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27/12/11

Parchi in citta': il piu' grande d'America a Chicago

E' stato presentato un progetto mirato a convertire l'area ex-industriale di 566 chilometri quadrati che orlano il lato sud della citta' di Chicago in quello che diverra' il piu' esteso parco urbano degli Stati Uniti. Il governatore dell'Illinois Pat Quinn spera che allo stanziamento statale di 17 milioni di dollari si aggiungano fondi privati, perche' l'area verde, chiamata "Millennium Reserve", potra' anche fare da volano per l'economia e creare centinaia di posti di lavoro. Al confronto, il celebre Central Park di New York e' di 4 chilometri quadrati. Secondo uno studio pubblicato il mese scorso dal Trust for Public Land, a Chicago il verde pubblico e' carente, con soli 0,016 chilometri quadrati per 1000 abitanti.

Casa passiva: cos'è e quanto ci fa risparmiare:


La casa passivapassivhaus nell’originale denominazione tedesca, è attualmente il modello di abitazione che consente il maggior risparmio energetico. È un’invenzione tutta europea e rappresenta uno dei più preziosi contributi che la ricerca universitaria ha offerto allo sviluppo di un’edilizia sostenibile.
Ma facciamo subito un po’ di storia. La casa passiva è un concetto che nasce più di venti anni fa. Correva l’anno 1988 e due università nordeuropee decisero di collaborare per concepire una nuova generazione di abitazioni, che sfruttando la qualità dei materiali costruttivi e l’esposizione solare riducessero al minimo il fabbisogno energetico per il riscaldamento interno dell’edificio. I protagonisti di questa collaborazione erano il fisico tedescoWolfgang Feist e Bo Adamson, ricercatore presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Lund in Svezia.
Il risultato della collaborazione fu sorprendente: si scoprì checombinando insieme in maniera coordinata vari dispositivi e accorgimenti per l’isolamento termico e l’efficienza energetica, si potevano creare edifici che quasi non avevano bisogno di essere riscaldati, anche in inverno e anche nei freddi climi del nord!
I dispositivi utilizzati non erano nuovi: coibentazione delle pareti, infissi termici, posizionamento dell’edificio studiato per la migliore esposizione solare, impianto di ventilazione per recuperare calore durante la necessaria circolazione dell’aria tra interno ed esterno. Ma coordinando questi dispositivi in maniera ragionata e portando al massimo il livello qualitativo dei materiali di costruzione, si ottenevano edifici la cui efficienza energetica era di gran lunga superiore non solo rispetto agli edifici tradizionali, ma anche rispetto a quelli progettati secondo le più recenti normative termiche.
Da allora le case passive si sono diffuse dapprima nei paesi dell’Europa settentrionale e centrale, Germania, Svezia, Austria, Olanda, Svizzera, Francia. Ed edifici basati sul concetto della casa passiva sono stati recentemente realizzati anche negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Italia, da qualche anno sul territorio nazionale sorgono varie case passive ma si sta ancora lavorando a un corretto adeguamento del progetto originale dal clima continentale a quello temperato della regione mediterranea.
Ma come funziona una casa passiva?
Dal punto di vista tecnico, la casa passiva deve la sua efficienza alla combinazione di una serie di accorgimenti essenziali: isolamento termico, calore interno, finestre termiche, forma ed esposizione e ventilazione. Ma vediamoli da vicino.
Isolamento termico. E’ ottenuto non solo grazie all’aumento dello spessore del materiale isolante (circa 30 centimetri contro gli 8-10 centimetri delle case tradizionali) ma anche e soprattutto collocando l’isolante nello strato più esterno della parete, anziché nel lato interno come normalmente avviene. L’isolante è disposto su tutte le pareti esterne dell’edificio nella loro interezza, senza tralasciare la corretta coibentazione del tetto.
Calore interno. Grazie al perfetto isolamento termico, l’edificio riesce a riscaldarsi grazie a fonti di calore che si trovano i tutte le case ma che di solito passano inosservate: gli elettrodomestici attivi, l’illuminazione, il sole che entra dalle finestre, la cucina, l’acqua calda che scorre nel bagno, gli stessi esseri umani che vi abitano. Benché minima, la quantità di calore prodotta da queste fonti risulta niente affatto trascurabile quando viene adeguatamente preservata.
Finestre termiche. Un punto debole nell’isolamento degli edifici è generalmente costituito dalle finestre. In una casa passiva il vetro delle finestre è triplo anziché doppio. La superficie vetrata diventa in questo modo più isolante della cornice stessa dell’infisso, motivo per cui si tende a progettare poche grandi finestre invece che tante finestre piccole: le finestre grandi aumentano la luminosità e il calore prodotto dai raggi del sole, mentre diminuisco le perdite di calore attraverso la struttura dell’infisso.
Forma ed esposizione. L’isolamento termico è ottenuto anche grazie allo studio della forma dell’edificio: edifici di volume compatto mantengono meglio il calore rispetto a edifici dal volume spezzettato o distribuito. E’ inoltre importante prevedere una corretta esposizione dell’edificio rispetto al sole, in modo che le pareti più soleggiate siano capaci di assorbire il calore, per esempio attraverso superfici vetrate, mentre le pareti più fredde e meno soleggiate siano perfettamente coibentate. Nei climi temperati occorre prevedere, al tempo stesso, una sufficiente ombreggiatura delle pareti rivolte verso il sole, in modo da mantenere la casa fresca nei mesi estivi.
Ventilazione. La circolazione dell’aria tra interno ed esterno è necessaria in tutti gli edifici ma in genere provoca forti perdite di calore. Nella casa passiva il problema è aggirato grazie a una ventilazione controllata, che attraverso un motore ad alta efficienza energetica e un apposito dispositivo per lo scambio di calore, permette all’aria in entrata di assorbire fino all’80-90% del calore dell’aria in uscita, prima di circolare all’interno. La ventilazione controllata serve anche a uniformare la temperatura delle diverse stanze dell’edificio, recuperando il calore dalle stanze dove se ne produce di più (come il bagno, la cucina, e gli ambiente più affollati) ) per cederlo alle stanze più fredde come le camere da letto e il soggiorno, e al contempo ricambiare l’aria viziata.
Sulla base di questi punti essenziali, i diversi progetti possono prevedere soluzioni specifiche e dettagli aggiuntivi, sia estetici che funzionali. Alcune case sfruttano ad esempio la geotermia, il calore naturale del terreno, attraverso tubature interrate nel giardino o nel cortile che si diramano nell’edificio. In alcuni casi lo studio dell’esposizione solare è abbinato all’uso di moderne tecnologie fotovoltaiche, mentre l’ombreggiatura può essere fatta sia con elementi architettonici, sia grazie alla piantumazione di specie vegetali adeguate – come le piante cedue, che perdono cioè il fogliame in inverno, lasciando passare i raggi del sole quando sono più necessari. Per i materiali poi le possibilità sono ampie: una casa passiva può essere fatta di legno, di mattoni, di cemento.
I notevoli vantaggi di una casa passiva, l’abbiamo visto, sono evidenti: prima di tutto un impatto ecologico enormemente ridotto, grazie all’eliminazione o al ridottissimo uso dell’impianto di riscaldamento, e poi il comfort, grazie ad un’illuminazione ottimale ed una temperatura uniforme nei diversi ambienti interni.
Ci sono d’altro canto alcuni difetti, riassumibili in due elementi fondamentali: il costo e il clima. Il costo di una casa passiva è ancora piuttosto elevato e, anche a fronte del risparmio previsto in termini di bollette luce e gas, l’investimento iniziale può essere ammortizzato solo in un tempo relativamente lungo. Il costo è dovuto all’alta qualità dei materiali, all’elevata specializzazione dei professionisti di riferimento e alla necessità di utilizzare tecnologie d’avanguardia.
Il secondo difetto riscontrato è legato al caso specifico dell’Italia, che è comune però a tutti i paesi della fascia temperata: la casa passiva è stata ideata per i freddi climi dell’Europa continentale, perciò la semplice trasposizione del modello originale può non essere la scelta migliore quando si costruisce in Italia. In molte regioni italiane il sole e l’afa estivi costituiscono un problema molto maggiore rispetto ai rigori dell’inverno, e questo deve essere tenuto di conto al momento della progettazione.
Detto questo, e con tutte le eventualità dei casi specifici, con la casa passiva il risparmio c’è. È stato calcolato che una casa passiva ha bisogno in media di 1,5 litri di carburante (equivalenti a circa 15 Kwh) per metro quadrato di superficie abitativa, contro i 10-12 litri consumati da una casa tradizionale per il solo riscaldamento: siamo a un risparmio del 90%!
Per la prima casa passiva in legno costruita in Italia, in Lombardia, è stata conteggiata una spesa per i consumi effettivi, durante il primo anno, di soli 100 euro, comprendenti le spese di riscaldamento e di raffreddamento. Si tratta di una villetta disposta su tre piani con una superficie complessiva di 600 metri quadri.
Ci auguriamo che la casa passiva diventi sempre più uno standard abitativo comune anche in Italia, superando il vincolo delle elevate temperature estive tipiche dell’area mediterranea e sfruttando l’abbattimento dei costi di una tecnologia che si sta diffondendo sempre più, creando conoscenze specifiche in molti professionisti. Solo così potrà diventare un’opportunità e un’opzione fattibile per tutti, quando si tratta di scegliere come costruirsi la proipria casa!

L'edificio con più pannelli solari al mondo, 5200 pannelli:


Kasai in Giappone è stato inaugurato nell’ottobre del 2010 il parco speciale della Sanyo dedicato all’energia pulita, che rappresenta un modello di responsabilità ambientale di una grande impresa. L’intero mantenimento energetico del parco si basa su ricerche innovative. All’interno del parco è stato installato un potente sistema di amministrazione e controllo energetico, che utilizza una batteria solare HIT al litio (una delle migliori esistenti e con un’enorme capacità di immagazzinare energia) e un sistema energetico intelligente (SES – Smart energy system) per unire e coordinare le componenti del sistema ed ottimizzarne le prestazioni.
Sensori ed indicatori di utilizzo energetico fornisconoinformazioni in tempo reale. Questo sistema energetico alimenta le diverse attività del parco ed è per i ricercatori un continuo oggetto di studio, inoltre fa parte del progetto per la riduzione progressiva delle emissioni di anidride carbonica del parco stesso promossa congiuntamente da Panasonic e  Sanyo.
Il complesso del parco vanta anche il primato mondiale per quanto riguarda l’edificio con più pannelli solari nel mondo: infatti, l’edificio principale dispone di un rivestimento composto dalla bellezza di 5200 pannelli solari che luccicano al sole. Anche la disposizione verticale dei pannelli sulle facciate dell’edificio principale è unica al mondo. I pannelli Hit bifacciali sono in grado di assorbire i raggi solari dalla parte frontale e dal retro e garantiscono un’elevata efficienza. All’interno di questo edificio sono condotte ricercheestremamente avanzate su biciclette elettriche, pannelli fotovoltaici a doppia faccia, illuminazione stradale al litioe sull’energia solare.
I dati raccolti dimostrano che il sistema della Sanyo genera energia sufficiente al mantenimento standard di circa 330 abitazioni. Grazie alla struttura ibrida, composta da silicone cristallino e amorfo, il modulo fotovoltaico HIT risulta leggero ed offre un’alta efficienza di conversione energetica per tutto l’anno, inoltre sottoposto ad alte temperature riesce a mantenere una maggiore efficienza rispetto alle celle solari convenzionali in silicio cristallino. In aggiunta a questo i pannelli HIT riescono, a parità di superficie, a generare più energia pulita rispetto a celle solari tradizionali.
Una bella immagine di Solalib
All’interno del parco i moduli fotovoltaici adornano anche altre tre costruzioni del complesso e la struttura a forma di albero “Solalib”, che incamera energia, ricarica i veicoli elettrici ed è collegata a un sistema per immagazzinare energia per i casi d’emergenza.
La maggior parte dei dipendenti dalla Sanyo possiede unabicicletta elettrica “Eneloop”, che ha un sistema di batteria ricaricabile in poche ore nell’apposito parcheggio del complesso del parco. Anche il logo della Sanyo è un esempio di design ecologico, difatti l’insegna a led si autoalimenta con moduli fotovoltaici e batterie al litio senza produrre emissioni inquinanti. Persino le luci stradali del parco funzionano ad energia solare. Insomma, davvero un laboratorio interessante di tecnologia al servizio della sostenibilità.

La Francia manda in pensione i cassonetti? Test su un nuovo tipo di raccolta della spazzatura


Se alcune attività sono sempre state svolte in un modo, non è detto che sia per forza quello il migliore per farle. Lo sa bene Corinne Valls, sindaco di Romainville, cittadina francese di 23.000 abitanti situata nella periferia nord di Parigi, che ha avviato un metodo sperimentale per la raccolta dei rifiutiun sistema “ad aspirazione pneumatica”, ideato in Svezia nel 1961.
Collocate a coppie di due, un centinaio di colonnine sostituiscono i ben conosciuti cassonetti: una è dedicata alla raccolta dell’umido, mentre l’altra accoglie tutti i materiali riciclabili. Una volta che le colonnine hanno raggiunto il peso massimo di contenimento dei rifiuti, i sacchetti vengono aspirati da una corrente d’aria e un elaborato sistema di tubi sotterraneo li trasporta per quattro chilometri a una velocità di 70 km/h.
Giunta al collettore centrale, la spazzatura viene ulteriormente differenziata grazie a dispositivi meccanici,compattata e caricata su camion per essere trasportata, una volta al giorno, verso i centri di trattamento per i materiali riciclabili e gli inceneritori.
Questa innovativa pratica risparmia all’ambiente notevoli danni e contribuisce a migliorare la qualità della vita: meno camion per la raccolta, meno smog, meno accatastarsi di rifiuti per le strade, meno odori sgradevoli, miglioramento del servizio di smaltimento, attivando il sistema 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno.
Inoltre, secondo il sindaco di Romainville, si stima che il nuovo metodo possa far risparmiare 120€ l’anno a ciascun cittadino. Ben vengano, dunque, queste tecnologie intelligenti. In Italia, la sperimentazione doveva partire nel 2010 per la città di Roma: per ora, solo gli abitanti dell’Eurosky, il grattacielo ecocompatibile attualmente in costruzione, beneficeranno in futuro della raccolta dei rifiuti “ad aspirazione pneumatica”.