Aiutaci anche tu a diffondere questo blog, clicca sul quadratino in alto a sinistra CONDIVIDI



16/04/12

Enel - I veri costi del carbone:


Usare il carbone per produrre energia elettrica: come socializzare le perdite (ambientali e sanitarie) e privatizzare i profitti.
 marzo 2012 
Nel mercato italiano dell’elettricità, la produzione da carbone, specie nei vecchi impianti, è particolarmente vantaggiosa per l’azienda proprietaria che trae “profitti a pioggia” dal differenziale tra i costi industriali e il prezzo di vendita. Se il prezzo di vendita dell’elettricità è determinato degli impianti a gas più puliti, l’elettricità prodotta con il carbone è quella che presenta i costi ambientali e sanitari più elevati. Un recente rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente stima tra i 536 e 707 milioni di euro i costi esterni (danni ambientali e sanitari scaricati sulla collettività, inclusa la mortalità in eccesso) prodotti nel 2009 dalla sola centrale Enel di Brindisi. É una cifra che è dello stesso ordine di grandezza di quella incamerata dall’azienda come ricavo lordo.
1. I costi dell’inquinamento industriale: i 20 peggiori impianti in Europa
Nel recente rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), “Revealing the costs of air pollution from industrial facilities in Europe”, si presenta una valutazione dei diversi costi associati elle emissioni di impianti industriali in Europa. Oltre alla CO2 si considerano gli inquinanti classici (ossidi di zolfo, di azoto, particolato etc.) e il loro impatto sia sull’agricoltura che sull’ambiente, sia gli effetti sanitari espressi in mortalità in eccesso, ricoveri ospedalieri, malattie croniche e così via, utilizzando la metodologia CAFE (Clean Air for Europe).
Queste valutazioni hanno un carattere statistico, con una stima dunque approssimata dei danni, contengono necessariamente delle semplificazioni e incorporano, relativamente ai risultati espressi in termini monetari, un certo grado di arbitrarietà. Tuttavia, l’approccio scelto dall’EEA consente di rappresentare in modo coerente l’impatto relativo di impianti tra loro diversi.
Nella classifica stilata nel rapporto, tra i peggiori 20 impianti industriali nell’Unione Europea, si colloca un solo impianto italiano, al diciottesimo posto: la centrale a carbone dell’Enel di Cerano (Brindisi sud). Nel 2009 la centrale di Brindisi (vedi tab. seguente) ha emesso:

  • 13 milioni di tonnellate di CO2
  • 7.300 tonnellate di ossidi di azoto (NOx)
  • 6.540 tonnellate di ossidi di zolfo (SOx)
  • 473 tonnellate di particolato
Queste emissioni, assieme ad altri microinquinanti, hanno prodotto un danno sanitario complessivo stimato dall’EEA tra i 99 e i 270 milioni di euro (valutati secondo due diverse procedure di calcolo) e un danno associato alla CO2 di 437 milioni di euro (calcolato secondo una procedura utilizzata dal governo inglese). Il complesso dei costi esterni stimati con questa metodologia, per la sola centrale a carbone di Cerano, oscilla dunque tra 536 e 707 milioni di euro per la produzione del 2009 che è stata di circa 15 miliardi di kilowattora (15 TWh).L’impatto complessivo della produzione da carbone Enel, in Italia, è di una grandezza di ordine quasi triplo rispetto a questa cifra.

2. Costi e ricavi della vendita di elettricità da carbone
L’impianto di Cerano ha una capacità di 2.640 MW ed è entrato in funzione nel 1990. Essendo stato abbondantemente ammortizzato, i suoi costi operativi hanno come voce prevalente quella del combustibile, cui si aggiungono i costi del personale, della manutenzione dell’impianto e del funzionamento dei sistemi di controllo degli inquinanti.
Nel 2009 i costi per la produzione di 1 MWh (megawattora) da carbone oscillavano tra 17,9 e 21,4 €/MWh , secondo le stime dell’Osservatorio dell’Energia pubblicate nel numero di maggio 2009 su “Energia ed Economia”, il Bollettino dell’Associazione italiana degli economisti dell’energia.  Una stima approssimativa dei costi per produrre i 15 TWh è dunque  di 300 milioni di euro.
Il prezzo di cessione medio dell’elettricità (in gran parte all’Acquirente unico) nel 2009 è stato dell’ordine dei 62 €/MWh, come si rileva dal Bilancio di esercizio del 2009 della società, e ha dunque generato un ricavo stimabile in oltre 900 milioni di euro che, al netto dei costi per il combustibile, scende a oltre 600 milioni di euro. Per quanto questa cifra costituisca un ricavo lordo cui vanno sottratte altre voci minori, si tratta di una cifra che si colloca nello stesso intervallo di valori dei costi ambientali e sanitari esternalizzati come calcolati dall’Agenzia Europea dell’ambiente.
Possiamo dunque affermare che la produzione di elettricità da carbone causa un beneficio economico per l’azienda che è dello stesso ordine dei costi scaricati sulla collettività: citando Ernesto Rossi, “si privatizzano i profitti e si socializzano i costi”.

3. Produzione da carbone in aumento
É comprensibile che, in un sistema dei prezzi dell’elettricità come quello attuale, un’azienda elettrica voglia aumentare la produzione da carbone. Lo stesso Ad dell’Enel, Conti, lo ha dichiarato più volte e questa è la realtà effettiva nella produzione di Enel come risulta dalla figura accanto (Presentazione Enel, Results 2011, 2012-2016 Plan, Rome March 2012).
Infatti, anche a fronte di una riduzione della produzione di elettricità del gruppo Enel in Italia tra il 2010 e il 2011, da 81,6 a 79 TWh, la quota da carbone aumenta dal 34,1% al 41%.

La produzione da carbone è dunque salita dai 27,8 TWh del 2010 ai 32,4 del 2011 (un aumento relativo del 16,5%). Peraltro, questa tendenza all’aumento dell’uso del carbone da parte di Enel si riscontra anche globalmente per il gruppo.
Va notato come la quota attuale di rinnovabili non idroelettriche (che rappresentano un’eredità del passato) costituisce una quota molto bassa sulla produzione totale - solo il 7,8% - nel 2011.
 4. Enel: un piano industriale da rifare
 La prospettiva di una decarbonizzazione della produzione di energia è tecnicamente fattibile, ambientalmente desiderabile, socialmente utile ed economicamente convincente. Su questa strada si è del resto incamminata anche l’Unione Europea e diversi studi mostrano che uno scenario a emissioni zero nel settore elettrico è possibile senza ricorrere al nucleare.
 L’azienda Enel è un soggetto a tutti gli effetti privato, anche se l’azionista di maggioranza con circa il 30% delle quote è il governo italiano tramite il Ministero del tesoro. Anche il recente governo ha ribadito l’intenzione di mantenere la golden share nelle aziende strategiche come Enel.
 Ma a che serve questo controllo pubblico se poi la logica prevalente è quella di privatizzare i benefici economici e scaricare i costi ambientali e sanitari sulla società?
 Le richieste di Greenpeace a Enel sono:

  • ritiro immediato dei progetti di Porto Tolle e Rossano Calabro
  • progressiva eliminazione della produzione elettrica da carbone entro il 2030
  • contestuale sostituzione con le rinnovabili della produzione da carbone;


Attrap Reves: in Provenza il primo hotel mobile fatto di..bubbleTree trasparenti


bubble hotel
Attrap'Rêves è il primo hotel mobile che prende ispirazione dal campeggio e che offre ai turisti la possibilità di trascorrere un soggiorno a contatto con la natura all'interno di speciali tende di forma sferica e dalla struttura semitrasparente. Si tratta delle Bubbletree's Transparent Pop-Up Tents, ideate per essere collocate su prati ed all'interno boschi e parchi, garantendo un impatto minimo sulla superficie del terreno su cui trovano temporaneamente spazio.
I turisti che hanno già prenotato il proprio posto presso l'hotel, sono finora stati particolarmente attratti dalla possibilità di soggiornare sotto le stelle, perfettamente visibili dalla tenda durante la notte. L' Attrap'Rêves Hotel è ad Allauch, villaggio a 12 chilometri da Marsiglia, all'interno della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra e caratterizzato dalla presenza nelle proprie vicinanze di boschi incantevoli.
Le caratteristiche tende trasparenti a forma di bolla sono state progettate dal designer Pierre Stéphane, che le ha realizzate in modo da offrire, a chiunque scelga di soggiornarvi, la più completa comodità, nel massimo rispetto dell'ambiente. Le tende hanno un diametro di circa 4 metri ed un'altezza di 3 metri, sono leggere e facilmente montabili e smontabili, tanto da non lasciare alcuna traccia negli spazi naturali in cui sono state collocate.
Il costo base per un soggiorno di una notte per due persone all'interno di una tenda con colazione compresa e la possibilità di avere a disposizione un telescopio per ammirare astri, pianeti e costellazioni è di 109 euro. La copertura trasparente delle tende è stata realizzata in modo da offrire un'adeguata protezione contro i raggi UV e nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti.
  
 
La forma tondeggiante della tenda è mantenuta tale grazie ad un sistema silenzioso di rinnovo dell'aria, che crea una leggera pressione sulle sue pareti, attraverso le quali, durante la notte, sarà possibile avvistare Venere, Marte e Saturno oltre che osservare a "distanza ravvicinata" la Luna, attraverso l'apposita strumentazione fornita agli ospiti. Si tratta, in definitiva, di una soluzione stravagante e sostenibile, per chi è alla ricerca di una vacanza eco-chic o di una proposta alternativa e romantica per un viaggio di nozze a contatto con la natura.

Pecoranera: la storia del ragazzo che volle diventare un contadino. Intervista all'autore


devis_pecoranera
Devis Bonanni non ha ancora compiuto 28 anni. Quando ne aveva 24 ha deciso di cambiare la propria vita. Prima ha lasciato un buon lavoro da tecnico informatico, poi una bella cameretta nella casa di famiglia, una macchina e la tv. Ha deciso di andare a vivere in una baita nelle montagne sopra Udine. Terra aspra e non certo accomodante. Ha chiamato il suo appezzamento di terreno “Pecoranera”, lo stesso soprannome con cui lo indicavano in paese quando era adolescente. Ha iniziato a coltivare la terra, a vivere dei suoi frutti e a muoversi solo in bici
Da quattro anni tiene un blog: è così, tramite il passaparola digitale che la sua storia è diventata nota. Tanto da essere diventata un libro dal titolo “Pecoranera: un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura”  in uscita il 6 marzo per la casa editrice Marsilio. In anteprima riportiamo un breve passo tratto dal libro.
Non c’era ritorno possibile da quell’atto. Una volta ancora avevo scatenato l’inevitabile con ragionevole follia. C’erano lunghe giornate nei campi ad attendermi. Libero com’ero da qualsiasi impiccio mi sarei dedicato anima e corpo a quella terra. Degli appezzamenti sui quali sorge Pecoranera circa un terzo è della mia famiglia. Un altro terzo è utilizzato per gentile concessione dei proprietari, in cambio di qualche cesto di verdure. L’ultima parte l’ho acquistata nell’autunno precedente le mie dimissioni dal lavoro. Quell’anno iniziava il vero e proprio esperimento di autosufficienza alimentare. Con Alvise avrei coltivato il mais. Luca mi avrebbe dato una mano con le patate mentre il resto del campo si sarebbe diviso tra fagioli e verdure estive. La serra avrebbe fornito un abbondante surplus di pomodori da commerciare, ma l’idea era di inserire in quest’attività anche la farina da polenta, i fagioli e qualche quintale di patate a pasta bianca e rossa”.
Ti senti uno che ha intenzione di cambiare il mondo?
Ho sempre pensato che fosse un errore immaginare di dover fare cose per salvare l’ambiente. La natura è mille volte più grande di noi e il potere con cui possiamo incidervi è infinitesimale. Penso piuttosto di dover fare qualcosa di bello per me: decidere di vivere in modo naturale o all’aria aperta fa bene innanzitutto al mio corpo. Presuppongo però che quello che cerco per me stesso possa essere una proposta di vita anche per qualcun altro. È per questo che ne parlo.
Da cosa è nata l’idea di scrivere un libro sulla tua esperienza?
pecora_nera_davis
Ho iniziato a scrivere il blog in tempi non sospetti, quando queste tematiche erano ancora poco sentite. Stavo per lasciare il lavoro e avevo cominciato a riflettere su alcune questioni che poi ho approfondito nel tempo. Ho intrapreso l’avventura della scrittura con la voglia di raccontare e di cercare contatti. In un certo senso era un modo per non sentirmi solo. Il libro è stata una naturale evoluzione di quell’esperienza.
In cosa ti senti differente dai tuoi coetanei?
Mi sento differente da tutti quei coetanei che vivono in maniera automatica: senza riflettere in modo critico sul mondo che li circonda e senza sforzarsi di avere un opinione. Sento nelle persone della mia età la disaffezione nei confronti della politica e la mancanza di un vero senso civico. Penso invece che i problemi contingenti siano importanti eoccuparsene non significa compiere scelte radicali come le mie, ma semplicemente interrogarsi. Io so per esempio che anche se non avessi intrapreso questo percorso, mi sarei comunque fatto domande sul mio senso nel mondo.
Per me, lasciare il lavoro a 24 anni, andare a vivere in una casetta in montagna, decidere di coltivare la terra e spostarmi in bici sono state azioni simboliche che esprimevano un bisogno di distinguermi, anche attraverso comportamenti radicali. Ora sento meno la necessità di dimostrare e ho ritrovato un mio equilibrio: vivo in un appartamento normale e ho rinunciato all’idea di essere vegano. Nel complesso però continuo a coltivare il mio stile di vita.
Nel tuo libro sono numerose le citazioni tratte da “Walden, ovvero la vita nei boschi” il libro-culto di Henry Thoreau e Into the Wild, il film diretto da Sean Penn sulla storia vera di Christopher Mc Candless. Cosa ti ha fatto sentire vicino a queste due esperienze molto diverse tra loro?
Ho visto Into the Wild al cinema una settimana dopo essermi licenziato. Ricordo di essermi riconosciuto in quel bisogno estremo di avventura che ti prende quando sei molto giovane. Sentivo molto mia la forza con cui Cristopher Mc Cordless decide di rifiutare la società da cui proviene con la voglia di cercare altrove il senso da dare alla vita, oagli oggetti attorno a sé. Per quanto riguarda Thoreau invece: l’avevo letto qualche anno prima e ricordo che era stato come trovare un maestro. Improvvisamente avevo di fronte qualcuno che aveva trovato le parole con cui fare chiarezza in quel subbuglio di pensieri che io sentivo di provare. Pensai subito che quello dovesse essere il mio manifesto.
Libri e natura sono due elementi che nel libro ritornano spesso e puntellano la tua formazione personale. Che significato hanno per te?
Sono sempre stato molto attratto dalle parole, dai ragionamenti e dalla filosofia fino a quando, un giorno, ho cominciato a provare un senso di nausea nei confronti di tutte quelle discussioni che rimanevano troppo fini a se stesse. Per contrappasso, ho smesso di leggere e ho deciso di toccare con mano le cose. Oggi sento di aver bisogno di far passare le idee attraverso il contatto: fare l’orto, decide di vivere in un certo modo è stato il mio modo di mettere in pratica tanti insegnamenti ricevuti dai libri.
Nel tuo libro, si parla spesso di frugalità, un termine che comincia a sostituire concetti percepiti come maggiormente punitivi come rinuncia o decrescita. Cosa significa per te frugalità?
pecoranera_copertina
Siamo convinti che il benessere coincida con un certo modo di consumare. La frugalità invece èsaper fare e saper fare a meno. Per me ha significato cercare di riempire il vuoto lasciato dalle cose inutili con un senso nuovo, per cercare un diverso equilibrio. Nella mia esperienza, liberarmi delle cose ha significato anche provare un certo sollievo: abbiamo molte cose cui badare, che spesso richiedono sforzo non solo da parte dell’ambiente (se si parla di smaltimento), ma anche da parte nostra. Nella misura in cui devo scegliere quelle poche cose di cui circondarmi sono costretto a ripensare il loro senso nella mia vita: perché faccio questo? Posso farne a meno? Mi serve davvero? Posso fare in un altro modo? E questo non è meno, è di più.
E voi, riuscireste ad essere come lui?