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11/12/11

Efficienza: negli Usa il 75% delle sedi Ikea sarà alimentato a energia solare,


ikeaProsegue l'impegno di Ikea nei confronti delle energie rinnovabili e, in particolar modo, del fotovoltaico: l'azienda svedese ha infatti comunicato questo week end i suoi nuovi piani inseriti all'interno delprogramma solare iniziato nel 2010, che porterà l'energia in 33 dei suoi 44 punti vendita, centri di distribuzione e uffici negli Stati Uniti.
Si tratta di 10 nuovi progetti nel sud e sud ovest del Paese, che vanno ad aggiungersi ai 10 già in programma e ai 13 impianti fotovoltaici già funzionanti, costruiti durante quest'anno. Le nuove installazioni annunciate riguarderanno tre negozi in Texas, tre in Florida, uno in Georgia, North Carolina e Virginia, e uno in un centro di distribuzione in Georgia, per un totale di 10,7 megawatt di capacità di generazione solare e la fornitura di più di 15,2 milioni di kilowatt/ora di elettricità l'anno.
L'obiettivo a lungo termine di Ikea è quello di alimentare tutti i suoi edifici attraverso energie rinnovabili e pulite, in modo da ridurre le emissioni e i consumi di energia, con piani che vengono studiati ad hoc in ogni singolo Paese in cui l'azienda è presente.
Nonostante i prezzi degli impianti fotovoltaici siano in calo e vi siano sempre più aziende che offrono soluzioni su misura per le imprese, la strategia di Ikea è diversa e prevede un investimento ancora più consistente, con l'acquisto diretto dei sistemi installati nelle sue proprietà. Un'idea che, spiega il portavoce Joseph Roth, è "parte della cultura svedese di controllare ed essere responsabili del proprio destino. Possediamo la nostra terra e i nostri edifici e vogliamo essere proprietari anche di quello che mettiamo sui nostri tetti, senza affittarli o ospitarli per conto di terzi. Pensiamo che questa sia la grande differenza del nostro impegno nei confronti della sostenibilità e delle rinnovabili".
 E infatti l'attenzione della società svedese non è rivolta solo al fotovoltaico: in collaborazione con Ecotality, Ikea sta anche portando aventi un programma di installazioni di stazioni di ricarica per le auto elettriche, iniziato durante l'estate e che prevede entro il prossimo anno la costruzione di 30  impianti in nove negozi tra Arizona, California, Oregon e Washington, di cui quattro sono già operativi.

Mobilità sostenibile: ecco la batteria a rimorchio per le auto elettriche,


dock_goRicaricare un'auto elettrica sarà presto molto più facile: è infatti in arrivo un'originale invenzione realizzata da Rinspeed, casa automobilistica svizzera famosa per le sue innovazioni, che permetterà di alimentare la batteria del veicolo attraverso una sorta di rimorchio, da attaccare alla scocca e collegare al motore quando ce ne sia bisogno.
 Si chiama Dock+Go e verrà presentato al Salone di Ginevra (8-18 marzo), per poi essere disponibile anche per modelli diversi dalla Smart ForTwo utilizzata come prototipo. Si tratta in pratica di un vero e proprio carrellino, al cui interno è presente un'energy pack in grado di integrare e ricaricare gli accumulatori delle auto elettriche. Un sistema composto da un motore termico oppure da un range extender, che a sua volta può essere alimentato da accumulatori o da un propulsore fuel cell.
Il dispositivo può inoltre essere utilizzato, si legge sul sito dell'azienda, anche in altri modi e diventare un frigorifero o un forno, diventando così un'invenzione che potrebbe essere utilizzata anche, ad esempio, per le consegne delle pizze a domicilio, che possono essere riposte nell'apposito vano riscaldato. Oppure si può utilizzare il rimorchio come un semplice vano porta oggetti, caratterizzato però da un'attenzione particolare al design.
 Il fatto poi che il rimorchio sia estraibile e possa rimanere in garage quando non utilizzato, fa sì che questo sistema non vada ad intaccare la resa e l'autonomia dei veicoli elettrici, strettamente legata al peso del mezzo.

Anche Avon sceglie la sostenibilità e dice sì all'uso responsabile della carta:


avon"La bellezza di fare bene": se il trucco è spesso utilizzato per nascondere difetti imbarazzanti, oggi, con la pubblicazione del suoultimo rapporto di responsabilità aziendale, i cosmetici Avonscendono in campo per smascherare i punti forti della sostenibilità ambientale che, tra il 2009 ed il 2010, hanno scritto il dna del noto colosso statunitense produttore di profumi e bigiotteria.
"The Beauty of Doing Good", questo il titolo dell'ultimo dossier di auto-valutazione della società americana, presente in oltre 150 paesi e con un fatturato complessivo di 8,1 miliardi di dollari, rintracciabile online (per risparmiare carta, s'intende) e redatto in conformità con il Global Reporting Initiative (GRI) Sustainability Reporting Guidelines G3, l'indicatore più diffuso al mondo di reporting sostenibile, attraverso il quale una singola azianda comunica ogni anno le sue performance economiche, ambientali e sociali.
E questa volta Avon ha voluto amplificare la propria trasparenza istituendo "tre pilastri" nelle sue missioni commerciali, passando dall'empowerment femminile alla salvaguardia dell'ambiente e giungere poi ad un approccio filantropico globale.
Il dossier della multinazionale Usa, presentato "online in formato interattivo per risparmiare carta ed aggiornare più frequentemente i dati" come ha spiegato Susan Arnot Heaney, girettore generale Avon nella sezione Corporate Responsibility, quest'anno ha dunque un cuore verde e sostenibile.
Ecco perchè, per ottemperare ai fiumi d'inchiostro e carta usati nella redazione dei cataloghi commerciali, Avon - secondo quanto si legge - ha lanciato lo scorso anno il progetto "Hello Green Tomorrow": una politica internazionale volta alla promozione di un uso responsabile della carta e alla tutela delle risorse forestali. Tanto da acquistare - come parte degli impegni presi dall'azienda - il 100 per cento della carta utilizzata da fonti riciclate entro il 2020.
In tal senso, Avon ha inoltre contribuito, con 2,1 milioni di dollari, alla realizzazione del programma "Nature Conservancy" destinato a ripristinare 5.000 ettari di terreno nelle Riserve della foresta atlantica latina. Dopo di che la bioedilizia verde, la riduzione delle emissioni di gas serra, un maggiore controllo sullo smaltimento dei rifiuti e l'utilizzo parsimonioso delle risorse idriche. Gli esempi, tra gli altri, si traducono oggi in un ambizioso programma di "Green Building" e in una riduzione del 31% delle emissioni di CO2.

WWF e GREENPEACE, i decaloghi per un Natale verde:


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Natale all'insegno del risparmio e della sostenibilità. Come ogni anno il WWF e Greenpeacehanno pubblicato il decalogo per un Natale green, con pochi, semplici accorgimenti. La corsa al consumismo con annesso spreco è una costante del periodo delle feste natalizie. Perché allora non cercare di limitare i danni, nel nostro piccolo?
Vi proponiamo qui di seguito, stile intervista doppia, i consigli forniti dal WWF e da Greenpeace per un Natale all'insegna della sostenibilità, con il dec-albero e il decalogo per un Natale Green.

1. Albero di Natale

WWF. Si parte col simbolo del Natale, per eccellenza. Perchè allora non optare per un albero sostenibile? Il consiglio del WWF è quello di rinunciare all’acquisto del classico abete coltivato apposta per la festività, e addobbare i nostri alberi tipici, che abbiamo in terrazzo o in giardino. E se proprio non sappiamo rinunciare all'abete tradizionale, è importante controllare che sia certificato ovvero prodotto in vivai specializzati per i periodi natalizi, e tenerlo rigorosamente lontano da fonti di calore, meglio se in balcone o in giardino. Dopo le feste possiamo sempre piantarlo in un giardino o parco pubblico in città. Altrimenti si può optare per gli alberi artificiali realizzati con materiale riciclato (cartone, plastica) che una volta acquistati durano a lungo.
Greenpeace. L'associazione ambientalista invita a scegliere “l'amico delle foreste”. Invece di comprare quello vero meglio utilizzare i rami di potatura dei nostri boschi.

2. Luminarie

WWF. Luminarie salva-climaIlluminare case e strade 24 ore al giorno comporta un inutile aumento dei consumi elettrici e delle emissioni. Il consiglio del WWF è quello di preferirelampadine a basso consumo o a led. Risparmio garantito anche in bolletta.
Greenpeace. Stesso suggerimento, preferire quelle a risparmio energetico e per creare l'atmosfera natalizia meglio lampade fluorescenti compatte (classe A).

3. Cenone

WWF. Evitare piatti, bicchieri e posate usa e getta, risparmiando acqua, detersivo, denaro e rifiuti.
Greenpeace. Se proprio non si riesce ad evitare l'uso di prodotti di carta usa e getta, prima di acquistarli è utile consultare la guida “Foreste a rotoli

4. Pesce a tavola e altro.

WWF. Niente foi gras, caviale o aragoste. Secondo il WWF, meglio evitare prodotti come il patè de foi gras (che comporta enormi sofferenze agli animali), datteri di mare (specie protetta dalla CITES e la cui raccolta provoca la distruzione di scogliere marine), aragoste (sull’orlo dell’estinzione e ‘cucinate’ con metodi crudeli). Il caviale è ricavato da diverse specie di storioni, molte delle quali sono già commercialmente estinte in molte aree del Pianeta. E per orientarsi in pescheria si può scaricare la guida “Sai che pesci pigliare?”.
Greenpeace. Evitare merluzzo, gamberi, tonno e pesce spada. Preferire il pesce azzurro, ma utile rimane consultare la guida ai consumi ittici. Attenzione anche al tonno in scatola, troppo spesso nelle nostre scatolette finiscono specie pescate con metodi ben poco sostenibili.

5. Prodotti locali

WWF. Più prodotti locali e di stagione, poca carne. Per il cenone scegliamo ricette tradizionali a base di ingredienti di stagione e locali, ridurremo le emissioni di CO2 (legate soprattutto ai trasporti e alle coltivazioni in serra) e guadagneremo in gusto e freschezza. Prodotti a Km zero, a tutto vantaggio della genuinità, cui andrebbe associato un consumo minore di carne.
Greenpeace. Meno carne e prodotti a derivazione animale. Questa la ricetta più gradita da mettere a tavola questo Natale. Si ridurrà così l'impatto sull'ambiente e sul clima. Privilegiare inoltre i prodotti provenienti da agricoltura biologica, locali e stagionali.

6Vacanze

WWF. Turismo responsabile che aiuta la biodiversità. Quest’anno il WWF organizza viaggi alla scoperta della natura che sostengono progetti per la biodiversità. Tra le mete, Tenerife, Giordania, Madeira, Tanzania, Guatemala, Senegal e la new entry Madagascar. E per chi preferisce stare in Italia, il campo avventura sul Gran Paradiso e le Fattorie del Panda.
Greenpeace. Meglio evitare l'aereo se non strettamente indispensabile, meglio treno e nave, visto che l'aereo ha un impatto ambientale 10 volte maggiore rispetto a quello di un viaggio in treno.

7. Regali

WWF. Niente specie esotiche o prodotti derivati che alimentano il commercio illegale.
Greenpeace. Se si desidera regalare un capo d'abbigliamento sportivo o glamour meglio scegliere aziende "toxics free"! Grazie alla campagna Detox lanciata a luglio 2011 aziende come Nike, Adidas, Puma e H&M si sono impegnate a eliminare entro il 2020 le sostanze tossiche dai prodotti in commercio.

8. Shopping

WWF. In bici o con mezzi pubblici, muniti di sporte riutilizzabili.
Greenpeace. E se si sceglie in libro, meglio preferire quello in carta amica delle foreste.

9. Tecnologia efficiente

WWF. Elettrodomestici e apparecchi tecnologici solo se “efficienti”.
Greenpeace. Regali hi-tech? Verifichiamo prima se rispettano l'ambiente aiutandoci con l'Eco-guida.

10. Prodotti equo-esolidali

WWF. Sì a prodotti biologici, del commercio equo e solidale e a basso impatto ambientale e sociale oppure adotta una specie a rischio su www.wwf.it/adozioni.
Greenpeace. Perchè non regalare l'iscrizione da cyberattivista di Greenpeace?