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14/03/12

Bringme: un esempio italiano di Social Carpooling!


Il carpooling, nato negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale come strumento per il risparmio di carburante, si esplicita attraverso lacondivisione della propria autovettura rendendosi disponibili a trasportare altre persone in cambio di un piccolo contributo spese.
Quotidianamente in Italia, decine di migliaia di automobilisti percorrono il tragitto casa–lavoro–casa con la propria auto lasciando inutilizzati i posti disponibili al suo interno. Lo stesso tragitto, negli stessi orari, viene percorso da altri automobilisti e altrettanti lo percorreranno su treni, bus e tram.
Grandi concerti, feste o manifestazioni radunano migliaia di persone con le stesse passioni, in un unico luogo. Così come le festività inducono grandi flussi di turisti verso le mete più gettonate del periodo: città d’arte, capitali europee, lidi costieri o montagne innevate.
Mediante il carpooling e la piattaforma gratuita offerta da Bringme è possibile individuare uno o più compagni di viaggio con i quali dividere i costi, ridurre l’inquinamento atmosferico generato dalle emissioni di gas di scarico e perché no, conoscere nuovi amici con i quali condividere una passione o un lungo viaggio di piacere.
Nato come soluzione alternativa alla mobilità privata, oggi Bringme, ricopre un duplice ruolo:
• strumento “anti crisi” capace di ridurre il costo del carburante e dei pedaggi autostradali di oltre il 70%
• servizio per il raggiungimento di una mobilità più sostenibile, perché è in grado di indurre un abbattimento immediato, delle emissioni.
Come si diventa carpooler? Avvalersi dei vantaggi di questo servizio e diventare carpooler è davvero semplicissimo. Su www.bring-me.it è possibile visionare, senza alcuna registrazione, tutti i viaggi già pubblicati e, attraverso la mappa interattiva o la ricerca geografica, individuare il nostro compagno di viaggio.
Le sezioni “sport” ed “eventi”, costantemente aggiornate, vi offrono un palinsesto con tutti i principali concerti, eventi sportivi, manifestazioni e fiere in programma nelle prossime settimane e vi consentono di cercare un passaggio o un passeggero con il quale condividere non solo il viaggio ma anche le vostre passioni.
Nel caso non abbiate trovato il vostro passaggio o un passeggero, in pochi clic potrete inserire un vostro annuncio, sempre gratuitamente, e postarlo nella banca dati di Bringme. Quotidianamente, centinaia ed in alcuni casi migliaia di utenti visitano Bringme e tra loro sicuramente vi sarà qualcuno interessato al vostro tragitto.
La sicurezza del carpooling online
Molti di voi saranno scettici o preoccupati nel condividere un viaggio con uno sconosciuto ed è qui che Bringme ha ideato alcuni strumenti per innalzare la sicurezza dei suoi utenti:
• Utenti certificati: gli utenti possono, in qualunque momento, elevare il proprio status di utente a “utente certificato” inviando una copia di un documento di identità. Il documento verrà visionato da un addetto che ne verificherà la veridicità dei dati inseriti attribuendogli lo status di “utente certificato”, che da quel momento comparirà come contrassegno chiaro e immediato accanto a ogni annuncio che essi inseriscono.
• Viaggi “donna per donna”: il pubblico femminile potrà inserire viaggi consultabili solo da utenti “donna”. La certificazione unita a un viaggio donna per donna garantisce il pieno soddisfacimento delle esigenze di sicurezza.
• Feedback: ogniqualvolta venga concordato un viaggio è possibile rilasciare e ottenere un feedback da parte del compagno di viaggio e i risultati ottenuti saranno resi pubblici in modo da essere consultabili da chiunque si accinga ad accettare un annuncio.
Alcuni dati su Bringme
A oggi sono presenti oltre 2400 viaggi in partenza nelle prossime quattro settimane per un totale di oltre 9000 posti disponibili. Bringme è seguito da 4300 fan in tutta Italia, il 54% sono donne e il 46% uomini.
Vi aspettiamo numerosi su Bringme Social Carpooling e buon viaggio!
Gerard Albertengo
mail: info@bring-me.it

Biocarburanti: come produrre biodisel utilizzando le alghe. Ce lo spiega la T.M. di Modena!


algheIn un mercato dell’energia libero e sempre più competitivo, le aziende stanno investendo in nuovi strumenti per migliorare l’efficienza energetica e salvaguardare l’ambiente.
In questo scenario – dominato dal continuo aumento dei costi energetici – l'ultima direttiva UE, recepita anche in Italia, ha aperto grandi spazi per la crescita dei biocarburanti in Europa che in pochi anni ha raggiunto la leadership a livello mondiale, seguita a lunga distanza dagli Stati Uniti. Di pari passo è cresciuto però anche il dibattito scientifico sull'opportunità di produrre biocarburanti di origine vegetale, anche sulla base delle indicazioni della FAO che segnala con preoccupazione il diffondersi delle colture destinate alla produzione di biodiesel a discapito di quelle per l'alimentazione.
Per rispondere a queste istanze, una nuova modalità di produzione di biodiesel è stata messa a punto dalla società italiana T.M. di Modena grazie all’impiego delle alghe, il vegetale più antico del mondo che produce il 40% dell’ossigeno mondiale, assorbe la CO2 presente nell’atmosfera proveniente per esempio da produzioni industriali o da teleriscaldamento, non ha bisogno di terra coltivabile e quindi non sottrae spazi alle colture alimentari.
Con la collaborazione di alcune Università italiane e della società di consulenza ES Consultant di  Shandong  - ha sottolineato Michael Magri, direttore generale di T.M. – abbiamo perfezionato il funzionamento del fotobioreattore utilizzando nel processo produttivo un ceppo di alghe che garantisce una maggiore resa rispetto alle prime realizzazioni di questo tipo di impianti.  Il risultato è una maggiore produzione di Biodiesel e un maggiore assorbimento di CO2 nell’atmosfera”.
T.M.  ha presentato in anteprima questa nuova tecnologia nel novembre scorso alla fiera delle energie rinnovabiliCIGIPTS (China International Green Innovative Products and Technologies Show) di Guangzhou ed è attualmente in fase di sperimentazione presso alcuni impianti pilota in Cina e in Europa. La società ha dichiarato che l’investimento richiesto per la realizzazione dell’impianto varia da 8 a 20 milioni di euro a seconda della quantità di Biodiesel che si intende produrre.

Aqua for Life: al via la nuova campagna di Armani per l’accesso all’acqua in Ghana


raccolta_acquaL’acqua sarà al centro della seconda edizione della campagna benefica di Giorgio ArmaniAqua for life. Il famoso stilista ha infatti lanciato, dopo gli ottimi risultati raggiunti lo scorso anno, la nuova edizione dell’iniziativa in collaborazione con Green CrossInternational, l’associazione non governativa fondata da Mikhail Gorbacev.
L’accesso all’acqua, come sappiamo, è ancora un diritto negato in molti Paesi del mondo. Partendo da questo elemento, nel 2011Armani aveva stabilito una partnership con GCI per favorire l’accesso alle risorse idriche in Ghana. Il programma aveva beneficiato 16 comunità nella regione Volta del Paese africano. La campagna di comunicazione aveva riscosso ottimi risultati grazie alla risonanza offerta dal marchio Armani e quest’anno si ripromette di pareggiare, se non di superare, le performance degli anni passati.
Diversi i modi di partecipare: sia acquistando i profumi che proprio all’acqua si associano (Acqua di Giò e Acqua di Gioia) sia contribuendo a diffondere la campagna sui social media. Ogni “mi piace” su Facebook corrisponderà a 50 litri di acqua per le comunità del Ghana e - quest’anno - anche della Bolivia. “Sono sempre stato consapevole dei problemi connessi all’ambiente e in particolare all’acqua, un elemento che amo molto perché è rigenerativo, prezioso ed essenziale per vivere”, ha affermato lo stilista.
Ma in quale maniera Armani può effettivamente contribuire al benessere delle comunità inserite nel progetto? La parte operativa è affidata a GCI, che nel quadro del progetto “Smart Water for Green Schools” si occuperà di implementare soluzioni per la costruzione di sistemi di raccolta dellacqua. I risultati del 2011 hanno mostrato chiaramente che l’accesso all’acqua può cambiare in maniera determinante le prospettive di una comunità. Lo sforzo intrapreso dal brand, indubbiamente, può contribuire a tenere alta l’attenzione su un problema spesso sottovalutato e dalle conseguenze drammatiche, a partire dall’alta mortalità infantile.
Del resto, nel caso di Armani si può parlare di impegno sociale e green consolidato nel tempo: già nel 2002 l’azienda ha vinto il “Product/Industrial Design Award” nell’ambito del Global Green Sustainable Design Awards, manifestazione nata nel 1999 per premiare le aziende più virtuose dal punto di vista ambientale e sociale. In particolare, il riconoscimento ottenuto da Armani premia le aziende i cui prodotti sono in grado di promuovere allo stesso tempo l’innovazione del design e la responsabilità ambientale. La ricerca sui materiali e la volontà di ridurre gli sprechi continuano a caratterizzare il grande brand, che in occasione dei British Academy Film Awards ha vestito con abiti di lana etica e materiali riciclati star del calibro di Michael Fassbender e Colin Firth.
Armani, dunque, può legittimamente farsi portatore di un messaggio sulla responsabilità ambientale. In questo modo, oltre a promuovere una buona immagine del proprio brand, contribusce a sensibilizzare un ampio pubblico su tematiche sociali e ambientali, sostenendo l’azione di chi, come Green Cross International, da anni lavora sul campo. Aqua for Life, alla sua seconda edizione, si conferma come esempio virtuoso di una campagna di comunicazione dal forte valore etico. Che, grazie ai social media, permette anche a chi non desidera acquistare prodotti Armani, di migliorare sensibilmente le prospettive di migliaia di persone.

Coca Cola e Pepsi: colorante davvero cancerogeno? RITIRATO DALLA BEVANDA!!


colorante coca-cola
Il colorante rimosso recentemente dalla ricetta della Coca Cola e dalla Pepsi perché consideratocancerogeno , sembrerebbe meno pericoloso di quanto paventato dalle autorità californiane.
Appena due giorni fa i due colossi americani delle bevande gassate hanno annunciato di aver escluso dall'elenco degli ingredienti delle loro bevande il colorante 4-methylimidazole, etichettato come cancerogeno dallo Stato della California.
Ma è davvero così pericolosa questa sostanza?
Secondo alcuni scienziati sembrerebbe proprio di no. "Non c'è assolutamente alcun rischio per l'uomo" – ha commentato Alessandro Barelli, tossicologo del Centro antiveleni del Policlinico Gemelli di Roma, in riferimento alla decisione dello Stato della California di inserire nella lista delle sostanze cancerogene il colorante 4-methylimidazole, usato dalla Coca Cola e dalla Pepsi. E proprio in questi giorni i due colossi del beverage stanno provvedendo a modificare la formula delle loro bevande, per evitare di dover apporre una etichetta per avvertire i consumatori del "rischio cancro". Proprio come avviene già per le sigarette.
Ma l'allarme è stato contestato anche dalla Food and Drug Administration (Fda), autorità statunitense che regolamenta il settore alimentare, secondo la quale per avere dei seri rischi alla salute da questa sostanza si dovrebbero bere circa 1.000 lattine di Coca Cola al giorno. La stessa quantità che gli studiosi hanno somministrato agli animali che hanno poi riscontrato un tumore.
Concetto ribadito dallo stesso Barelli: "Il colorante in questione, il 4-mei, si è dimostrato cancerogeno per i ratti, ma non c'è alcuna evidenza scientifica in tal senso sull'uomo". Inoltre – come ha affermato lo stesso tossicologo - "si potrebbe eventualmente parlare di qualche tipo di rischio per la salute, anche se non strettamente o unicamente connesso a questo particolare colorante, solo se si consumassero tali bevande in dosaggi enormi, cioè in quantità non compatibili con dosaggi umani". Di fatto – ha aggiunto lo scienziato - "sull'uomo non c'è alcuna prova di tossicità per le sostanze contenute nella Coca cola".
E allora, perché questa polemica?
Secondo l'esperto si tratta di una strategia commerciale tra lobby, che non ha nulla a che fare con la salute dei cittadini.
"E' una polemica che va avanti da alcuni mesi – ha detto il medico – ma le motivazioni che sono alla base sono "di tutt'altro genere. Questa è una battaglia commerciale, non certamente una battaglia sanitaria o per la salute del cittadino".
E allora?
Secondo Barelli, "dal momento che non ci sono evidenze scientifiche a sostegno dell'ipotesi di tossicità di tale colorante sull'uomo, bene ha fatto la Fda a minimizzare in qualche modo l'allarme".
Insomma, stando al giudizio degli esperti, il colorante 4-methylimidazole presente nella Coca Cola e nella Pepsi non provocherebbe il cancro. Resta comunque il fatto che si tratta di una sostanza artificiale (una delle tante presenti nelle lattine di Coca e Pepsi), che di certo non giova alla salute dell'uomo. In breve: se non possiamo farne a meno, riduciamo almeno il consumo di queste bevande che, a prescindere dal colorante in questione rappresentano uno dei peggiori cibi spazzatura dei nostri tempi.

I 10 Paesi piu' inquinanti del Mondo: ecco chi emette piu' CO2!


paesi_piu_inquinanti
Quale paese emette la maggior quantità di anidride carbonica? Dopo le varie conferenze internazionali sul clima e in previsione di Rio+20, la risposta a questa domanda è diventata una questione politica, ambientale e, soprattutto, economica.
Ecco una lista dei 10 paesi maggiormente inquinanti. Non è una sorpresa: le più grandi economie mondiali, quelle comprese nel G8 per intenderci, si trovano in cima alla classifica basata su una ricerca del Centro di Informazione e Analisi sul Diossido di Carbonio statunitense.

10. ARABIA SAUDITA

Le emissioni di anidride carbonica in Arabia nel 2010 erano pari a 493726 tonnellate. Si tratta di uno dei paesi più economicamente sviluppati del Medio Oriente. Le sue industrie di petrolio e gas naturale e il settore dei trasporti sono le principali cause dell’inquinamento dell’aria. Di recente il principe Abdulrahman Bandar Al-Saud, nipote del re, ha fatto una scoperta che, se confermata, potrebbe essere una concreta soluzione al problema. Egli ha infatti individuato alcune rocce, molto comuni in Arabia, in grado di assorbire l’inquinamento atmosferico ed idrico. Queste pietre antiche sarebbero in grado di formare un elemento chiamato “carbone attivo” che, se lavorato, diventa estremamente poroso. Ciò gli consente di assorbire altro materiale, che potrebbe essere rappresentato proprio dal carbonio diffuso nell’aria, oppure dagli agenti chimici che inquinano le acque, in maniera tale da ridurli, inglobandoli.

9. CANADA

Il Canada è in questo periodo sotto i riflettori soprattutto per il discorso delle sabbie bituminose, motivo per il quale il Paese è anche uscito quest'anno dal Protocollo di kyoto. Jean-Michel Cousteau, figlio dell’esploratore Jacques Cousteau, inoltre, ha recentemente riacceso le preoccupazioni in merito alle sostanze inquinanti in Canada che sarebbero la causa dell’aumento dei casi di tumore tra alcuni mammiferi, in particolare tra i beluga. La contaminazione di agenti inquinanti in alcuni mammiferi risulta davvero preoccupante. In effetti, le emissioni di anidride carbonica del paese nel 2010 erano pari a 518475 tonnellate. Già nel 1980, il New York Times aveva segnalato il possibile legame tra i rifiuti industriali e le morti per cancro di alcuni beluga presso il St. Lawrence River affluente dei Great Lakes.

8. COREA

L’inquinamento da petrolio è una forma di contaminazione dell’ambiente naturale causata da petrolio greggio, o più generalmente dagli idrocarburi che lo compongono. Detto fenomeno può interessare l’aria, il suolo e con maggior frequenza e gravità il mare. E’ proprio questa la grande piaga della Corea, dove le emissioni di anidride carbonica nel 2010 erano pari a 563126 tonnellate. Il traffico intenso e l'inquinamento industriale hanno spinto il governo coreano a prendere severi provvedimenti di natura ecologica, soprattutto per quanto riguarda la lotta contro lo smog e l'inquinamento idrico. A seguito di tali misure la situazione è migliorata, ma resta ancora molto problematica.

7. IRAN

In Iran la sola città di Ahvaz, famosa per i pozzi petroliferi, produce un terzo dell’inquinamento totale del paese, dove le emissioni di anidride carbonica nel 2010 erano pari a 574667 tonnellate . L’Iran possiede la terza riserva di petrolio più grande del mondo nonché la seconda riserva naturale di gas più estesa del globo. Non stupisce quindi l’inquinamento estremo dell’aria circostante. La capitale Teheran è vittima dello smog al punto tale da aver dovuto recentemente “chiudere per inquinamento”, sbarrando per una settimana le porte di scuole, uffici ed esercizi pubblici. Gli ospedali della città registrano inoltre un sempre crescente aumento di pazienti con problemi respiratori.

6. GERMANIA

Per far fronte alla drammatica situazione degli ultimi anni (le emissioni di anidride carbonica nel 2010 erano pari a 762543 tonnellate ), la Germania ha recentemente inaugurato un impianto che elimina, sotterrandole, le emissioni di Co2 dovute alla combustione del carbone, una delle principali fonti energetiche del Paese. E' inoltre impegnata in prima linea nello sviluppo di fonti rinnovabili a partire da fotovoltaico ed eolico.

5. GIAPPONE

Le emissioni di gas serra del Giappone preoccupano tutti, in primo luogo il governo nipponico che rischia di non poter raggiungere gli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto. Il paese del Sol Levante, con le sue 1138432 tonnellate di emissioni di anidride carbonica, non riuscirà ad eliminare le emissione nocive, come si era proposto, entro il 2050. Infatti i gruppi industriali, causa principale dell’inquinamento, si oppongono con forza a qualsiasi iniziativa del governo che miri a migliorare la qualità dell’aria e non solo.

4. RUSSIA

In Russia pullulano ancora le armi chimiche costruite in occasione della seconda guerra mondiale. E’ inoltre situato proprio qui il più grande complesso di smaltimento dei metalli pesanti al mondo. Le imponenti emissioni di anidride carbonica (pari a 1688688 tonnellate) hanno comportato un aumento generale di livello di contaminazione del sangue dei bambini: a oggi esso supera del 20% il limite massimo consentito negli Stati Uniti.

3.INDIA

In India le emissioni di anidride carbonica nel 2010 erano pari a 2069738 tonnellate. Lo spreco di pelli da concia contamina il fondo dei corsi d’acqua, dai quali partono pericolose esalazioni di cromo (forse le ricorderete nel film Erin Brockovich, con Julia Roberts), che fa in modo che l’acqua, a contatto con la pelle, crei reazioni fastidiose simili a quelle provocate dalle punture d’insetto.

2. USA

Nonostante la legislazione approvata negli scorsi anni, i livelli di inquinamento negli Stati Uniti sono tuttora decisamente elevati rispetto a quelli europei (5492170 tonnellate di emissioni di anidride carbonica). Negli Stati Uniti la multa massima per lo scarico di rifiuti tossici è di 25 000 dollari, una spesa che molte grandi industrie possono permettersi di sostenere, senza essere costrette a prendere provvedimenti di abbattimento delle strutture inquinanti.

1. CINA

In molte città cinesi, i residenti si scontrano letteralmente con coltri di smog (8240958 tonnellate di emissioni di anidride carbonica) quando rientrano dal lavoro la sera. Si tratta senza alcun dubbio dello stato con il maggior tasso di inquinamento al mondo. La crescita economica cinese ha generato cambiamenti di grande impatto nei consumi tipici dell’Occidente. Il modello di crescita, pertanto, implica che milioni di persone ogni anno utilizzino l’auto per muoversi in città e consumino in massa prodotti poco riciclabili.