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05/12/11

La Tour Eiffel si rifà di nuovo di verde:


torre eiffel verde
La Torre Eiffel vuole rifarsi il look ed in una città trafficata come Parigi sono le piante a far da iniezioni di botox. La Torre Eiffel trasformata in un gigantesco albero? Il progetto è nel cassetto del team di ingegneri Ginger che lo ha svelato in anteprima al quotidiano franceseLe Figaro, ma non si sa se effettivamente verrà realizzato.
Le autorità parigine si sono infatti mostrate prudenti sul piano di rinverdimento della Torre e non hanno confermato le indiscrezioni apparse su Le Figaro. Tutt’altro, hanno smentito suTwitter. Sui blog francesi si parla di un falso scoop di Le Figaro.
Gli ingegneri del Ginger Group non si lasciano scoraggiare e hanno realizzato un prototipo in scala ridotta per testare la fattibilità del progetto. Se dovesse realizzarsi, sulla Torre a partire da giugno del 2012 troverebbero posto ben 600 mila piante, con l’obiettivo di ridurre le emissioni ma soprattutto di fare di Parigi il simbolo di una rivoluzione sostenibile.

Sardegna record, le serre fotovoltaiche:


Su scioffu
E’ da Guinness il parco serricolo fotovoltaico Su Scioffu inaugurato un paio di giorni fa a Villasor, comune a 25 km da Cagliari. l’impianto è composto da 26 serre fotovoltaiche per un totale di 84mila pannelli in grado di alimentare 10mila famiglie e far risparmiare 25mila tonnellate di CO2.
In serra, contestualmente saranno coltivati angurie, melone, zucchine, finocchi e i frutti dell’amore, ossia la rosa da bacca molto richiesta in Olanda.
Scrive Unione Sarda:
Il grande parco fotovoltaico stabilisce un record mondiale per dimensione e potenza installata: 20MW su una superficie di 27 ettari, dotata di 84mila pannelli in un solo campo solare e 134 serre. La centrale verde è stata realizzata con un investimento di 70milioni di euro dall’indiana Moser Baer Clean Energy (Mbcel) in collaborazione con il colosso americano General electric (Ge). La gestione agricola è affidata alla Twelve Energy che ha coinvolto cinque cooperative e che potrà contare su 90 nuovi posti di lavoro. Le coop si occuperano della commercializzazione e vendita dei prodotti, garantendosi una sicura fonte di reddito.
Peccato che questo progetto non preveda capitali sardi. Qualche mese fa il sindaco di Villasor Walter marongiu commentava così, come riporta il VulcanoNews:
Non ci siamo potuti opporre alle loro scelte nelle maestranze. Non esistono in Sardegna, e tanto meno a Villasor, imprese o aziende competitive nel settore. L’unica cosa che si è potuto fare, pur non avendone la competenza e neanche il potere, è stato di chiedere alla Twelve che fossero impegnate a lavorare anche le imprese di Villasor; per cui, anche se per pochi mesi, si è riuscito ad occupare, almeno nella fase di costruzione dell’impianto, una cinquantina di persone. Poi quando l’impianto andrà a regime saranno circa otto le cooperative impegnate che, per una serie di questioni difficili da spiegare, erano inizialmente tre di Villacidro e una di Decimoputzu. Poi visto che l’impianto è stato ulteriormente ampliato, stiamo cercando, attraverso un accordo, di inserire anche alcune cooperative agricole di Villasor. Altra nota positiva è che per il Comune vi sarà un ritorno economico: circa 40 mila euro l’anno; una bazzecola dirà qualcuno, ma che di questi tempi, dopo i tagli che vedranno i Comuni incapaci di poter mantenere anche i servizi più essenziali, non sono da buttare. Sia chiaro che queste somme non arriveranno al nostro ente come un favore fatto dall’azienda alla nostra comunità, fatto questo che costituirebbe un reato, ma saranno semplicemente il pagamento di imposte dovute dall’azienda al nostro Comune quale realtà produttiva operante nel nostro territorio .

Detersivi alla spina, ok per l'ambiente, meglio se ecologici:


detersivi alla spinarappresentano ormai anche nel nostro Paese una realtà consolidata, che pur rimanendo ancora di nicchia vede aumentare di anno in anno la propria base di scelta e utilizzo.
Passare dai prodotti tradizionali in flacone alla “tanica”, sistemata nel garage di casa nostra o utilizzata in negozio, è un comportamento virtuoso, in sensoecologico? Senza ombra di dubbio sì. E può diventare due volte tale se oltre al contenitore si considera anche in maniera appropriata il contenuto, cioè il detergente, al momento dell’acquisto e dell’impiego.
L’idea dei detersivi alla spina, o detersivi sfusi, muove infatti proprio dall’intenzione di ridurre l’impattoambientale del contenitore. Perché, con il metodo della ricarica gli stessi flaconi dovrebbero essere utilizzati più volte (almeno cinque), riducendo in questo modo la necessità di produrre continuamente flaconi nuovi.
E una minore produzione di contenitori plastici, oltre a diminuire la massa totale di residui da smaltire in circolazione, significa minori emissioni di CO2 nell’atmosfera: nasce così, almeno in teoria, un circolo virtuoso dal punto di vista ambientale. Questo a prescindere dalle qualità del prodotto utilizzato con il metodo della ricarica. Se il detersivo scelto è ecologico e biologico, il gioco è fatto: ciascuna delle considerazioni precedenti può ripetersi e il valore del nostro comportamento – in termini di sostenibilità – praticamente raddoppia.
L’azienda Verdevero.it, che produce detersivi ecologici, biologici e prodotti in massima parte con ingredienti a km 0, propone due opzioni per servirsi di prodotti alla spina. La tanica da 5 litri, con la quale ricaricare i flaconi a casa propria, oppure quella da 20 litri, offerta ai negozi. Entrambe le soluzioni vengono incontro alle necessità dell’utente, privato o professionale: si tratta in ogni caso di un impianto alla spina fai-da-te, che non richiede grandi investimenti, come quello di acquistare un megadistributore del tipo che si può incontrare nei grandi centri commerciali.

Tv, ecco i consumi con la nuova etichetta energetica:


Dal 30 novembre 2011 è obbligatorio anche per i televisori in commercio, esporre la nuova etichetta energetica, ovvero l’etichetta grazie alla quale siamo e saremo in grado di scegliere una tv (o altri diversi elettrodomestici, come frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie e altro ancora) non solo per l’estetica o le caratteristiche tecniche, ma anche per quello che ci costerà in termini di consumi elettrici sulla bolletta. Ora, che sia un televisore LCD o con retroilluminazione a LED o al plasma, già prima dell’acquisto  potremo sapere i suoi consumi e la sua classe energetica. L’etichetta in questione è quella che potete vedere nell’immagine a sinistra. All’interno del dettaglio numero 1 troviamo il nome o marchio del fornitore e modello del prodotto, seguiti dalla classe di efficienza energetica (2), dal consumo di energia in modalità acceso espresso in Watt (3), dal consumo di energia elettrica in modalità acceso espresso in kW/h l’anno (4) e la diagonale dello schermo visibile (5). Per quanto riguarda i consumi, questi aumentano con l’aumentare delle dimensioni dello schermo. Nello specifico, ci sono notevoli variazioni di consumi in base al tipo di televisore che si acquista. Se si opta ad esempio per una tv LCD (a cristalli liquidi), il consumo è di 0.36 Watts (calcolati in pollici quadrati per area dello schermo), per una tv al plasma sono 0.43 Watts, mentre per una tv con tubo catodico 0.30 Watts.
Secondo il Frauenhofer Report, il consumo annuo di un televisore con tubo catodico (CRT) con schermo di medie dimensioni è di circa 25.5 euro, mentre per un LCD di grandi dimensioni di 56.1 euro, fino ad arrivare ai 78.5 euro di un televisore di grandi dimensioni al plasma. Per avere un esempio chiaro del consumo di un LCD o di un televisore al plasma, basti pensare che una lavatrice in classe A consuma circa 44,50 euro l’anno o una lavastoviglie (sempre in classe A) circa 41.80 euro l’anno.. Se siete tra gli italiani che passano più di 3 ore al giorno davanti alla tv, probabilmente è il caso di scegliere con cura la televisione che permetta il più basso consumo energetico possibile (oppure cominciare ad usarla di meno e magari optare per qualche attività fisica: ne gioverà il portafogli e la salute).