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07/11/11

Lo Shampoo fa ingrassare, ftalati sotto accusa:


shampoo_ftalati
L’uso frequente dello shampoo, come ben sappiamo, incide fortemente sull’impatto ambientale, ma secondo le ultime scoperte scientifiche porterebbe anche ad un aumento del peso corporeo. Insomma, lavare frequentemente i capelli con gli shampoo tradizionali fa ingrassare!
A rivelare questa triste realtà è una ricerca pubblicata recentemente dal Mount Sinai Medical Center di New York, che ha dimostrato come i prodotti usati normalmente per detergere icapelli abbiano in realtà conseguenze inaspettate anche sulla linea.




Vediamo perché…
Secondo lo studio americano, il lavaggio continuo di capelli provoca un assorbimento costante e frequente di ftalati, sostanze presenti comunemente nei prodotti di bellezza (shampoo, ma anche creme per il corpo e altri tipi di detergenti) che sono anche responsabili dell’obesità diffusa nel mondo occidentale.
Secondo gli scienziati infatti, gli ftalati interagiscono con gli ormoni e sconvolgono l'equilibrio del nostro corpo, impedendo al nostro organismo di avere il controllo sul peso corporeo.
Gli studiosi sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato l’urina di 330 ragazze newyorkesi, dove sono state trovate tracce di queste sostanze utilizzate per migliorare la resistenza e l’efficacia dei prodotti cosmetici.
Anche se queste sostanze giocano un piccolo ruolo nell’obesità – hanno commentato gli autori dello studio - è una esposizione prevenibile”.
E allora come fare? Di rimedi ormai ce ne sono tanti! Dai prodotti biologici che eliminano le sostanze chimiche dai loro ingredienti ai rimedi della nonna. Come abbiamo suggerito più voltelo shampoo può essere sostituito da impacchi a base di bicarbonato di sodio, ma anchebirra, olio di oliva e succo di limone.
Insomma, evitare di usare lo shampoo in modo frequente aiuta l’ambiente, ma anche la linea!

Verdevero, un esempio di eco-bucato:


L’opportunità di utilizzare detersivi ecologici parte da una semplice e ormai inconfutabile constatazione: i detergenti per superfici casalinghe e i detersivi per bucato di origine industriale, realizzati ricorrendo a ingredienti chimici di sintesi, presentano profili diffusi e allarmanti di pericolosità, soprattutto per i soggetti dotati di difese naturali più basse, come i bambini.
Oltre alle valutazioni sanitarie, occorre anche valutare il prezzo: i prodotti industriali di larga diffusione, infatti, appaiono spesso convenienti. Ma non abbiamo usato il verbo “apparire” a caso, poiché la massiccia presenza di principi utili a renderli commercialmente più appetibili (presenza di ammorbidenti, sbiancanti ottici ecc.) ma ininfluenti ai fini della pulizia, alla fine dei conti va a pesare proprio sul numero di lavaggi davvero utili a parità di dose utilizzata – e quindi va ad aumentarne il costo reale.
I danni per l’organismo provocati dalle sostanze incriminate cui accennavamo sopra si manifestano soprattutto come irritazioni, dermatiti da contatto e atopiche, allergie, prurito e asma, che affliggono le persone particolarmente sensibili ad alcuni tipi di prodotti per l’igiene della casa e dei capid’abbigliamento.
E non si tratta di un allarme circoscritto: secondo vari studi dermatologici, Il problema interessa un terzo degli italiani, soprattutto donne, e i più a rischio sono i soggetti con una predisposizione allergica e gli asmatici (fonte: http://magazine.paginemediche.it ).
Nel caso di prodotti destinati all’igiene domestica, il pericolo è rappresentato in primis dai COV, Composti Organici Volatili, usati nei detergenti per stoviglie, prodotti per la pulizia dei bagni, dei vetri, dei forni, cere per pavimenti e mobili (liquide e in aerosol) – che arrecano disturbi alle vie respiratorie.
Tra le malattie dermatologiche, invece, sul banco degli imputati compaiono in primo luogo i metalli pesanti, che restano depositati nelle fibre dei capi trattati anche dopo il lavaggio.
Tra i prodotti formulati con ingredienti di origine biologica reperiti a chilometri zero, già ottimi sul piano della riduzione dell’impatto ambientale, ne esistono alcuni che garantiscono la sicurezza più assoluta anche per la salute dell’organismo umano. E vengono proposti sul mercato a un prezzo che oseremmo definire come “sostanzialmente corretto”. È il caso del marchio Verdevero.it (gamma certificata Vegan Ok, LAV, e ICEA): il suo detersivo ecologico per bucato (a mano e in lavatrice) di questa linea, per esempio, è stato recentemente testato da enti certificatori e garantito come non contenente alcuna delle sostanze citate.
Inoltre, sul piano della spesa, il prodotto si rivela assai conveniente rispetto alla media dei concorrenti tradizionali, anche dei leader di mercato: un singolo lavaggio con il detersivo ecologico Verdevero.it risulta infatti costare 0,22 euro (calcolando una confezione da 2000 ml, che ha un prezzo di 11,22 euro e serve per circa 50 lavaggi), contro gli 0,30 euro del Dixan Classic Oro (2500 ml, prezzo 7,49 euro, 25 lavaggi), gli 0,37 di Dixan Polvere (25 misurini, 9,25 euro, 25 lavaggi), 0,25 di Dash Ecodosi (5,29 euro, 21 lavaggi) e gli 0,21 euro di Bio Presto (2500 ml, prezzo 5,19 euro, 25 lavaggi). Solo quest’ultimo appare leggermente meno caro, ma non si tratta di un detersivo ecologico e, come tutti sappiamo, la tutela della salute ha un valore cospicuo.
Considerando inoltre che non solo i prodotti, ma anche i consigli e le informazioni fornite da Verdevero.it – così come da tutte le aziende produttrici di detersivi ecologici certificati – debbono passare il vaglio di severe commissioni certificatrici, se ne deduce che oggi esistono solo buone ragioni per scegliere gli ecodetersivi.

Geotermia, le cose da sapere:


Parliamo di energia geotermica, fonte di tipo alternativo e rinnovabile generata per mezzo di fonti di caloregeologiche. Si tratta del calore naturale della Terra dovuto all‘energia termica rilasciata durante il processo naturale di decadimento nucleare di elementi radioattivi come uranio, torio e potassio, contenuti all’interno delnucleo, del mantello e della crosta, che sono le stratificazioni principali di cui si compone il nostro pianeta.
Il principio su cui si absa la geotermia è che la temperatura del suolo aumenta man mano che si scende in profondità: in mediaogni 100 metri la temperatura delle rocce cresce di +3° C.
In alcune particolari zone questa caratteristica naturale del pianeta si accentua con temperature nel sottosuolo leggermente più alte della media, ad esempio a causa di fenomeni vulcanici o tettonici. Qui l’energia può essere facilmente recuperata anche a basse profondità, tramite appunto la geotermia. Come?
Convogliando i vapori provenienti dalle sorgenti d’acqua del sottosuolo verso apposite turbine adibite alla produzione di energia elettrica e riutilizzando il vapore acqueo per il riscaldamento urbano, le coltivazioni in serra e il termalismo.
APPROFONDIMENTO:
Ma quando non c’è acqua? Per alimentare la produzione del vapore acqueo si ricorre spesso all’immissione di acqua fredda in profondità, una tecnica utile per mantenere costante il flusso del vapore. In questo modo si riesce a far lavorare a pieno regime le turbine e produrre calore con continuità. Se si vuole ottenere il riscaldamento di edifici o serre viene messa in atto l’azione di un fluido a bassa temperatura, se invece si vuole ricavare energia elettrica si fa uso di un fluido ad alte temperature.
La Geotermia è una fonte importante perché, a parità di potenza elettrica istallata, la produzione di elettricità dall’energia geotermica è ben superiore a quella ottenuta da altri fonti rinnovabili, ed in particolare dall’energia solare o dall’energia eolica. Infatti è sempre disponibile e del tutto indipendente dall’alternanza del giorno e della notte, e dalla situazione meteorologica del sito.
E in Italia già da un secolo si sfrutta l’energia geotermica. La prima dimostrazione pratica di questo potenziale si è avuta sulle Colline Metallifere, il 4 luglio 1904. Merito del principe Piero Ginori Conti che a Larderello sperimentò il primo generatore geotermico.
I numeri dicono che oggi, dal geotermico, deriva all’incirca l’ 1% della produzione mondiale di energia. I giacimenti sono però dispersi e a profondità così elevate da impedirne lo sfruttamento. Dapprima è necessario infatti individuare le zone con anomalia termica positiva dove cioè il calore terrestre è concentrato: questo sarà ilserbatoio o giacimento geotermico.
Le centrali geotermiche non sono dannose per l’ambiente, anzi, sono considerate non inquinanti. Un ulteriore vantaggio è garantito dal possibile riciclaggio degli scarti di produzione, che favoriscono il risparmio.
Uniche note dolenti sono: l’odore sgradevole e l’impatto estetico degli impianti. Dalle zone termali insieme al vapore fuoriesce anche un odore sulfureo,  un problema poco tollerato dalle persone che risiedono nelle vicinanze dei siti  ma ampiamente risolvibile attraverso opportuni impianti di abbattimento.
Inoltre, un impianto geotermico è sempre un “enorme groviglio di tubature” che deturpa il paesaggio: ma anche in questo caso, sono stati compiuti grandi passi in avanti attraverso soluzioni rispettose del contesto. Di recente si sta inoltre sviluppando anche un settore della bio-architettura specializzato nella mini-geotermia. In quest’ultimo caso la produzione viene affidata a piccoli impianti condominiali, in grado di sfruttare il calore nel sottosuolo per garantire l’approvvigionamento termico degli appartamenti. Il costo di realizzazione di questi impianti è però ancora troppo elevato per diventare una opzione accettabile.
In Italia tutta l’attività geotermica per la produzione di energia elettrica è affidata a Enel Green Power e la maggior parte delle centrali si trova in Toscana, nel triangolo Larderello-Travale-Radicondoli e in minor quantità sul monte Amiata. Questa zona ha comunque raggiunto una certa saturazione, mentre è in fase di partenza un progetto che intende sfruttare la zona dei Campi Flegrei alle pendici del Vesuvio.
La Geotermica, tra tutte le fonti rinnovabili è la risorsa più pulita e potente per la produzione di energia che può  facilmente trovare applicazione agli usi domestici ma solo dopo l’abbattimento dei costi che la rendano un’alternativa accessibile a tutti.

Chicago, quando la metropolitana si fa verde:



Un inaspettato paradiso terrestre, così deve essere parso agli occhi dei passeggeri che hanno viaggiato, alcune settimane fa, sulla metropolitana di Chicago e che si sono ritrovati immersi in vividi colori e profumi di piante verdissime collocate proprio all’interno dei vagoni della metro.
Un cuscino di erba rigogliosa a ricoprire i seggiolini in plastica, tante piante verdi in vaso collocate lungo i corridoi, vicino ai posti a sedere, poi rampicanti ad avvolgere le pareti e anche il soffittofiori profumati, bacche colorate e foglie ovunque. L’immagine era quella di una serra verde oppure di una foresta, non certo la classica metropolitana che si muove nel sotterranei del centro di una grande città, un’esperienza esclusiva per chi si è trovato a viaggiare in un vero giardino mobile.
E’ accaduto recentemente a Chicago, dove il 17-18 settembre 2011 si è svolta la quarta edizione di Art on Track, un festival che coinvolge la metro cittadina in performance e installazionisite specific: uno spettacolo unico e, si spera, ripetibile che è stato dedicato al trionfo della natura.
La realizzazione del giardino è stata possibile grazie a donazioni di piante e fiori provenienti da serre, giardini botanici, tetti verdi, e grazie al lavoro di coltivatori professionisti e appassionati. Oltre all’iniziativa del giardino all’interno dei vagoni, già alcuni mesi prima era stato collocato un giardino fissato ad un carrello in coda alla linea L della metropolitana, anch’esso un suggestivo spettacolo per i passeggeri.
Questa è la prima iniziativa del genere che riguarda un luogo così inusuale, occupato esclusivamente da tecnologie, rotaie, treni e nessun elemento naturale, ed è stata occasione per dimostrare che è possibile, invece,far convivere tecnologia e natura anche in luoghi fortemente urbanizzati e attrezzati per essere completamente al servizio delle esigenze delle persone, e con questo non solo abbellire esteticamente ma ancheoffrire ai passeggeri un momento di rigenerante immersione nel verde.