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17/11/11

New York potrebbe essere sommersa entro il 2020:

La Grande mela rischia di venire sommersa entro dieci anni a causa dei cambiamenti climatici. E' il risultato dello studio ClimeAid realizzato dalla Cornell University. L'innalzamento del mare provocato dallo scioglimento dei ghiacciai, renderebbe la citta' particolarmente vulnerabile in concomitanza di eventi atmosferici di particolare intensita'. Lo studio, frutto di due anni di lavoro, fornisce un quadro dettagliato di quello che potrebbe succedere, ad esempio, in caso di mareggiate: finirebbero sott'acqua i tunnel della metropolitana, gli aeroporti Kennedy e La Guardia e l'intera Manhattan. Il sindaco Michael Bloomberg ha commissionato il rapporto per studiare fin da ora le contromisure da adottare.

Sostenibilità: la ricetta di Mario Monti per uscire dalla crisi,



monti_sosteniblitSostenibilità” è una delle parole chiave per il premier Mario Monti, intesa come motore che possa attivare un cambiamento della politica. Ne era convinto già nel 2009, quando parlò della crisi del mercato e sottolineò che la Responsabilità sociale delle impresepotrebbe far invertire molte tendenze.
C’è bisogno di uno strappo, l’Italia deve cambiare. E allora è impossibile non pensare che questa svolta debba passare anche per la green economy. Da tempo le imprese sono impegnate su questo fronte, da altrettanto tempo hanno capito che investire per migliorare l’impatto sull’ambiente della loro produzione è un tassello fondamentale verso il successo. L’hanno capito proprio tutti?
Se anche il premier italiano appoggiasse queste considerazioni e operasse perché l’Italia intera lavori nella maniera più verde possibile, allora il discorso sarebbe diverso e si potrebbe finalmente uscire dal panorama di incertezza che ha flagellato le aziende italiane che hanno rivoluzionato il proprio modo di pensare virando verso il green.
Mario Monti potrebbe essere la persona perfetta. Le speranze si accendono anche valutando la sua linea di pensiero, già espressa in più frangenti, come quando nel 2009 chiuse il salone di Milano ‘Dal Dire al Fare’ e parlò proprio di temi cari al popolo della sostenibilità.
A quel tempo già si parlava di crisi, la crisi che aveva investito il mercato unico europeo, e Monti aveva affermato che questa “trova una ragione importante non solo nelle spinte nazionalistiche che lo stanno caratterizzando ma anche nelle tensioni che sono nate fra il mercato stesso e le aspirazioni delle collettività e dei singoli”. E aveva aggiunto: “Per invertire questa tendenza le imprese possono giocare un ruolo importante esercitando comportamenti responsabili, attuando i principi della Corporate Social Responsibility".
Se fosse questa la strada che il nuovo governo vuole percorrere, l’Italia già convertita alla green economy sarebbe sicuramente soddisfatta. Sostenibilità e comportamenti virtuosi per uscire dalla crisi, dunque, ma sarà semplice? “Se si vuole portare la logica della responsabilità sociale non solo nella società e nell'impresa ma anche nella politica bisogna, come si sta già facendo in finanza, che i leader operino in una logica di lungo termine e di ricerca della coesione sociale”, diceva Monti. Ebbene, ora il leader è lui. Possiamo sperare che il cambiamento avvenga davvero?
 “Anche la politica deve cambiare – diceva ancora nel 2009 - Ci vuole un long-termism, che in tal modo la ricongiunge con la sostenibilità". L’unica certezza, mentre attendiamo la lista dei nuovi ministri, è che molte delle scelte a favore della sostenibilità – vale a dire le leggi che il governo dovrà imporre perché tutta l’Italia persegua il medesimo obiettivo di crescita – passeranno al vaglio del prossimo ministro dell’Ambiente. Incrociamo le dita.

Sapone di Aleppo:


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Il sapone di Aleppo viene prodotto da centinaia di anni nella città da cui prende il nome, in Siria. La lavorazione avviene tuttora artigianalmente e con l’utilizzo delle migliori materie prime. Ogni fase di produzione viene curata con estrema attenzione in modo da creare ogni volta un sapone unico al mondo.
L’originale sapone di Aleppo è privo di conservanti ed additivi di sintesi. Gli ingredienti di base per la sua preparazione sono l’olio d’oliva e l’olio d’alloro, che conferisce al sapone proprietà lenitive ed antibatteriche. Il procedimento per la realizzazione del sapone prevede dapprima la cottura dell’olio, che viene effettuata molto lentamente, fino a prolungarsi per alcuni giorni.
In seguito vengono aggiunti olio d’alloro e soda estratta dal sale marino. A questo punto il sapone viene colato in appositi stampi e lasciato raffreddare. Viene poi suddiviso in panetti e lasciato essiccare per un anno intero.
Questo sapone non contiene fragranze di sintesi ed è quindi adatto a chi soffre di allergie o intolleranze ai profumi comunemente contenuti nella maggior parte dei detergenti. La sua delicatezza lo rende perfetto anche per la pelle dei più piccoli. E’ particolarmente indicato per la detergenza del viso e del corpo. Alcuni lo utilizzano anche come shampoo per capelli, con l’accortezza di risciacquare in seguito la chioma con una soluzione di acqua e aceto, in modo da riportare il ph a livelli ottimali.
Esistono saponi di Aleppo con una maggiore o minore percentuale di olio d’alloro. Essa solitamente varia dal 4% al 60%. Percentuali più elevate determinano una maggiore pregiatezza del sapone. In caso di pelle particolarmente sensibile si consiglia di scegliere il sapone con la minore concentrazione d’olio d’alloro.

Gli usi del Sapone di Aleppo

I suoi utilizzi sono molteplici. Si rivela ottimo come struccante per il viso, come sapone adatto alla rasatura per gli uomini ed alla depilazione per le donne. Può essere impiegato senza problemi come detergente anche nel caso si abbia la pelle irritata o si soffra di psoriasi. Nella detergenza del viso è possibile lasciare agire la sua schiuma per soli cinque minuti prima di risciacquare ed ottenere gli effetti di una vera e propria maschera di bellezza purificante. E’ comodo da tenere a portata di mano sul lavello per detergere le mani senza il timore di seccarne la pelle.
Il sapone di Aleppo è un prodotto multiuso, la cui utilità non si limita alla cosmesi. Svolge infatti un ottimo effetto antitarme se inserito in armadi o cassetti, evitando l’inutile e dannoso utilizzo di prodotti chimici. Se ridotto in scaglie con l’aiuto di una grattugia si trasforma in un detersivo per il bucato a mano o in lavatrice. Se siete degli artisti o vi dilettate con la pittura, potrà diventare il vostro più prezioso alleato nella pulizia dei pennelli.
Questo sapone presenta proprietà antibatteriche ed antiossidanti. Non contiene tensioattivi aggressivi ed il suo particolare profumo naturale ha un vero e proprio effetto distensivo sui nostri sensi. L’unica precauzione riguarda la sua conservazione. Evitate di chiudere la vostra saponetta in contenitori di plastica; appoggiatela piuttosto su di un portasapone in legno, in modo che le sue qualità rimangano inalterate utilizzo dopo utilizzo.

I fast food vegetariani:


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Quando pensiamo ad un fast-food è inevitabile che la nostra mente corra immediatamente verso la catena più diffusa nel mondo in questo campo. Chi è attento all’ambiente ed alla propria salute evita accuratamente di metterci piede fisicamente e preferisce non andare oltre con l’immaginazione, pensando ad esempio alla provenienza ed ai metodi di produzione delle pietanze dei menù proposti da McDonald’s.
In passato avevamo già messo in chiaro alcune valide motivazioni per imparare a dire “no, grazie” al cibo spazzatura, a partire dagli assurdi ingredienti contenuti in dolci e salsine, fino all’impatto ambientale della macchina produttiva messa in moto dal noto fast-food. Il primo passo per mangiare sano fuori casa, ad esempio in pausa pranzo, sarebbe quello di portare con sé dei manicaretti preparati con le proprie mani.
Sappiamo che per mancanza di tempo e per mille altre ragioni ciò non è sempre possibile. Se si è vegetariani o vegani la questione si complica, poiché non è sempre semplice trovare alternative valide, varie, salutari e di provenienza certa nei comuni punti di ristoro. Qualcosa però nel mondo si sta muovendo ed una certa aria di innovazione sta raggiungendo anche l’Italia. Il nostro Paese si sta fortunatamente dimostrando più sensibile verso coloro che desiderano consumare pasti freschi, privi di carne e/o di derivati animali e ricchi di ingredienti provenienti da agricoltura biologica o a km. 0.
I primi paesi europei ad aver aperto una catena di fast-food vegetariani sono stati Germaniaed Olanda. E' proprio ad Amsterdam che apre nel 1991 il primo Maoz Vegetarian, un fast food che offre un servizio di ristorazione veloce e semplice, ma al tempo stesso delizioso, nutriente e assolutamente vegetariano. Il fiore all'occhiello della catena, che nel frattempo è diventato un marchio riconosciuto a livello internazionale con numerosi punti vendita in franchising in Europa e negli Stati Uniti, sono le falafel (polpette di ceci) servite dentro una pita che può essere completata con numerose verdure e salse a scelta. Ma anche le tante e fresche insalate.
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Probabilmente la qualità dell'offerta Maoz non è altissima ed è così che sempre in Olanda nasce e sta letteralmente spopolando The Vegetarische Slager, catena che nel giro di un anno, a partire da ottobre 2010, ha aperto ben 30 punti di ristoro. L’offerta prevede menù sostenibili dal punto di vista ambientale, con una grande varietà di piatti vegetariani e vegani, destinati a quella fascia di popolazione più sensibile alle tematiche salutistiche ed ambientaliste, ma con l’intento di attirare l’attenzione di un gruppo di persone sempre più folto, considerando che, secondo le statistiche, oltre il 70% degli olandesi non consuma carne quotidianamente.
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In Germania la prima piccola catena di fast food vegetariani, con un offerta di piatti composti da ingredienti biologici di provenienza certificata, ha aperto nel 2006. Purtroppo l’avventura dei Gorilla Fast Food non è stata molto fortunata dal punto di vista economico. Nata dall’idea e dall’investimento del 34enne Mattias Rischau, la catena ha chiuso improvvisamente il 30 giugno 2009, dopo aver aperto il proprio quarto locale a Berlino. La capitale tedesca non è però rimasta troppo a lungo priva di un fast food vegetariano. Ha aperto di recente Yellow Sunshine, che offre bevande e piatti elusivamente vegetariani e vegani, compresi burger vegetali, zuppe, frutta fresca, yogurt e latte di soia.
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Volendo curiosare nei fast-food d’Oltreoceano, dove McDonald’s regna ancora indiscusso, ci siamo resi conto dell’impegno di numerose catene di indicare con estrema precisione nei propri menù tutti quei piatti privi di derivati animali. A New York, Otarian, fast food vegetariano e biologico, ha aperto poco più di un anno fa. Il menù prevede piatti caldi e freddi vegetariani e vegani (o con opzione vegana), comprese pietanze take-away e gluten-free. Otarian sta pianificando la possibilità di aprire nuovi punti di ristoro a Londra e in Australia.
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E per quanto riguarda l’Italia? Nel nostro Paese un fast-food vegetariano avrebbe successo?L’avventura milanese di Cocos, aperto in Via Dante alcuni anni fa, ha avuto breve durata, nonostante il locale fosse spesso affollato. I clienti erano attirati in particolare dall’offerta di piatti gustosi come gnocchi, burger vegetali e zuppe. Pochi mesi fa Almaverde Bio ha deciso di lanciare il primo servizio di consegna a domicilio di piatti pronti biologici a prezzi contenuti.
In tutta Italia, con una concentrazione maggiore a Milano, si stanno diffondendo i Juice Bar, locali, spesso in franchising, in cui frutta e verdura fresca, per lo più di origine biologica, vengono servite sotto forma di frullati, centrifugati, macedonie ed insalate. Di frequente i piatti freddi vengono accompagnati da zuppe di cereali, come orzo o farro, o da vellutate di verdure. Locali di questo tipo, nel capoluogo lombardo, sono ad esempio Jungle Juice e Fragole e Carote, presente anche a Monza e a Torino. In provincia di Varese ha aperto da pochi mesi Gusto Arsizio, bar e gastronomia vegan, con piatti caldi e freddi da consumare sul posto o take-away. L’offerta varia di settimana in settimana e comprende primi, secondi, dolci e altro ancora. A Genova Cibi E Libri è un originalissimo locale che offre burger vegetali, primi preparati con pasta e cereali integrali, dolci senza zucchero che seguono le regole della pasticceria naturale, tutti privi di derivati animali e con opzioni per celiaci.
In mancanza di catene di fast-food vegetariani capillarmente diffusi in tutta Italia al pari dell’onnipresente McDonald’s, in continua espansione nonostante le proteste, vegetariani e vegani possono orientarsi, quando si trovano a consumare i propri pasti fuori casa, scegliendo tra uno dei locali con opzioni veg*proposti dalla guida Ristoranti Verdi, oppure andare alla ricerca del locale più adatto alle proprie esigenze tramite il sito web Zucchina Verde, che include nel proprio elenco ristoranti, bar, pub e pizzerie vegetariani e/o vegani. Vi è inoltre la possibilità di lasciare la propria recensione o di inserire un nuovo locale.

European Green Capital:Torino si candida a diventare la città più green d’Europa per il 2014,


Nell’ambito dell’Unione Europea le scelte in materia di politica ambientale prevedono il raggiungimento di alcuni importanti obiettivi entro il 2020 tra cui la riduzione del 20% delle emissioni inquinanti, il miglioramento del20% dell’efficienza e il 20% del mix energetico dalle fonti d’energia rinnovabili.
Per la realizzazione del programma, da diversi anni, la Commissione Europea sostiene iniziative finalizzate al miglioramento della politica ambientale a livello locale, offrendo un contributo per rendere le città europee luoghi più gradevoli e salutari, e di conseguenza più vivibili.
Tra le innumerevoli proposte sottolineiamo il concorso denominato “European Green Capital” una vera e propria selezione che elegge ogni anno la “Capitale verde d’Europa” premiando l’impegno delle città europee (non necessariamente capitali ma anche piccoli comuni) a favore dell’ambiente, a beneficio della popolazione locale, tramite lo sviluppo di progetti ambiziosi per la gestione delle problematiche urbane.
Una giuria internazionale, affiancata da un gruppo di esperti di fama mondiale appartenenti a diversi settori scientifici, analizza le città candidate osservando alcuni criteri sostanziali, ed in particolare: contributo locale al cambiamento climatico globale, mobilità e trasporto dei passeggeri, disponibilità di aree verdi aperte al pubblico, qualità dell’aria, inquinamento acustico, produzione e trattamento dei rifiuti, consumo di acqua, trattamento delle acque di scarico, gestione sostenibile dell’autorità locale, utilizzo sostenibile del territorio, eco-innovazione ed occupazione sostenibile.
European Green Capital
European Green Capital
Il premio non prevede alcun finanziamento in favore delle comunità partecipanti, ma rappresenta un punto di partenza per una loro possibile partecipazione ad altre iniziative finanziate dall’UE in tema di sviluppo sostenibile. Le autorità locali possono infatti accedere a numerose opportunità di finanziamento a livello comunitario, ad esempio usufruendo dei fondi strutturali per lo sviluppo ambientale, oppure  partecipando ai numerosi bandi che finanziano iniziative relative ai temi ambientali e che riguardano in maniera diretta lo sviluppo cittadino.
Tra le 19 finaliste dell’European Green Capital del 2014 oltre Bruxelles, Anversa, Copenaghen, Parigi, Lubiana, Vienna e molte altre concorre anche Torino.
Nei prossimi mesi, la giuria sceglierà le tre “capitali” finaliste, che dovranno presentare i loro programmi di azione nel corso della cerimonia di premiazione per la Green Capital del 2012, la spagnola Vitoria-Gasteiz e a seconda della qualità dei piani presentati verrà nominato il vincitore. Nella valutazione della “Capitale Verde Europea 2014” si terrà presente anche la capacità di creare sviluppo occupazionale nell’ambito della green economy.
Ovviamente animati da sano spirito patriottico tifiamo per Torino che ha in corso progetti di efficientamento energetico da far invidia alla altre capitali!

Attenzione agli eco-furbetti:


Occhio agli eco furbi
Foto: Olycom
Sugli scaffali occhieggiano accattivanti confezioni verdi o bianco-verdi, ma anche gialle o arancioni: tutti colori piacevoli che richiamano l’idea di natura, energia vitale. Non mancano poi anche diciture come “naturale”, “ecologico”, “bio”. Tutte in bella evidenza.

Molti di questi prodotti però sono tutt’altro che eco-friendlyGli eco furbi infatti abbondano.

L’unica possibilità per “smascherarli” èleggere con attenzione l’etichetta. Un estratto vegetale tra decine di sostanze derivate dal petrolio non è sufficiente per definire una crema “naturale” e uno o due ingredienti bio non possono identificare uno shampoo come interamente “organico”. Attenzione dunque!

Per orizzontarsi tra i marchi c’è inoltre la certificazione. Gli enti, privati, che le rilasciano adottano standard diversi, ma perlomeno escludono, nella lista degli ingredienti cosmetici, quelli più nocivi. Quelli italiani più diffusi sono: IceaCcpbBioagricert. Quelli stranieri sono Ecocert e Cosmebio (principale enti francesi),BDIH (tedesco), Soil Association (Regno Unito). Iniziano a essere presenti anche queste certificazioni internazionali: Natrue e Cosmos Standard.