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08/05/12

Pannelli fotovoltaici vecchi? Pronto il sistema di riciclo made in Italy


riciclo fotovoltaico
Il fotovoltaico italiano arriva ad una potenza complessiva di 11.100 Mw, pari a 228.000 impianti installati sul territorio del Belpaese, con una crescita che non conosce precedenti: solo nel 2010, sottolineano i tecnici, il fotovoltaico italiano ècresciuto del 215% per quanto riguarda la numerosità degli impianti e del 324% in termini dipotenza installata.

Un trend che fa sperare in una seria crescita dellerinnovabili, nonostante le incertezze normative degli ultimi mesi. Parliamo infatti di numeri positivi, di fronte ai quali non si può far altro che sorridere, pensando a quanta energia pulita sia stata prodotta da questi impianti. Ma resta ancora da risolvere un dettaglio non trascurabile: il recupero e lo smaltimento dei pannelli esausti. 
 
Parliamo di circa 52 milioni di panelli solari in esercizio, a fronte di un unico impianto di riciclaggio, in Germania. Unico fino ad ora, dato che Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), ha pensato di realizzare il primo sistema integrato tutto italiano per la raccolta e lo smaltimento dei pannelli solari. Una buona notizia dunque, che si somma al lavoro già iniziato qualche anno fa da PV CYCLE, l’associazione internazionale che raccoglie leaziende del fotovoltaico impegnate in un programma volontario di recupero e riciclo degli impianti a conclusione della loro vita.
 
L’idea di Ecolight è quella di garantire il ritiro dei pannelli solari rotti, o semplicemente vecchi, in tutto il territorio nazionale, assicurandone il corretto trattamento e il riciclo dei preziosi materiali contenuti negli impianti: «si tratta del primo servizio svolto interamente sul territorio italiano – spiega il direttore di Ecolight, Giancarlo Dezio - che anticipa, di fatto, le prescrizioni normative contenute nel decreto del 5 maggio 2011. La maggior parte dei pannelli solari non più funzionanti è interamente recuperabile. Opportunamente trattati, infatti, è possibile ottenere silicio, vetro, alluminio e plastica: tutte materie prime seconde, che possono essere reimmesse nei cicli produttivi facendo risparmiare energia e contribuendo a salvaguardare l'ambiente».
 
In effetti i numeri ci sono: solo nell’ultimo anno sono stati buttati via 50.000 pannelli solari, volume che, secondo gli esperti, è destinato a crescere esponenzialmente. Si stima infatti che in Italia sia in funzione un modulo fotovoltaico per ogni abitante: «calcolando che i moduli hanno una vita media stimata in 20-25 anni e che la diffusione in Italia ha preso corpo negli anni Novanta – conclude Giancarlo Dezio - stiamo registrando una crescita esponenziale nella generazione di questi rifiuti che, pur non essendo pericolosi, tranne quelli che contengono telloruro di cadmio, richiedono un trattamento particolare affinché sia possibile ottenere materie prime seconde».
 

Tillandsia: la pianta mangia-smog


Sono sempre più numerose persone che cercano rifugio nelle gioie del giardinaggio: un’ottima attività antistress che secondo alcune teorie contribuisce ad allungare la vita, sia che si lavori in un grande giardino che su un minuscolo balcone o davanzale. E se poi, le piante che si scelgono di coltivare riescono anche a rendere più sano l’ambiente in cui si vive, ancora meglio.
Ogni tipo di vegetale per certi versi già lo fa, ma esiste anche una vera e propria pianta antismog, chiamata Tillandsia, originaria dell’America centrale e appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae. Un vegetale privo di radici, che non ha neppure bisogno di terra essere annaffiata, ma è in grado di assorbire acqua e sali minerali dall’umidità dell’aria, un po’ come un tessuto cattura la polvere. Proprio per questa sua caratteristica, la Tillandsia incamera anche le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera, quelle emesse dai tubi di scappamento delle auto, dalle caldaie per riscaldamento domestico e dalle attività industriali – tra queste anche gli idrocarburi policiclici aromatici, altamente cancerogeni. Oltre che catturare gli inquinanti, la Tillandsia li metabolizza e li elimina, in ragione di circa 0,2 mg per ogni chilogrammo di pianta.
Insomma, siamo davanti a piante ideali per aiutarci a vivere meglio nelle città, per disinquinare un appartamento, ma anche le grandi arterie cittadine. Pensiamo ad esempio a coltivazioni di Tillandsia su giardini verticali o su appositi pannelli posizionati nei pressi delle autostrade.