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31/10/11

Zanzare OGM contro zanzare normali:


Modificare geneticamente le zanzare in modo che la popolazione di specie pericolose e infettive possa diminuire, combattendo, quindi, malattie come la malaria e la febbre dengue. In che modo? Creando una nuova generazione di zanzare provviste di un "gene della morte", che fa sì che gli insetti stessi uccidano i loro piccoli prima che raggiungano l'età adulta.
Il “filicidio” delle zanzare, sperimentato da un team di scienziati dell’Imperial College London e della Liverpool School of Tropical Medicine, è stato testato con successo nelle Isole Cayman, dove il virus dengue trasmesso dalla Aedes aegypti è un grave problema. Circa 19 mila zanzare “ogm” sono state rilasciate nel corso di quattro settimane nel 2009 in una zona di 25 acri. I risultati sembrano davvero sorprendenti:  i maschi geneticamente modificati  sono arrivati a rappresentare circa il 16% della popolazione maschile nella zona di prova, mentre il gene letale è stato trovato nel 10% delle larve.
La ricerca, pubblicata su Nature Biotechnology, rivela che l’esercito di zanzare “assasine”, allevate in laboratorio e poi liberate in natura, è in grado di sopravvivere e “funzionare” anche nell’ambiente esterno. "Ora sappiamo che possono accoppiarsi in competizione con i maschi selvaticie di trasmettere il gene della morte”, ha detto Luca Alphey, co-fondatore e chief scientist di Oxitec Ltd., la start-up inglese alle spalle dell'esperimento. Una scoperta sensazionale.
Eppure si tratta relativamente di una novità: già altri scienziati avevano mostrato la strada dell'applicazione delle tecniche di genetica per le zanzare portatrici di malaria, in modo da impedire la trasmissione della malattia. Ma nessun esperimento era stato finora testato su campo.
E se Alphey anticipa ai giornali i risultati della successiva fase dello studio, che avrebbe fatto registrare una diminuzione della popolazione della zanzare nella zona delle sperimentazioni di oltre l’80%, la ricerca solleva alcune preoccupazioni sui possibili effetti collaterali, sia sulla salute pubblica che sull'ambiente.
Perché, una volta rilasciate, le zanzare OGM non possono essere di certo richiamate. E l’impatto di questo incremento “artificiale” di esemplari in un così breve periodo è tutto da verificare. Certo non portano più né la malaria né la dengue, ma quando si parla di manipolazioni umane, bisogna andarci con i piedi di piombo…e non possiamo ancora essere sicuri che non ci siano effetti negativi in futuro.

Un sito per illustrarti al meglio come riciclare:

Un sito che ti aiuta a migliorare la tua raccolta differenziata, aiutandoti a separare e a ottimizzare il recupero dei materiali; 10 regole per migliorare il riciclo, per maggiori informazioni: raccolta10piu.it

Dall'Olanda, come ridurre il 50% dei consumi e emissioni di una macchina:

Due automobili identiche: stesso peso, stesse dimensioni, le stesse performance e la stessa trazione; perfettamente identiche se non fosse che una consuma ed inquina la metà dell’altra. Anche in termini di emissioni di CO2.

LInnas, conosciuta a livello internazionale per i suoi innovativi brevetti nel campo dei componenti idraulici per macchine e motori, è l’azienda olandese che con “hydrid” (acronimo di hydraulic hybrid drivetrain) riesce ad ottenere questo straordinario risultato. Hydrid è un sistema di trasmissione ibrido idraulico-meccanico che permette sia di recuperare l’energia dispersa in frenata che rendere più efficiente il motore. Questa nuova trasmissione sostituisce la classica montata sulle nostre auto, solo meccanica, ma che appare purtroppo fortemente inefficiente.
In effetti un motore raramente arriva a toccare le proprie prestazioni massime. Normalmente accade tutt’altro e cioè che in città o sulle strade a scorrimento veloce si sfrutti appena il 20% della coppia motrice disponibile. Tutto ciò porta a consumi medi decisamente elevati dovuti alla scarsa efficienza del motore in situazioni dibasso carico e sforzo.
Il sistema Hydrid invece costringe il motore a girare a regimi più alti dove questo risulta di gran lunga più efficiente. Ciò è possibile grazie ad un collaudato circuito che è costituito da pompe, trasformatori e motori del tipo “floating cup” ad altissima efficienza (bassi attriti e perdite) e che ha nel sistema ad iniezione CPR(Common Pressure Rail) il suo centro nevralgico.
Il CPR riceve, gestisce e distribuisce la potenza del veicolo, mentre un accumulatore determina i livelli di pressione tra i due rami del sistema, quello ad alta e a bassa pressione, raggiungendo anche punte di 400 bar.
Il motore dell’auto eroga potenza direttamente ad una “pompa di rilascio continuo” che successivamente la indirizza nel circuito ad alta pressione, e più precisamente nel suo accumulatore. In questo modo il motore sarà di fatto “dispensato” dal lavorare in situazioni che richiedono un basso carico di lavoro.
Oltre a questo, su ogni ruota del mezzo è montato un motorino idraulico che recupera l’energia prodotta nella fase de frenata e la invia all’accumulatore del circuito ad alta pressione. Dai test effettuati dal NEDC (New European Driving Cycle), per la definizione dei consumi di carburante e delle emissioni di CO2 delle auto in circolazione, è risultato chiaro il dimezzamento dei consumi e delle emissioni che il veicolo ibrido con sistema Hydrid riesce ad ottenere.
A volte basta poco per diminuire i consumi delle nostre auto, semplicemente ottimizzando e rendendo più efficienti i mezzi tecnici già a nostra disposizione.

Microparticelle di plastica nei mari, sotto accusa le lavatrici:


da: enea.it
Un gruppo di scienziati irlandesi, britannici ed australiani, ha pubblicato in preview on-line sul "Journal of Environmental Science & Technology" (doi: 10.1021/es201811s) i risultati di una ricerca che ha interessato le spiagge di 18 aree costiere, di tutti i continenti dal polo all’equatore, dove è stato osservato un fenomeno di accumulo di microscopiche particelle di plastica delle dimensioni inferiori al millimetro. Queste microparticelle si trovano depositate in tutte le spiagge esaminate nelle diverse parti del mondo, indipendentemente dalla latitudine, ma gli accumuli maggiori si trovano nelle vicinanze di aree densamente popolate. Le acque e gli oceani vengono così inquinati da questa “microplastica”, costituita da poliesteri e da materiali acrilici. L’analisi della composizione chimica e delle proporzioni relative fra due differenti tipi di microparticelle rilevate, ha portato alla conclusione che questo tipo di inquinamento marino è causato dalle microfibre della comune biancheria e dagli indumenti normalmente usati dalla popolazione.  

I ricercatori hanno, così, scoperto che le responsabili di questo inquinamento sono le comuni lavatrici domestiche, che convogliano le microparticelle nelle acque di scarico. Date le loro piccole dimensioni questi nuovi inquinanti riescono ad arrivare facilmente al mare, superando perfino i sistemi di depurazione delle acque reflue urbane. Un esperimento compiuto su un lavaggio di indumenti ha dimostrato che ogni singolo capo di biancheria produce in ogni lavaggio circa 1900 microfibre, costituite da poliesteri e da materiale acrilico, che si frantumano in altrettante microparticelle.
lavatrice.jpgL'accumulo di questo microscopico materiale di plastica lungo le spiagge ha raggiunto in alcune aree costiere livelli tali da costituire ormai un rischio per la salute umana, oltre che per gli equilibri ambientali marino costieri e per gli ecosistemi pelagici. Queste microparticelle, infatti, entrano facilmente nella catena alimentare, poiché vengono ingerite da pesci e da altri organismi marini, si accumulano sempre di più nel corpo degli animali lungo la catena trofica e finiscono poi nel piatto di chi si nutre di pesce o di altri prodotti ittici.
Gli scienziati raccomandano di prevenire l'intensificazione di questo fenomeno di inquinamento marino dotando le lavatrici di sistemi di filtraggio idonei per impedire che tali microparticelle finiscano nelle acque di scarico e adeguando i sistemi di depurazione delle acque reflue con sistemi capaci di eliminare le microscopiche particelle in sospensione.
“Non sono ancora ben conosciuti gli effetti tossicologici di queste microparticelle e più in generale di micro e nanoparticelle che possono essere inalate o ingerite” - ha affermato Francesca Pacchierotti esperta di tossicologia dell'ENEA – “siamo davanti ad un nuovo tipo di inquinamento, un problema che diventerà sempre più serio in futuro. Per questo l’ENEA, nel suo ruolo di Agenzia per lo sviluppo economico sostenibile, in linea con la comunità scientifica mondiale e con l’Unione Europea, ha già avviato studi e ricerche sull'interazione dei micro e nanomateriali con le cellule e gli organismi viventi, per capire i processi tossicologici e valutare le conseguenze sulla salute umana."

Per informazioni e contatti: infoEAI@enea.it

La Cucina ECO-FRiENDLY:


Nessuno ci aveva pensato prima ma anche la cucina può essere funzionare con le piante e senza nulla togliere all’efficienza e alla praticità…
Allora ecco il sistema Aion, sviluppato dal gruppo franco-spagnolo Fagor Brandt, una cucina progettata dal designer Antoine Lebrun che è amica del pianeta perché consente, in modo del tutto naturale, di cuocere e lavare con l’aiuto delle piante!
A livello estetico, l’impatto con la cucina Aion è davvero minimal: due ripiani sovrapponibili con una serie di piantenella parte superiore e il piano cottura con il lavandino nella parte inferiore. Le piante sono accuratamente scelte tra quelle con caratteristiche “specializzate” per la cucina. Si tratta di specie, sviluppate dall‘industria aerospaziale, dotate di specifiche proprietà filtranti e pulenti che, usate in modo intelligente da Aion, agevolano tutte le fasi di preparazione dei cibi e pulizia dei piatti, quasi come un robot ma in modo naturale.
Il saponegrande nemico dell’ambiente, onnipresente nelle nostre case, si produce così in casa: lo ‘”fanno” le piante, come sapone vegetale. Le stesse piante filtrano l’aria dai cattivi odori al posto della cappa quando si cuoce mentre sulla base dello stesso principio della depurazione, l’acqua del lavandino viene ripulita ed il rubinetto è creato appositamente per evitarne sprechi.
Ma la cosa più interessante è che, a fine pasto, basterà riporre a destra del piano cottura, nel lavandino, i piatti sporchi, abbassare, sovrapponendo il piano superiore a quello inferiore, e… andare viaSaranno le piante a pulire i piatti e al ritorno li troverete naturalmente tirati a lucido.
Aion è un apparecchio multifunzionale davvero “miracoloso” che dimostra come delle soluzioni eco-friendly sappiano essere anche comode e di elegantissimo design. Resta un dubbio: ma funziona veramente o è una simpatica operazione di greenwashing?

Magliette ecologiche con messaggi ecologici:


Che cosa vuol dire vendere magliette ecologiche? Sicuramente significa proporre ai clienti t-shirt in materiali riciclati o riciclabili, possibilmente anche provenienti da fibrederivate da piante coltivate con metodi biologici. Se però, oltre alla materia che le costituisce, le magliette hanno anche un messaggio ecologico, è ancora meglio. Entrambe le cose si possono dire di Rapanui Clothing, un brand inglese di eco-fashion vincitore di vari premi di ethical fashion grazie alla sua produzione di tessuti biologici e naturali in stabilimenti alimentati con energia elettrica di origine eolica.
Il contributo di Rapanui Clothing alla sostenibilità deriva dalla totale tracciabilità dei prodotti che va praticamente dalla semina della pianta al negozio passando per la coltivazione, la raccolta, la filatura, la tessitura, la cucitura e il trasporto.
Il vasto catalogo di Rapanui include magliettefelpe, sottogiacca, top e giacche, intimo e calzini, scarpe e accessori – per uomo e donna. Le fibre tessili utilizzate sono il cotone biologico, la fibra di bambù, lafibra di eucalipto, la fibra di canapa, e finanche il poliestere riciclato. La maggior parte dei capi sono stampati con inchiostri privi di ftalati.
Quasi tutte le magliette hanno un tema ecologico anche nel disegno – che può essere più o meno esplicito, come la canotta nella foto in alto che dice: “Ricordati che tutto questo una volta era un albero”. Oppure la terza maglietta qui sotto nella gallery che suona: “Fatti bastare quello che hai e riparalo”. O ancora, la maglietta nera e bianca del primo ragazzo: “Gettate semi, non bombe!”. A noi pare particolarmente significativa l’ultima della serie, che disegna il simbolo di pericolo radiattivo con delle mini-turbine eoliche.