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30/12/11

Come vestirsi CRUELTY FREE:


La scelta di vivere in modo cruelty-free sta ‘contagiando’ sempre più persone in tutto mondo.
Grazie anche ad internet, infatti, si sta spostando il focus da una prospettiva ‘antropocentrica’ ad una ‘biocentrica’ che tende a salvaguardare le varie forme di vita presenti sul nostro pianeta, con particolare riguardo ad esseri senzienti come gli animali non umani.
Oltre ad intraprendere una dieta vegetariana o vegana, però si può contribuire alla realizzazione di un mondo meno piegato dalla logica dello sfruttamento animale anche attraverso un’attenta scelta dei capi di vestiario.
Bandite, per ovvi motivi, le pellicce e gli inserti di cui sono spesso corredati i vari capi di abbigliamento, è bene fare attenzione anche alla scelta di calzature e accessori come borse o guanti.
Nel caso delle scarpe, si possono cercare articoli realizzati in materiali sintetici come la Lorica o il Vegetan, disponibili in negozi come Il gatto con gli stivali a Roma, già citato in questo articolo; meno problemi si pongono, invece, in estate, periodo in cui è di gran lunga più semplice trovare scarpe in tela.
Meno nota è la crudeltà sottesa alla produzione di lana, realizzata per mezzo della tosatura spesso praticata con mezzi meccanici, dolorosi e cruenti per gli animali, esponendoli alle intemperie anche in pieno inverno. D’altra parte le pecore meno produttive e redditizie vengono sostituite con capi più giovani e mandate al macello.
In sostituzione alla lana esistono numerosi tessuti alternativi ed altrettanto caldi e comodi da indossare come ilvelluto, la flanella, il pile, o la ciniglia.
Un’altra fonte di atroci sofferenze per esseri senzienti come le oche è rappresentata dallo spiumaggio finalizzato a riempire piumini e trapunte. Questa pratica viene eseguita a partire dalle otto settimane di vita del pulcino e replicata a distanza di due mesi, fino a che la qualità delle piume decresce: a questo punto il destino delle oche è segnato dalla morte che avviene nell’immediato attraverso l’invio al macello o lentamente dopo un’altra orribile tortura come il gavage.
Perfino un tessuto simbolo di eleganza come la seta è l’esito di un processo di sfruttamento cruento dei bachi da seta: i piccoli bachi sono bolliti vivi per poter estrarre il pregiato materiale dal loro bozzo.
Quando si parla di sfruttamento animale, purtroppo, le insidie sono nascoste dove meno ci si aspetta: tocca a noi scovarle e adeguare il nostro stile di vita in una direzione il più possibile priva di crudeltà.
Ce lo mettiamo come buon proposito per l’anno nuovo, che ne dite?

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