Aiutaci anche tu a diffondere questo blog, clicca sul quadratino in alto a sinistra CONDIVIDI



21/01/12

OGM no grazie: BASF si ritira dall'Europa


BASF ha dovuto ammetterlo: agli europei gli OGM non piacciono. Qualche giorno fa, è arrivato l'annuncio ufficiale dell'azienda che sta abbandonando i piani per sviluppare e commercializzare colture OGM in Europa.
Una fuga, questa, decisa dopo una lunga serie di sconfitte non solo europee. Nel 2011, l'India ha respinto l'autorizzazione della melanzana OGM, l'unico alimento transgenico per il quale era stata chiesta l'autorizzazione; nel settembre 2011 laCina ha sospeso la commercializzazione di riso OGM, mentreFilippine e Thailandia hanno respinto riso geneticamente modificato.

Tra i flop della BASF anche la sua patata OGM resistente agli antibiotici, Amflora, una delle uniche due colture OGM autorizzate per la coltivazione in alcuni paesi europei. Una coltivazione biotech che si è rivelata un vero e proprio fallimento commerciale.

Oggi, oltre il 90 per cento degli OGM a uso alimentare viene coltivato in soli quattro paesi del continente americano. Anche BASF punta all'America, che sembra essere rimasta l'unica a non abbandonare la strada del geneticamente modificato. 

Strana scelta, viste le numerose ragioni per dire no agli OGM. Parliamo di colture che vanno a braccetto con l'agricoltura di stampo industriale, l'uso di pesticidi, la resistenza a infestanti eparassiti; hanno rese deludenti sul lungo periodo, senza contare le preoccupazioni per i rischi sanitari.

Gli europei lo hanno capito. Ora tocca agli americani.

Leggi la comunicazione ufficiale BASF: www.basf.com/group/pressrelease/P-12-109

Private Label: qualità, risparmio e prodotti Made in Italy


Si è conclusa a BolognaFiere MARCA 2012, la manifestazione dedicata alla Marca Commerciale (Private Label), ovvero tutti quei prodotti a marchio del supermercato/ipermercato o discount di fiducia. Tonno, pasta, biscotti, shampoo, detersivi.. sono questi (e tantissimi altri su diverse categorie merceologiche) i prodotti a marchio del supermercato, che permettono al consumatore di risparmiare, senza rinunciare alla qualità, che viene garantita da grandi e piccole aziende (per il 98% dei casi italiane). Un’inarrestabile valanga di articoli che si moltiplica senza sosta: nel 2011 sono nate altre 170 nuove tipologie: confezioni di gelati e surgelati (+ 16% di nuove referenze), prodotti per la cura della persona (+10% di nuovi articoli), bevande e birre (+8% di nuovi prodotti), alimenti bio e per celiaci. Nel 2011 le vendite di prodotti a marca commerciale sono cresciute del 7% (per un fatturato di 8,3 miliardi di euro).
Secondo  SymphonyIri Group  la presenza di prodotti di private label a scaffale è in crescita del 3,7%, così come la pressione promozionale, cresciuta di 0,9 punti e arrivata a quota 21%.  Ma restano delle sostanziali differenze territoriali: su base regionale oscilla tra il 10,8% della Campania, maglia nera a livello nazionale, e il22,2% di Emilia-Romagna e Toscana, realtà nelle quali i retailer hanno saputo svolgere un lavoro di primo piano che ha dato loro ottimi risultati.
Conad, prodotti a marchio cresciuti del 20% nel 2011: tra le varie catene della GDO, Conad ha dichiarato un fatturato dei prodotti a marchio cresciuto del 20%, arrivando a 2,2 miliardi di euro. Sono prodotti che garantiscono un risparmio medio, rispetto agli omologhi di marchi noti, del 25-30%, con anche punte in alcuni settori del 50%. In cinque anni la quota di mercato della marca commerciale è passata dal 18,3% del 2007 al 24,5% del 2011. Entrando ancora più nello specifico, ottima è stata la performance dei prodotti tradizionali di Sapori&Dintorni Conad (+25%) e di Conad Biologico (+48%).
Simply: la marca commerciale dei supermercati e ipermercati Simply (gruppo Auchan) ha una quota del 15,4% e punta a crescere ulteriormente con nuovi prodotti su diverse categorie merceologiche. Proprio durante la fiera MARCA 2012 è stata presentata la nuova linea primo prezzo Simply Basic che offre il miglior rapporto qualità prezzo. I prodotti si differenziano per colore in base alla categoria di appartenenza: bianco i prodotti freschi, ocra biscotti e prodotti da forno, viola per la profumeria, blu per la detergenza, fino al rosso di caffè e pelati. Si tratta di 150 articoli, tra i più comuni e indispensabili, che offrono un risparmio medio del 50% rispetto alle grandi marche. Con l’aggiunta di questa nuova linea di prodotti, Simply raggiunge così le 2mila referenze disponibili.
Un modo per risparmiare garantendosi qualità.

Dipendente filma un topo nei panini di McDonald's (video) :


mc-donald
E se scopriste che il Big Mac che state per assaggiare è stato addentato prima di voi da untopo? Sebbene McDonald’s sia solito puntare nelle proprie campagne pubblicitarie, anche nel nostro Paese, sull’estrema attenzione all’igiene nella preparazione dei propri panini e delle proprie pietanze, pare che non tutti i fast food della catena siano ligi alle regole come ogni cliente si aspetterebbe. A dimostrarlo è il raccapricciante video girato da un, ormai ex, dipendente della catena.
Karruim Demaio ha avuto una brutta sorpresa lo scorso novembre aggirandosi nella dispensa di uno dei fast food di Philadelphia della catena, con sede in Stanton Avenue. Attirato da uno strano rumore, l’uomo si è avvicinato ad un sacco in plastica trasparente contenente una grande quantità di panini destinati alla realizzazione dei Big Mac. Osservando meglio, ha notato che all’interno di esso si muoveva indisturbato un topo, che aveva depositato i propriescrementi su decine di panini.
Egli ha potuto riprendere l’accaduto grazie ad un cellulare dotato di videocamera. Dal video realizzato da Karruim sono ben distingiubili sia la sagoma che la coda del topo. Per rendere pubblica la notizia, Karruim Demaio ha contattato la rete televisiva Fox 29, che ha a propria volta approfondito la questione interpellando il responsabile del punto vendita. Alla televisione Karruim ha rivelato che non si trattava del primo episodio simile. Era infatti la sesta o la settima volta che gli capitava di vedere un topo compiere le proprie scorribande tra gli ingredienti destinati ad essere serviti ai clienti del fast food. A quel punto, l’uomo ha ritenuto che fosse giunto il momento di raccogliere delle prove in merito.
L’ex dipendente ha inoltre dichiarato che, nel corso dei due anni trascorsi a lavorare nello stesso fast food, non vi è stato giorno in cui egli stesso od i suoi colleghi non abbiano verificato la presenza di escrementi di roditori, notoriamente tossici, sugli alimenti. Agli impiegati giungeva regolarmente ordine da parte dei direttori di eliminare semplicemente le disgustose tracce lasciate dai roditori e di utilizzare comunque gli alimenti contaminati.
Fox 29, dopo aver ricevuto dai responsabili del punto vendita nient’altro che risposte volte a negare l’accaduto, ha deciso di approfondire la questione, mettendo allo scoperto le precarie condizioni igieniche del fast food. Dalle ispezioni sanitarie più recenti è stato rilevata la presenza di mosche ed insetti nell’area dedicata alla preparazione del cibo. Inoltre, gli alimenti deperibili non venivano conservati alla temperatura corretta e molti degli impianti di refrigerazione presentavano problemi di funzionamento.
Nasce naturalmente il sospetto che non si tratti di un caso isolato, che di per sé si rivela comunque sufficiente a gettare nuove ombre sui già ampiamente discussi ingredienti utilizzati dalla catena di fast food più diffusa nel mondo per la preparazione dei propri celebri panini.

Bottle Life: il documentario che svela il business dell'acqua della Nestlé,


nestl
L’acqua, fondamentale risorsa del Pianeta, sta rapidamente sparendo. La sua scarsità a livello globale si profila come la maggiore minaccia di crisi ecologica, economica e politica. L’oro blu, bene imprescindibile per  la vita umana, è sotto minaccia. Soprattutto perché fa gola alle multinazionali e il suo business ha un valore immenso. Per questo, le più potenti aziende del pianeta si affannano nella corsa alla trasformazione di questa risorsa in bene commerciabile. Anche se questo significa estrazione sregolata e selvaggia dalle falde.
Come sta accadendo in Pakistan, dove i pozzi scavati dalla multinazionale svizzera Nestléstanno privando la popolazione dell’acqua potabile, che poi rivende a caro prezzo bell’e imbottigliata, la prima acqua “purificata”, cioè acqua di rubinetto trattata con l’aggiunta di minerali, commercializzata nel Paese asiatico. La dura denuncia viene da “Bottled Life”, un film documentario a breve in programma nelle sale svizzere, realizzato dal regista Urs Schnell e dal giornalista Res Gehriger.
Come si trasforma l'acqua in un business da miliardi di dollari? La risposta sta nelle mani della società svizzera Nestlé”, spiega il trailer. Così, un giornalista di Zurigo inizia a indagare sulla corporation più potente del suo Paese e questo viaggio lo conduce dalla Svizzera dritto dritto verso il Pakistan, dove viene coinvolto in una dura lotta tra cittadini, piccole formiche inermi che cercano di proteggere le loro fonti locali, e un gigante internazionale.
Analizzando il successo del marchio Nestlè “Pure Life”  , il più importante al mondo ,"un gioiello nel nostro portafoglio", secondo John Harris, capo di Nestlé Waters, il documentario si addentra nei meandri di un commercio ignobile e sregolato, smascherando i traffici di uno dei più spregiudicati accaparratori d’acqua, insieme a Danone e Coca-cola.
Maude Barlow, ex consulente delle Nazioni Unite responsabile per la questione dell'acqua, spiega che  “quando una società come la Nestlé compare dal nulla e dice, Pure Life è la risposta, vi stiamo vendendo l'acqua dei vostri stessi terreni, mentre dai rubinetti non ne esce nemmeno una goccia, o se c’è è imbevibile –il che è ancor più da irresponsabili- non possiamo che definire tutto ciò praticamente un atto criminale".
Ma cosa replica a queste accuse la Nestlé? Mette per iscritto, nero su bianco, in un comunicato diretto al giornale Tages Anzeiger il proprio impegno sul piano sociale: “abbiamo realizzato due impianti di filtraggio che offrono acqua potabile a oltre 10.000 persone a Sheikhupura, in Pakistan con acqua potabile e prevediamo di costruirne un altro per il 2012”. Ma, in realtà,  nel frattempo, si è sempre rifiutata di rilasciare interviste e di far visitare gli impianti, come spiegano Schnell e Gehriger.
Eppure, il ritratto dell’azienda che viene fuori dal documentario è in netto contrasto con i valori sbandierati dall’azienda. Così, cocciuto e imperterrito, Gehriger visita un campo profughi in Etiopia dove, nel 2003, Nestlé aveva installato un impianto per il trattamento dell’acqua. Ha così scoperto che, appena due anni dopo dal suo avvio, non ha mai più funzionato correttamente. E la scarsità d'acqua è tornata a farsi sentire. Ma si tratterà sicuramente di una sfortunata coincidenza…
Fatto sta che secondo uno studio dell’United Nations Comitee on Economic, Social and Cultural Rights, oggi in Pakistan, il 44% della popolazione non ha ancora accesso ad acqua potabile e sicura. Percentuale che sale al 76.5% nella popolazione delle aree rurali. Ogni anno, continua lo studio, in Pakistan muoiono più di 200.000 bambini a causa della dissenteria e l’accesso alle proprie falde sotterranee è la sola possibilità per le persone per avere acqua sicura. Insomma, l’acqua è vita, non un bene da cui trarre un indiscriminato profitto, in nome del quale, la Nestlé sta contribuendo al depauperamento delle risorse idriche, inaridendo le locali fonti d'acqua e i pozzi fino a oggi utilizzati per uso domestico e agricolo. Inoltre, l'attuale estrazione dell'acqua condotta dalla Nestlé non è sostenibile: la multinazionale preleva oro blu molto più velocemente di quanto possa essere naturalmente rinnovata, mettendo a grave rischio il diritto all'acqua delle future generazioni.
Qui trovate il link al video-trailer
Per vostra conoscenza, ecco i prodotti commercializzata da Nestlé:
acque minerali: Vera, San Bernardo, San pellegrino, Perrier, Sant’Antonio;
caffè e cacao: Nescafé,  Orzoro; cioccolato: Perugina, Nestlè; salumi: Vismara, King’s;
olio: Sasso;
dolci: Smarties, Kit Kat, Galak, Lion, After Eight, Quality Street, Toffee, Polo, Motta, Alemagna;
conserve: Berni;
formaggi: Locatelli;
pasta: Buitoni, Pezzullo;
riso: Curtiriso;
preparati per brodo: Maggi;
surgelati: Surgela, Mare Fresco, La Valle degli orti;
gelati: Motta, Alemagna, Antica Gelateria Del Corso;
cibi per animali: Friskies, Buffet;
cosmetici: L’Oreal

Mobilità sostenibile urbana: dalla Germania arriva Auto Tram, il bus prototipo che si ricarica alle fermate


Vi abbiamo già parlato in più occasioni degli ingenti investimenti intrapresi  dalla Germania per i mezzi pubblici ecologici: per il 2012 sono stati  già programmati sempre più autobus, auto elettriche, treni e tram elettrici.
Ora però la patria dell’Oktoberfest ha fatto un ulteriore passo in avanti, presentando l’AutoTram, un prototipo di  autobus elettrico che si ricarica ad ogni fermata che compie: si tratta di un “ibrido” fra un bus e un tram che viaggia su gomma ed è alimentato elettricamente grazie a speciali batterie che hanno la possibilità di essere ricaricate progressivamente ad ogni fermata del bus stesso.
Il progetto AutoTram è costato 34 milioni di euro al governo tedesco, cifra che sarà teoricamente ammortizzata in termini di risparmio energetico.
Il progetto AutoTram nasce dal Fraunhofer Institute for Transportation and Infrastructure Systems IVI di Dresda, e si propone di offrire la comodità, la flessibilità e la convenienza di un autobus, ma con zero rumore ed emissioni di gas di scarico.
Il problema dei cicli lunghi di ricarica della batteria è stato affrontato e “superato” dagli ingegneri tedeschi: la maggior parte delle vetture sono utilizzabili solo per poche ore al giorno, l’AutoTram deve esserlo per tutto il giorno, da qui la necessità di far si che abbia tempi di ricarica bassissimi. con scarsa necessità di ricarica.
La batteria non è al litio, essendo un materiale che richiede più tempo per ricaricarsi, ma è un brevetto speciale: AutoTram dispone altresì di un serbatoio diesel nel caso la successiva stazione di ricarica fosse troppo lontana e la batteria necessiti di essere ancora ricaricata.
L’AutoTram si distingue dai tram tradizionali anche perché, tramite un sistema di sterzo multi-asse, si muove con la stessa snodabilità di un autobus di linea.
Secondo i progettisti, i costi di questo avveniristico Auto Tram sarebbero dalle 30 alle 50 volte inferiori rispetto ad una metropolitana, anche se è ancora molto più  costoso rispetto a un autobus diesel.