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14/02/12

Utree, l'albero fotovoltaico urbano:



utree albero fotovoltaico urbano
Un albero fotovoltaico urbano. Si chiama Utree (Urban tree) ed è opera dell’architetto spagnolo Xabier Perez de Arenaza. Al momento è un prototipo, in attesa che qualche investitore si faccia avanti per realizzare il progetto su scala commerciale. Gli urban trees sono alberi metallici che ospitano pannelli fotovoltaici su una piattaforma circolare, parte terminale dei rami.
A me ricordano molto i solar trees partoriti dal genio di Ross Lovegrove. Ad ogni modo gli alberi fotovoltaici presentati alla IE Business School di Madrid nei giorni scorsi, avrebbero sia una valenza estetica come opere di arredo urbano, sia funzionale, dal momento che alimenterebbero led, termometri, semafori.
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Via - Foto | Behance

Emergenza neve: il sale sulle strade inquina l'ambiente,


Neve e sale a Roma
Temperature in picchiata e neve sulle strade, tempo da lupi, lo abbiamo scritto. Ma per consentire la viabilità sicura al trasporto su gomma si spargono tonnellate di sale sulle strade (qui i segreti del sale antighiaccio). Ma sale e biodiversità non vanno d’accordo e allora quali saranno le conseguenze di questo sistema che serve solo a consentire a auto e camion di viaggiare nonostante neve e ghiaccio?
Diciamo subito che sulle strade non viene sparso solo cloruro di sodio, ma secondo contesto e necessità anche glicole etilenico, metanolo, alcol etilico o cloruro di calcio (CaCl2), solfati e nitrati. E i metalli pesanti contenuti nei pneumatici vengono rilasciati per reazione chimica in contatto con il sale e diffusi in natura attraverso irrigazione e gocciolamento. Insomma una mistura altamente inquinante che non appena arriva il bel tempo si scioglie nell’ambiente circostante causando l’avvelenamento di flora e fauna. Nella migliore delle ipotesi il sale frammisto a terriccio e neve viene accantonato ai bordi delle strade nell’attesa di essere raccolto e smaltito adeguatamente. Ma nel frattempo continua a sciogliersi.
Spiega Michel Dubromel responsabile trasporti di France Nature Environnement:
La sicurezza stradale è fondamentale ma non può essere un pretesto per una dispersione incontrollata di sostanze chimiche e tossiche nell’ambiente.

Fotovoltaico Incentivi

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Bolletta Stop

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Riporta Jacopo Giliberto sul suo blog un grafico in cui si legge della trasformazione del sale in PM10. Com’è possibile? Scrive Giliberto:
Sale che si è accumulato sui còrdoli, ai bordi delle strade, negli angoli del marciapiedi in strati spessi centimetri. Sale che ha imbiancato con la sua pàtina polverosa l’asfalto delle strade. Sale che è stato triturato in particelle sempre più fini dagli pneumatici delle automobili, passaggio dopo passaggio. Sale in polvere macinata sempre più fine, sempre più finissima, che la ventata di ogni moto, lo spostamento d’aria d’ogni auto furgone autobus, hanno sollevato nell’aria, nuvola impalpabile che fa arrossare gli occhi.
In Canada dove hanno evidentemente dimestichezza con nevicate e ghiaccio hanno limitato l’uso del sale nelle zone a alto pregio ambientale e nelle vicinanze di corsi d’acqua. Ci sono ovviamente soluzioni diverse ma certamente più costose del sale. Resta comunque per gli automobilisti la responsabilità di usare gomme termiche e catene.

Dasparkhotel, un hotel al tubo in Austria:


hotel tubi
Cari amici di Ecoblog, restiamo in tema minimalismo estremo con questo hotel austriaco realizzato da vecchi tubi, che porta la firma inconfondibile di Andreas Strauss.
Cosa ci serve per dormire se non un letto e un tetto sulla testa? Il Dasparkhotel, a ÖsterreichOttensheim, è l’antitesi del resort, offre un’ospitalità al tubo, per un soggiorno a basso impatto garantito.
Coperte, un sacco a pelo, una lampada. Dimenticate il bagno in camera perché per i servizi igienici e per tutto il resto (colazione, deposito bagagli ecc) ci si affida alle strutture in comune circostanti. Anche il prezzo è sostenibile, dal momento che potete lasciare un’offerta libera.
Prenotando online si riceve un codice che permette di accedere alla propria eco-suite, chiamiamola così. Sarà anche piccola ed essenziale ma la privacy è garantita e la full immersion nella natura anche. Per tutto il resto ci sono i resort.
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Via - Foto | Dasparkhotel

Pannelli fotovoltaici per le abitazioni private: come funzionano, come si installano, quanto costano,


Il 2011 è stato un anno di straordinaria crescita per l’energia solare in Italia: le nuove installazioni di pannelli hanno permesso di passare nel giro di appena un anno da 3,6 a quasi 7 Gigawatt di potenza. Con queste cifre abbiamo raggiunto la da-sempre-più-ecologica Germania, per anni stato detentore della leadership nel mondo. E abbiamo superato in questo campo paesi come Cina, USA, Giappone e Francia.
Attualmente sulla nostra penisola ci sono oggi più di 300.000 impianti fotovoltaici, che producono quasi il 6% della domanda nazionale di energia elettrica. La regione con la più spiccata vocazione solare è la Puglia (ne abbiamo parlato qui), grazie alla posizione geografica e alla legislazione locale particolarmente favorevole. Ma il numero di impianti è cresciuto in maniera abbastanza omogenea in tutto lo Stivale.
Abbiamo già spiegato come funziona un pannello fotovoltaico. In sintesi potremmo dire che trasforma l’energia dei raggi solari in energia elettrica in base al principio della fisica chiamato “effetto fotovoltaico”: è come se gli elettroni venissero catturati con un retino e messi in una “corrente”.
Al di là di qualche formalità burocratica, che può variare da comune a comune, la realizzazione di un impianto è relativamente semplice. Gran parte degli installatori di impianti fotovoltaici offrono un servizio ‘chiavi in mano’ che include i dettagli burocratici, la progettazione e la messa in opera.
Per installare i pannelli in una casa di media grandezza occorrono due o tre giorni. Poi l’impianto viene allacciato alla rete elettrica, si effettua una richiesta per l’incentivo al GSE, l’ente di Stato preposto, con sede a Roma.
Quanto può costare un impianto? Per un’abitazione di media grandezza, con un contratto da 3 kiloWatt, una cifra intorno ai 10.000 euro è sufficiente per installare un impianto fotovoltaico. La spesa viene ripagata nell’arco di cinque-sei anni grazie ai ricavi ottenuti (in media 1500 euro l’anno, derivanti dal valore dell’energia e dagli incentivi statali, che hanno durata ventennale). Il proprietario dell’impianto fotovoltaico ha diritto a una certa quantità di denaro per ogni kiloWattora di energia immesso nella rete.
Al momento i pannelli hanno una vita garantita di venticinque anni, ma l’innovazione tecnologica nel settore è molto intensa. Esistono pannelli flessibili, adatti a superfici irregolari. E perfino pannelli pensati per arredare o diventare elementi architettonici!

Gestione rifiuti: arriva Ecobot IIl, il robot che trasforma gli scarti in energia,


robotUn robot in grado di trasformare la materia organica, dagli avanzi di cucina agli escrementi umani passando per gli scarti vegetali, in energia.
Aiuterà a riciclare e riutilizzare i rifiuti alimentari, EcoBot III, questo il nome dell’automa nato nei laboratori di robotica dell'Università di Bristol, il cui "stomaco" è formato da tante celle a combustibile alimentate da urina, come spiega lo studio pubblicato dalla rivistaPhysical Chemistry Chemical Physics, e da feci.
Non somiglia affatto agli umani ma, come loro, deve mangiare, digerire e, infine, espellere escrementi in contenitori speciali. Una tecnologia che, oltre a essere sostenuta anche dalla Fondazione Gates, pare interessare  la Nasa, che vorrebbe mettere i sistemi digestivi di questi robot nelle navicelle spaziali in modo da trasformare gli escrementi degli astronauti in elettricità.
“I robot che mangiano i combustibili biologici riuscito a trovare abbastanza carburante quasi ovunque”, ha dichiaratoJohn Greenman, un microbiologo presso il Bristol Robotics Laboratory. “C’è materia organica ovunque sulla Terra. Foglie e del terreno nella foresta, o anche rifiuti umani, come l’urina e le feci”.
Il primo prototipo di Ecobot inventato dal Laboratorio Bristol, è stato dotato di una cella a combustione microbica che è stato alimentato da batteri E. coli nutriti con zucchero raffinato. Il secondo prototipo, Ecobot-II, si nutriva di mosche morte, gusci di gamberi e mele marce. Infine EcoBot-III ,  “un robot che raccoglie il suo cibo e acqua dall’ambiente”, spiega Ioannis Ieropoulos, un esperto di robotica presso la Bristol Robotics Laboratory.
La differenza tra Ecobot e altri robot che utilizzano biomassa per generare energia è che Ecobot è in grado di digerire letteralmente.