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15/12/11

Tree-Nation, il primo social network che pianta alberi:


 Davanti all’incalzare del cambiamento climatico e al progressivo innalzamento della temperatura globale a volte ci si chiede cosa si possa fare concretamente, come persona che abita sulla Terra ma anche come persona che è fonte d’inquinamento.
Certo, ci si impegna già in tanti piccoli accorgimenti quotidiani che fanno sentire il cuore in pace. Riciclo corretto (si spera) della spazzatura. Riduzione del proprio consumo d’acqua. Diminuzione, o addirittura rinuncia, della carne nella dieta. Viaggi prevalentemente sui mezzi pubblici, in bici con l’uso dell’auto sempre più ridotto… ma se dovessimo considerare queste buone abitudini direttamente correlate all’ambiente, beh, allora non lo so. A volte ci vorrebbe un gesto pratico ma reale come piantare un albero. Anzi, piantarne molti. Invitare gli amici a farlo.
Ma come?
A questo ci pensa Tree-Nation, il più grande social network ecologico dedicato al “piantare alberi”. Ad oggi vi hanno aderito oltre 70.000 persone nel mondo e 120 imprese internazionali.
L’obiettivo di Tree-Nation è combattere la desertificazione, la deforestazione ed il cambio climatico attraverso l’azione purificatrice degli alberi.
E’ infatti ormai arci-noto che la cattura del carbonio, la tutela della biodiversità e la stabilizzazione delle risorse idriche sono solo alcuni dei benefici creati dalla riforestazione. Forte è anche l’aiuto all’economia delle popolazioni locali, incrementando l’agricoltura e generando posti di lavoro. Inoltre, a seconda della specie, gli alberi forniscono anche alimenti, foraggio e medicinali, e rappresentano dunque una fonte di guadagno per tutti ma soprattutto per la popolazione rurale nei paesi del terzo mondo.
Partendo da questa base, Tree-Nation ha creato la sua prima piantagione in Nigeria, con l’obiettivo di piantareentro il 2015, 8 milioni di alberi. La scelta di questa regione nasce dal fatto che da anni, nell’Africa sub-sahariana è in atto un progressivo e inarrestabile processo di desertificazione con una conseguente povertà degli abitanti della zona, che ne fa solo una prime conseguenze del cambio climatico e di quello che ci aspetta…
Ma come fare a piantare il proprio albero? Sul sito dell’organizzazione, registrandosi gratuitamente, si può seguire passo passo lo sviluppo del proprio albero, il “fratello virtuale” di ogni albero reale! Si possono anche donare degli alberi: un regalo ecologico perfetto per chiunque ed in qualunque occasione.
La piantagione in Nigeria non è l’unica, sono in corso progetti dedicati a compensare le emissioni di CO2 e preservare la biodiversità anche in Colombia, Nicaragua e Madagascar. Su tutti la regola d’oro è quella direalizzare progetti positivi al 100%, incentrati sulla tutela dell’ambiente e su criteri di sviluppo economico, che possano creare lavoro e promuovere l’economia locale a lungo termine, seguendo tutto il ciclo vitale degli alberi piantati.
Per questo dal 2006 Tree-Nation collabora con i Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Tra i suoi sostenitori figurano anche l’INRAN (Istituto Nazionale della Ricerca Agronomica della Nigeria) e nel 2011, è partner dell’Anno delle Foreste organizzato dalle Nazioni Unite.
Ma gli alberi non si possono solo comprare o regalare. Ci sono tanti modi per partecipare. Attraverso le Tree-Action, ad esempio, si diventa un membro attivo di Tree-Nation, scegliendo tra numerose opportunità di partecipazione: invitare i tuoi amici, annaffiare l’albero di qualcuno, creare boschi per una causa che ti coinvolge, per una azienda eco-sensibile…
In questo modo Tree-Nation vuole coinvolgere i suoi utenti in maniera semplice, divertente ed innovativa, per agire a favore dell’ambiente. L’obiettivo è diffondere la consapevolezza che piantare alberi è importante per porre fine alla deforestazione.
Allora, che aspettate? Sotto con le iscrizioni!! Questo si che è un gesto veramente concreto per la Terra.

Boschi certificati PEFC: i numeri in Italia,


 Sapevate che ognuno di noi, in Italia, ‘possiede’ circa 200 alberi? Ebbene sì, i boschi sono il nostro più prezioso e grande patrimonio naturale (circa 12 miliardi distribuiti in tutto il paese. Fonte: Corpo Forestale dello Stato) e mai come negli ultimi tempi la tutela e la corretta gestione delle aree boschive sta diventando un argomento sempre più ricorrente anche nella cronaca recente.
Le vittime delle alluvioni che hanno duramente colpito laToscana, la Liguria e ultimamente la Sicilia, infatti, sono la triste conseguenza di una cattiva gestione forestaleperpetrata per anni sul territorio e aggravata dalla tropicalizzazione del clima anche nel bacino del Mediterraneo.
Gli alberi, infatti, non rappresentano una riserva inesauribile di ossigeno, ma hanno l’importante compito di contenere leprecipitazionifortificaregli argini dei fiumi e dare ospitalitànutrimento agli animali. Malgrado lo sviluppo urbano sia inarrestabile, negli ultimi 50 anni la superficie boschiva nel nostro paese è più che raddoppiata (complice l’abbandono di molte aree rurali) e tra le specie più diffuse spiccano il faggio(tipico dei versanti appenninici) e il pino rosso, simbolo per eccellenza dei boschi alpini.
Per accelerare il progetto di tutela e gestione virtuosa delle aree boschive italiane, nell’ultimo anno è aumentato notevolmente il numero dei boschi a marchio PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), il sistema di certificazione assegnato alle foreste gestite in modo sano e sostenibile.
Boschi certificati PEFC
Boschi certificati PEFC
Il marchio PEFC assicura, cioè, che la foresta non sparirà mai e che per ogni albero tagliato ne verrà piantato un altro per garantire la continuità del ciclo vitale dell’ecosistema. Il legno proveniente da un bosco PEFC, inoltre, è lavorato nel pieno rispetto dei diritti socialie lavorativi dell’uomo e delle norme di sicurezza a tutela del lavoratore.
Attualmente in Italia sono certificati 773.667 ettari di foresta, che corrispondo all’ 8,5% della superficie totale a bosco; 744.538 con lo schema PEFCe 59.456 con quello FSC (Forest Stewardship Council, ente che garantisce la provenienza ecosostenibile del legno), oltre a 28.925 ettari con doppia certificazione PEFC-FSC.
Il legno proveniente da foreste certificate PEFC E FSC è per lo più utilizzato nel settore immobiliare/abitativo, ma grazie all’attività delle 1300 aziende specializzate nella trasformazione di questo materiale, la tendenza è destinata senz’altro a crescere e differenziarsi ulteriormente. Una bella boccata d’aria per l’ambiente e un buon affare anche per le nostre finanze…

Riqualificazione urbana-green, l'esempio del quartiere M:


quartiere M
Porta la firma dell’architetto J. Mayer H., il progetto di riqualificazione urbana di un quartiere di Düsseldorf, in Germania.
L’area, che ospita attualmente i vecchi edifici postali di Erkrather Strasse, verrà trasformata in un quartiere sostenibile, ricco di aree verdi, di sistemi per la raccolta dell’acqua piovana, ben collegato dalla stazione ferroviaria di Hauptbahnof al centro culturale Tanzhaus NRW.
Abitazioni ed uffici, ricavati dalla ristrutturazione delle costruzioni esistenti, saranno ricoperti da tetti verdi e godranno della luce naturale, grazie ai lucernari presenti in ogni settore. Ci sarà spazio anche per un hotel e per un asilo nido.
L’intento è di migliorare la qualità della vita dei residenti, garantendo servizi facilmente accessibili nelle vicinanze, spazi verdi, aria salubre e collegamenti agevoli con i mezzi pubblici, nonché alloggi per i lavoratori nei pressi del luogo di lavoro.
Un progetto ambizioso che mira a valorizzare gli edifici già esistenti. E questa è certamente una sfida grande da affrontare per recuperare le aree dismesse della città, riducendo ilconsumo di suolo ed evitando di cementificare ulteriormente le periferie. Inoltre, progettare quartieri in cui la distanza dall’abitazione al luogo di lavoro si riduce, contribuisce a decongestionare il traffico e di conseguenza a diminuire l’inquinamento.
riqualificazione urbana Dusseldorf 1 riqualificazione urbana Dusseldorf 2 riqualificazione urbana Dusseldorf 3 riqualificazione urbana Dusseldorf 4

Anche la plastica considerata non riciclabile può essere tornata a nuova vita:


La plastica è un materiale che da un lato ha cambiato il mondo, dall’altro lo sta devastando. Pensate che una bottiglia di plastica impiega ben 400 anni a decomporsi! In attesa che il sogno di una plastica non derivante dal petrolio, ma al 100% biodegradabile e prodotta da scarti diventi realtà (è già stata inventata, ma ci vorrà qualche anno perché diventi di uso comune), dobbiamo essere ben consapevoli di come si può riciclare la plastica.
Abbiamo già detto più volte che, per il momento i cittadini sono tenuti a conferire nelle campane di raccolta o nei cassonetti soltanto la plastica proveniente da imballaggi. Ma ci sono delle aziende che riciclano (come il Centro riciclo di Vedelago), in cui anche la frazione di plastica di origine diversa dagli imballaggi – quella che di solito finisce in discarica o nei termovalorizzatori – può avere un futuro.
In questo stabilimento gli scarti vengono trasformati in un granulato plastico utilizzabile nel settore dello stampaggio delle materie plastiche e in quello dell’edilizia. Il materiale di partenza è costituito da giocattoli, reti della frutta, palloni sgonfiati, plastiche sporche, elementi di arredo, tubi per impianti elettrici e simili. Il materiale viene aperto e controllato, macinato, deferrizzato (cioè privato di tutti i metalli), fuso, rimacinato fino a
ottenere un granulato plastico. Che ha svariati campi di utilizzo: per esempio, come sabbia sintetica, un sostituto dell’argilla espansa da utilizzare nei calcestruzzi. Ma stampato per andare a costituire l’anima di sedie e poltrone, pallet, casseri per l’edilizia, pavimentazioni da esterno, doghe per rivestimenti e muri verticali, panchine, staccionate e altri oggetti di arredo urbano.Per questi oggetti il granulato è utilizzato in percentuali variabili dal 50 al 100%, insieme ad altri granulati plastici di qualità più nobile.