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18/04/12

La rivista del Touring Club Italiano sarà stampata su carta certificata Pefc


deforestazione
Il mensile “Touring, il nostro modo di viaggiare” realizzato dal Touring Club Italiano in partnership con la National Geographic Society, la più importante associazione non profit del mondo, ha deciso di stampare la propria rivista su carta certificata Pefc, che garantisce la provenienza delle fibre di cellulosa da foreste gestite in maniera sostenibile.
Ad annunciarlo è PEFC Italia che in una nota spiega come, considerate le tirature attuali della rivista, ogni numero equivale a 5,6 ettari di foreste interamente ripiantate, attività garantita proprio dalla certificazione delle risorse forestali da cui proviene la cellulosa.
L’aspetto più importante di questa scelta adottata dal Touring Club è l’effetto-traino che potrà determinare”, ha commentato Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia.
Quando un leader dell’editoria periodica italiana prende una simile decisione, inevitabilmente spinge anche altre testate a riflettere sull’utilità di fare una scelta analoga. Conseguentemente, il mercato della carta certificata potrà crescere e consolidarsi. Le aziende cartarie si orienteranno sempre di più verso produzioni a basso impatto verso l’ambiente, richiedendo materiale proveniente da foreste certificate. Così i proprietari forestali, a loro volta, dovranno adeguarsi ai criteri di gestione sostenibile del patrimonio boschivo, per non essere tagliati fuori dal mercato. Solo così si crea quel circolo virtuoso che è essenziale per garantire una tutela attiva del territorio e per combattere il traffico illegale di fibre legnose. Non possiamo che fare i nostri più sinceri complimenti al Touring e ci auguriamo che i lettori della rivista apprezzino e sappiano premiare questa scelta lungimirante” ha concluso Brunori.

Passamano: il negozio "free" dove non si paga


free shop
Un "negozio" davvero particolare dove non servono banconote, né monete per prendere ciò che ti serve. L'idea è di quelle colpiscono: si tratta di "Passamano", il primo non-negozio basato sulla filosofia del recupero e del riutilizzo, dove cioè si "compra" senza pagare, perché gli oggetti non hanno prezzo. Anzi, qui si possono prendere e portare senza denaro in cambio.
Nato grazie a un gruppo di volontari che non ricevono compenso e che chiedono solo una libera offerta facoltativa per coprire le spese fisse del negozio, il Freeshop Passamano è stato inaugurato, per essere messo a disposizione della collettività, sabato scorso a Bolzano, precisamente in via Rovigo 22/C. Il progetto appartiene a una rete di iniziative che favoriscono il riuso dei beni e un approccio più cosciente con le risorse e lottano contro gli sprechi, la società dei consumi, l'usa e getta. Ma come funziona? Semplice: ci vai, cerchi tra gli scaffali quello che ti piace e lo prendi senza pagare niente. Potrai poi mettere a disposizione qualcosa di tuo che non utilizzi più o lasciare offerte volontarie per il pagamento delle spese della struttura.
"Ci sono cose che è più facile regalare che vendere - racconta Andrea Nesler al quotidiano locale Alto Adigequando un oggetto ha un valore affettivo è difficile stabilirne il prezzo di vendita, si rischia di svalutarlo, e allora è meglio regalarlo. Così, un ex sciatore è venuto e ci ha consegnato tutta la sua attrezzatura sportiva, perché ha un problema alla schiena e non può più scendere in pista. È venuto e ci ha raccontato la sua storia". Non solo scambio di oggetti, quindi, ma anche di socialità e amicizia.
"L'idea - spiega  una delle promotrici, Gaia Palmisano, ad Alto Agide - nasce all'interno del movimento internazionale "Transition Town" fondato dall'inglese Rob Hopkins. L'obiettivo finale è quello di creare una dimensione partecipativa con metodi che lascino spazio alla creatività individuale". Insomma, "Passamano" sembra un negozio ma, di fatto, "ne è l'antitesi –continua la promotrice-, nulla, infatti, vi viene venduto. Ognuno può entrare e prendere ciò che più gli è utile o che più gli piace. In cambio non viene richiesta nessuna forma di compenso. In questo modo usciamo completamente dalla logica del "do ut des" cercando di creare contemporaneamente un'alternativa al consumismo e allo spreco, ripristinando un senso di comunità".
"Passamano" è anche un info-point su consumo consapevolericiclo e riutilizzo, eco villaggi, transition town, decrescita felice, animalismo, cucina vegetariana e vegana, turismo responsabile, diritti umani, con una biblioteca e una sala riunioni da 30 posti a sedere per serate e incontri tematici. Ma soprattutto è un laboratorio condiviso con chiunque volesse dare il proprio contributo in termini di tempo, disponibilità e collaborazione. Perché i soldi non sono tutto.

Junk food: Balduzzi conferma la tassa sui cibi spazzatura


junk food tassa
A partire dal 2014 anche nel nostro Paese potrebbe entrare in vigore una tassa sul cibo spazzatura, ancora meglio conosciuto come "junk food". Sembra infatti che il Governo stia prendendo in sempre più seria considerazione la possibilità di un simile rimedio drastico volto a contrastare il fenomeno dell'obesità e le cattive abitudini alimentari sempre più diffuse tra gli italiani, molti dei quali sembrano avere dimenticato la genuinità di cibi come frutta e verdura di stagione, che si trovano alla base della tanto decantata dieta mediterranea.
Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha dichiarato come l'imposizione di una tassa di questo tipo sia incentrata sulla volontà di veicolare ai consumatori un messaggio incisivo, che li spinga a migliorare la qualità dei cibi da portare quotidianamente sulla tavola. Un'alimentazione corretta potrò garantire loro una buona salute, contribuendo inoltre ad un considerevole risparmio da parte del Sistema Sanitario Nazionale.
Il denaro raccolto verrà destinato agli ospedali, in modo da poterne migliorare le attrezzature. Il Governo è ora alla ricerca di un pieno accordo con le Regioni riguardo alla nuova tassa, che il Ministro Balduzzi crede non tarderà ad essere raggiunto. Il settore ospedaliero sarebbe stato fortemente colpito dalle conseguenze della crisi economica, e le risorse provenienti dall'imposta sul cibo spazzatura potrebbero contribuire a risollevarlo.
Pare che la tassa non verrà applicata a merendine e snack industriali proposti da aziende virtuose. Nei confronti delle aziende produttrici si prenderanno dei provvedimenti, affinché la qualità degli alimenti proposti venga migliorata, con particolare attenzione al settore dolciario. Entro il 2014 le aziende dovranno garantire di ridurre le quantità di sodio, dolcificanti e grassiutilizzati all'interno della catena produttiva degli snack da loro proposti, se non vorranno incorrere nella nuova tassazione.
Sembra dunque plausibile che l'Italia deciderà presto di seguire un esempio che ricalchi in maniera simile ciò che è già stato messo in opera in Francia dal primo gennaio 2012, tramite la "taxe soda", un'imposta che è andata a colpire le bibite gassate ed il cui ricavato sarà destinato a sostegno dell'agricoltura ed alla promozione di un maggiore consumo di frutta e verdura. L'esempio europeo più virtuoso in merito è rappresentato dalla Danimarca, che già dal 2011 ha introdotto una tassa sui cibi spazzatura ricchi di grassi saturi, al fine di mettere in guardia le nuove generazioni dai rischi per la salute legati all'abitudine di consumare frequentemente merendine, snack confezionati, patatine e dolciumi.