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30/12/11

L'olio extravergine di oliva, ecco cosa sapere:


La coltura dell’olivo in Italia è presente in 18 regioni su 20, con 150 milioni di piante distribuite su una superficie di 1.165.458 , essa è principalmente diffusa nelle Regioni meridionali: Puglia, Calabria, Sicilia, Basilicata, Sardegna dove si realizza l’88% della produzione nazionale, circa 600.000 tonnellate all’anno.
L’olio extra vergine di oliva, oltre ad essere la base della maggior parte dei piatti della dieta mediterranea, grazie alla presenza di acidi grassi e preziosi costituenti, è un alimento unico, ricco di elementi organolettici che lo rendono ideale per una sana alimentazione. Esso infatti:
  • Riduce la percentuale di colesterolo Ldl
  • Riduce i rischi di occlusione delle arterie
  • Riduce la pressione arteriosa
  • Riduce il tasso di zucchero nel sangue
  • Aumenta la secrezione di bile
  • Aumenta l’apporto di Vitamine A, D ed E
  • Facilita l’assorbimento delle altre vitamine
  • Contribuisce a prevenire l’arteriosclerosi
  • Aiuta a prevenire l’infarto del miocardio.
C’è da dire però che, come in tutti i nostri acquisti, bisogna tenere gli occhi aperti, consigliamo inderogabilmente di comprareolio imbottigliato ed etichettato a norma di legge, questo perché un’ azienda iscritta alla Camera di Commercio è soggetta ad autorizzazioni sanitarie particolari e controlli frequenti dai NAS, dalla ASL e questa è una notevole garanzia di base.
Ideale sarebbe acquistare direttamente al frantoio o presso un’azienda agricola iscritta alla Camera di Commercio, non tutti sanno infatti che in Italia esistono oltre 6000 frantoi (impianti di trasformazione delle olive), e la maggior parte è dislocata nel Mezzogiorno e molti di essi effettuano la vendita diretta.
In Basilicata, ad esempio, la coltivazione dell’ulivo, è tradizione storica, che incide notevolmente sull’economia e sulla gastronomia della regione, l’olio prodotto in queste zone ha caratteristiche uniche e inconfondibili, in quanto le piante sono selezionate tra le specie che non hanno un elevata resa, in termini quantitativi, ma bensì qualitativi. Learee di produzione, sono tre: Vulture, Val d’Agri,  Materano, la qualità di olivo più diffusa nel territorio è la “ogliarola”, detta anche “nostrale”, che si insidia sui terreni di origine vulcanica. In Basilicata, l’olio per la maggir parte del tempo è stato prodotto per autoconsumo, ma oggi la situazione è decisamente cambiata, i frantoi in cui vengono pressate le olive, sono per la maggior parte dotati di apparecchiature modernissime che, al contrario delle tradizionali, garantiscono la massima resa e soprattutto la migliore qualità dell’olio, e consentono ai frantoi di esportare altrove questo prodotto, frutto di esperienza e genuinità.

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Come vestirsi CRUELTY FREE:


La scelta di vivere in modo cruelty-free sta ‘contagiando’ sempre più persone in tutto mondo.
Grazie anche ad internet, infatti, si sta spostando il focus da una prospettiva ‘antropocentrica’ ad una ‘biocentrica’ che tende a salvaguardare le varie forme di vita presenti sul nostro pianeta, con particolare riguardo ad esseri senzienti come gli animali non umani.
Oltre ad intraprendere una dieta vegetariana o vegana, però si può contribuire alla realizzazione di un mondo meno piegato dalla logica dello sfruttamento animale anche attraverso un’attenta scelta dei capi di vestiario.
Bandite, per ovvi motivi, le pellicce e gli inserti di cui sono spesso corredati i vari capi di abbigliamento, è bene fare attenzione anche alla scelta di calzature e accessori come borse o guanti.
Nel caso delle scarpe, si possono cercare articoli realizzati in materiali sintetici come la Lorica o il Vegetan, disponibili in negozi come Il gatto con gli stivali a Roma, già citato in questo articolo; meno problemi si pongono, invece, in estate, periodo in cui è di gran lunga più semplice trovare scarpe in tela.
Meno nota è la crudeltà sottesa alla produzione di lana, realizzata per mezzo della tosatura spesso praticata con mezzi meccanici, dolorosi e cruenti per gli animali, esponendoli alle intemperie anche in pieno inverno. D’altra parte le pecore meno produttive e redditizie vengono sostituite con capi più giovani e mandate al macello.
In sostituzione alla lana esistono numerosi tessuti alternativi ed altrettanto caldi e comodi da indossare come ilvelluto, la flanella, il pile, o la ciniglia.
Un’altra fonte di atroci sofferenze per esseri senzienti come le oche è rappresentata dallo spiumaggio finalizzato a riempire piumini e trapunte. Questa pratica viene eseguita a partire dalle otto settimane di vita del pulcino e replicata a distanza di due mesi, fino a che la qualità delle piume decresce: a questo punto il destino delle oche è segnato dalla morte che avviene nell’immediato attraverso l’invio al macello o lentamente dopo un’altra orribile tortura come il gavage.
Perfino un tessuto simbolo di eleganza come la seta è l’esito di un processo di sfruttamento cruento dei bachi da seta: i piccoli bachi sono bolliti vivi per poter estrarre il pregiato materiale dal loro bozzo.
Quando si parla di sfruttamento animale, purtroppo, le insidie sono nascoste dove meno ci si aspetta: tocca a noi scovarle e adeguare il nostro stile di vita in una direzione il più possibile priva di crudeltà.
Ce lo mettiamo come buon proposito per l’anno nuovo, che ne dite?

LEGAMBIENTE IN DIFESA DEI BIO SHOPPER:

“E’ grave e anche dannoso aver cancellato quell’articolo, non solo per l’ambiente ma anche per l’immagine stessa dell’Italia. La messa al bando dei sacchetti di plastica è un primato che ci ha fatto riconoscere come uno dei Paesi più all’avanguardia, pioniere di un modello guardato con ammirazione in tutto il mondo e che così rischia di essere seriamente compromesso”.
Così il vicepresidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani commenta la sparizione dal testo del decreto Mille proroghe dell’articolo che stabiliva i corretti parametri di biodegradabilità nell’ambiente e compostabilità degli shopper secondo la norma europea EN13432, annunciato ufficialmente dal governo il 23 dicembre.
“Quella norma – ha aggiunto Ciafani – è fondamentale per fare chiarezza nel mercato della piccola e media distribuzione, che è già stato invaso da sacchetti di plastica con additivi chimici che non possiedono le corrette caratteristiche di biodegradabilità e soprattutto è utile a evitare scappatoie da parte di alcuni produttori che evidentemente si sono già attivati. Per questo se fosse confermata la sua cancellazione in modo così subdolo, addirittura dopo l’annuncio del governo, sarebbe un chiaro tentativo di salvaguardare i profitti di alcune lobby a scapito dell’interesse generale, dei cittadini, dell’ambiente e dell’economia italiana. Ci auguriamo quindi – conclude il vicepresidente nazionale di Legambiente – che il Governo e il Parlamento rimedino al più presto a questo evidente  tentativo di sabotaggio di un ottima norma che privata di determinati parametri rischia di perdere la sua efficacia”.

L’ufficio stampa Legambiente
(06.86268379)

Sughero, un altro metodo di riciclo:


Attivare delle buone prassi può avere un effetto positivo ‘a cascata’ innescando un circolo virtuoso a favore di tanti.
È il caso della campagna della raccolta di sughero “Etico” ideata dal direttore generale di Amorim Cork Italia, Carlos Santos:  Amorim Cork Italia, che ha sede a Conegliano, è la filiale locale dell’omonimo gruppo di origine portoghese, leader globale nel settore del sughero.

L’iniziativa, tanto semplice quanto efficace, consiste nella raccolta di tappi di sughero delle bottiglie di vino a cui offrire una nuova opportunità di riutilizzo come materiale edilizio evitando che finiscano al macero.
A partire da giugno 2011 grazie alla distribuzione di speciali kit (box in eleganti colori oro e nero) distribuiti in cantine e hotels, Amorkin dà la possibilità di recuperare preziosi scarti facilmente riciclabili occupandosi direttamente del ritiro dei tappi di sughero e della consegna alle aziende del settore bioedilizia.

L’aspetto virtuoso ed innovativo a livello di processo dell’iniziativa che stiamo descrivendo, consiste nel coinvolgimento della società civile insieme ad imprese e cooperative del sistema carcerario; degno di nota è l’accordo della Amorkin con la coop.Estia che lavora con i detenuti del carcere di Bollate, a cui viene offerta una chance lavorativa e di utilità sociale tramite la ripulitura dei tappi di sughero dalle gabbiette di metallo o da altri rifiuti.

Insieme a cantine, bar e trattorie, anche i privati cittadini sono coinvolti in questa ‘filiera etica’ a cui possono prendere parte donando i tappi di sughero delle bottiglie di vino ad onlus che si occupano della raccolta finanziando così le proprie attività benefiche.
Insomma, la massima di Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” applicata alla lettera!

C’è da dire che solitamente i tappi di sughero sono da considerarsi come elemento organico biodegradabile e quindi da gettare nell’umido, nei Comuni che effettuano la raccolta dell’umido: solo in pochissimi Comuni i tappi di sughero sono considerati come oggetti il legno trattato e perciò da riporre nell’ indifferenziato: in quest’ultimo caso, si tratta di un vero e proprio spreco e iniziative come quella di Amorim Cork Italia (che comunque non è inedita, esistendo già da tempo nel territorio centri di raccolta di cooperative specializzate che raccolgono il sughero per riutilizzarlo in pannelli isolanti usati in bioedilizia) sono da conoscere e appoggiare. Comunque, ricordatevi sempre che se nel vostro Comune è attiva la raccolta differenziata dell’umido, questa è, nella stragrande maggioranza dei casi, la corretta destinazione dei tappi di sughero.