutti i cibi, che non è di per sé tossico, né pericoloso. Quindi, il fatto di aver trovato del materiale geneticamente attivo che passa da piante a uomini non sarebbe una novità e non dovrebbe cambiare le convinzioni sui raccolti derivanti da ingegneria genetica.
Ma questa volta la novità che che lo studio cinese riguarda i microRNA, ovvero, proprio il tipo di materiale genetico che le aziende biotecnologiche sperano di usare nella prossima generazione di cibi OGM. Finora la maggior parte delle modificazioni apportata ai raccolti di mais, soia e cotone erano volte ad alterare le funzioni delle piante, in modo da renderle più resistenti agli attacchi dei parassiti e delle erbe infestanti. Ma l’uso dei microRNA mira a bloccare le funzioni di geni specifici non nelle piante, ma negliinsetti.
Ovviamente, lo studio cinese citato richiede conferme e ulteriori ricerche, ma solleva pesanti interrogativi sulla sicurezza dell’impiego dei microRNA. Infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’uomo e gli insetti hanno in comune una parte sorprendentemente grande del loro DNA; perciò è assolutamente possibile che i microRNA studiato per colpire uno specifico gene negli insetti possa avere un effetto non prevedibile sugli esseri umani, che lo acquisirebbero nutrendosi delle piante.
E la tecnologia del microRNA pone un rischio ambientale ancora maggiore: esistono anche molti insetti innocui, come varie specie di scarafaggi, strettamente imparentati con i parassiti dei raccolti agricoli che con essi coincidono sugli stessi terreni agricoli. E’ difficile immaginare di riuscire a trovare un gene mirato soltanto all’insetto “cattivo” che non farà del male ai suoi cugini innocenti – ma forse questo non è tanto importante per le industrie biotech.