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13/03/12

Dieta: la carne rossa aumenta del 20% il rischio di morte!


carne rossa
L'elisir di lunga vita? Probabilmente è una dieta senza carne rossa, il cui consumo aumenta sensibilmente il rischio complessivo di morire di ben 20 punti percentuali. Sulla scia di numerosi studi che hanno sostenuto la pericolosità di una dieta ricca di proteine rosse, una nuova ricerca di An Pan della Harvard School of Public Health di Boston, pubblicata sulla rivistaArchives of Internal Medicine, è riuscita a determinare il rischio di morte complessivo, e non solo di cancro e malattie cardiovascolari.
Insomma, il nuovo studio americano lancia ancora una volta un importante monito: il consumo abituale di carni rosse, ancor più se sono trattate, come wurstel o bacon, ai quali vengono aggiunti grassi saturi, sodio e nitrati, contribuisce alla morte prematura. Gli esperti sono giunti a questa conclusione nel corso del periodo di monitoraggio, in cui hanno coinvolto ben 37.698 uomini e 83.644 donne, seguendo il campione per una media di 28 anni e registrato in tutto 23.926 decessi, di cui 5.910 per malattie cardiovascolari e 9.464 per cancro.
Conclusione? I ricercatori hanno scoperto che la mortalità totale aumenta in media del 12% per ogni porzione in più di carne rossa, del 13% per tagli di carne non troppo lavorati e di ben 20% se molto lavorati a livello industriale. Ma c'è di più: secondo i ricercatori, sostituendo una porzione di carne rossa con una di pesce, o con pollame, frutta secca, legumi, latticini magri o cereali integrali si riduce il rischio di morte: del 7% con il pesce, del 14% con il pollame, del 19% con la frutta secca, 10% coi legumi, 10% coi latticini magri, 14% con i cereali integrali.
"Abbiamo stimato – scrivono i ricercatori - che il 9,3% negli uomini e il 7,6% nelle donne dei decessi totali documentati durante il periodo di monitoraggio di questo studio potevano essere prevenuti se tutti i partecipanti avessero consumato meno di 0,5 porzioni al giorno di carne rossa". Numeri che, forse, sarebbero saliti ancora di più se di carne non ne avessero consumata affatto.

Coop e Katharine Hamnett per l'abbigliamento solidale:

Un'intera linea disegnata dalla famosa stilista, da sempre impegnata nella promozione di una moda etica e rispettosa dell'ambiente. Da poco in vendita nella grande distribuzione.


“TOGETHER IS POSSIBLE”, “LOVE”, KNOWLEDGE IS POWER”, ma anche “GENIUS” e “SAVE THE FUTURE” per i più piccoli, sono i messaggi lanciati nella nuova collezione primavera estate 2012 e disegnati dalle mani di Katharine Hamnett, in esclusiva per Solidal Coop.

Una linea di abbigliamento tutta in cotone biologico e certificata Fairtrade, proveniente dall'India, in grado di garantire alle popolazioni e ai coltivatori locali una giusta remunerazione e all'ambiente l'adeguata protezione.

Definita da Vogue la “Regina del Green”, la Hamnett è una delle pioniere della moda etica e già alla fine degli anni '80 inzia a fare ricerche sugli impatti delle coltivazioni industriali di cotone che servivano l'industria dell'abbigliamento, scoprendo abusi, avvelenamenti e condizioni di lavoro di quasi schiavitù.

Perché un messaggio funzioni, non si può fare a meno dell'estetica: la scelta cade allora sulle t-shirt che hanno reso famosa la stilista in tutto il mondo, fin dalla fine degli anni '70. “Ci siamo trovati subito in accordo, perché condividiamo gli stessi valori – ha spiegato la Hamnett – in questo modo con COOP, siamo riusciti a rendere equa e solidale tutta la filiera produttiva”.  

La collezione comprende mini abiti, polo, shorts per donna; pantaloni, polo, camice per uomo e t-shirt per bambini: “La scommessa – aggiunge Domenico Brisigotti, Direttore Prodotto a marchio COOP – è quella di generare un cambiamento duraturo nel tempo. Cambiamento che parte dal consumatore, un po' più povero, ma molto più consapevole”.


Katharine Hamnett con una delle t-shirt da lei disegnate.

Cosa significa cotone “biologico”

Significa rivoluzionarne la coltivazione e la lavorazione. Niente pesticidi e fertilizzanti chimici, rotazione colturale, lotta integrata; tutti aspetti che comportano un crescita conoscitiva e professionale anche del coltivatore, aiutato da ricerca e sperimentazione. Secondo i dati Textile Exchange (organizzazione americana impegnata nella diffusione dell’uso delle fibre biologiche), nel solo 2009-10 sono state prodotte 241.000 tonnellate di cotone biologico, con un incremento del 15% rispetto al periodo precedente.

Fanno riflettere le parole della Hamnett: “Siamo noi consumatori che controlliamo il mercato. Con le nostre scelte possiamo portare grossi aiuti agli agricoltori e coltivatori più svantaggiati”. Insomma “STOP AND THINK” e “SAVE THE FUTURE”.

Veicoli elettrici: come sempre la Cina muove grandi numeri…


 
Shenzhen è una grande metropoli cinese che conta oltre 9 milioni di abitanti e che già in passato aveva cercato di rimediare al persistente inquinamento dotandosi di una flotta di 500 taxi elettrici.
Recentemente, la città ha annunciato l’aggiunta di 1.500 nuovi veicoli a quelli già esistenti: con 1.300 autobus e 700 taxi, saranno 2 mila i mezzi a circolare per le strade.
La flotta elettrica è stata acquistata dalla società BYD con sede a Shenzhen con un duplice obiettivo: promuovere l’occupazione lavorativa interna e incoraggiare i cittadini ad acquistare un veicolo elettrico che possono testare quotidianamente e reperire facilmente in loco.
Con queste novità in materia di trasporto pubblico, l’amministrazione comunale spera di abbattere ulteriormente i livelli di inquinamento, che costituiscono un grosso problema per la salute cittadina, e contemporaneamente far scendere il costo del carburante.
A quando simili investimenti anche in Italia? ce lo aspettiamo presto, anzi lo auspichiamo!