Aiutaci anche tu a diffondere questo blog, clicca sul quadratino in alto a sinistra CONDIVIDI



31/10/11

Zanzare OGM contro zanzare normali:


Modificare geneticamente le zanzare in modo che la popolazione di specie pericolose e infettive possa diminuire, combattendo, quindi, malattie come la malaria e la febbre dengue. In che modo? Creando una nuova generazione di zanzare provviste di un "gene della morte", che fa sì che gli insetti stessi uccidano i loro piccoli prima che raggiungano l'età adulta.
Il “filicidio” delle zanzare, sperimentato da un team di scienziati dell’Imperial College London e della Liverpool School of Tropical Medicine, è stato testato con successo nelle Isole Cayman, dove il virus dengue trasmesso dalla Aedes aegypti è un grave problema. Circa 19 mila zanzare “ogm” sono state rilasciate nel corso di quattro settimane nel 2009 in una zona di 25 acri. I risultati sembrano davvero sorprendenti:  i maschi geneticamente modificati  sono arrivati a rappresentare circa il 16% della popolazione maschile nella zona di prova, mentre il gene letale è stato trovato nel 10% delle larve.
La ricerca, pubblicata su Nature Biotechnology, rivela che l’esercito di zanzare “assasine”, allevate in laboratorio e poi liberate in natura, è in grado di sopravvivere e “funzionare” anche nell’ambiente esterno. "Ora sappiamo che possono accoppiarsi in competizione con i maschi selvaticie di trasmettere il gene della morte”, ha detto Luca Alphey, co-fondatore e chief scientist di Oxitec Ltd., la start-up inglese alle spalle dell'esperimento. Una scoperta sensazionale.
Eppure si tratta relativamente di una novità: già altri scienziati avevano mostrato la strada dell'applicazione delle tecniche di genetica per le zanzare portatrici di malaria, in modo da impedire la trasmissione della malattia. Ma nessun esperimento era stato finora testato su campo.
E se Alphey anticipa ai giornali i risultati della successiva fase dello studio, che avrebbe fatto registrare una diminuzione della popolazione della zanzare nella zona delle sperimentazioni di oltre l’80%, la ricerca solleva alcune preoccupazioni sui possibili effetti collaterali, sia sulla salute pubblica che sull'ambiente.
Perché, una volta rilasciate, le zanzare OGM non possono essere di certo richiamate. E l’impatto di questo incremento “artificiale” di esemplari in un così breve periodo è tutto da verificare. Certo non portano più né la malaria né la dengue, ma quando si parla di manipolazioni umane, bisogna andarci con i piedi di piombo…e non possiamo ancora essere sicuri che non ci siano effetti negativi in futuro.

Un sito per illustrarti al meglio come riciclare:

Un sito che ti aiuta a migliorare la tua raccolta differenziata, aiutandoti a separare e a ottimizzare il recupero dei materiali; 10 regole per migliorare il riciclo, per maggiori informazioni: raccolta10piu.it

Dall'Olanda, come ridurre il 50% dei consumi e emissioni di una macchina:

Due automobili identiche: stesso peso, stesse dimensioni, le stesse performance e la stessa trazione; perfettamente identiche se non fosse che una consuma ed inquina la metà dell’altra. Anche in termini di emissioni di CO2.

LInnas, conosciuta a livello internazionale per i suoi innovativi brevetti nel campo dei componenti idraulici per macchine e motori, è l’azienda olandese che con “hydrid” (acronimo di hydraulic hybrid drivetrain) riesce ad ottenere questo straordinario risultato. Hydrid è un sistema di trasmissione ibrido idraulico-meccanico che permette sia di recuperare l’energia dispersa in frenata che rendere più efficiente il motore. Questa nuova trasmissione sostituisce la classica montata sulle nostre auto, solo meccanica, ma che appare purtroppo fortemente inefficiente.
In effetti un motore raramente arriva a toccare le proprie prestazioni massime. Normalmente accade tutt’altro e cioè che in città o sulle strade a scorrimento veloce si sfrutti appena il 20% della coppia motrice disponibile. Tutto ciò porta a consumi medi decisamente elevati dovuti alla scarsa efficienza del motore in situazioni dibasso carico e sforzo.
Il sistema Hydrid invece costringe il motore a girare a regimi più alti dove questo risulta di gran lunga più efficiente. Ciò è possibile grazie ad un collaudato circuito che è costituito da pompe, trasformatori e motori del tipo “floating cup” ad altissima efficienza (bassi attriti e perdite) e che ha nel sistema ad iniezione CPR(Common Pressure Rail) il suo centro nevralgico.
Il CPR riceve, gestisce e distribuisce la potenza del veicolo, mentre un accumulatore determina i livelli di pressione tra i due rami del sistema, quello ad alta e a bassa pressione, raggiungendo anche punte di 400 bar.
Il motore dell’auto eroga potenza direttamente ad una “pompa di rilascio continuo” che successivamente la indirizza nel circuito ad alta pressione, e più precisamente nel suo accumulatore. In questo modo il motore sarà di fatto “dispensato” dal lavorare in situazioni che richiedono un basso carico di lavoro.
Oltre a questo, su ogni ruota del mezzo è montato un motorino idraulico che recupera l’energia prodotta nella fase de frenata e la invia all’accumulatore del circuito ad alta pressione. Dai test effettuati dal NEDC (New European Driving Cycle), per la definizione dei consumi di carburante e delle emissioni di CO2 delle auto in circolazione, è risultato chiaro il dimezzamento dei consumi e delle emissioni che il veicolo ibrido con sistema Hydrid riesce ad ottenere.
A volte basta poco per diminuire i consumi delle nostre auto, semplicemente ottimizzando e rendendo più efficienti i mezzi tecnici già a nostra disposizione.

Microparticelle di plastica nei mari, sotto accusa le lavatrici:


da: enea.it
Un gruppo di scienziati irlandesi, britannici ed australiani, ha pubblicato in preview on-line sul "Journal of Environmental Science & Technology" (doi: 10.1021/es201811s) i risultati di una ricerca che ha interessato le spiagge di 18 aree costiere, di tutti i continenti dal polo all’equatore, dove è stato osservato un fenomeno di accumulo di microscopiche particelle di plastica delle dimensioni inferiori al millimetro. Queste microparticelle si trovano depositate in tutte le spiagge esaminate nelle diverse parti del mondo, indipendentemente dalla latitudine, ma gli accumuli maggiori si trovano nelle vicinanze di aree densamente popolate. Le acque e gli oceani vengono così inquinati da questa “microplastica”, costituita da poliesteri e da materiali acrilici. L’analisi della composizione chimica e delle proporzioni relative fra due differenti tipi di microparticelle rilevate, ha portato alla conclusione che questo tipo di inquinamento marino è causato dalle microfibre della comune biancheria e dagli indumenti normalmente usati dalla popolazione.  

I ricercatori hanno, così, scoperto che le responsabili di questo inquinamento sono le comuni lavatrici domestiche, che convogliano le microparticelle nelle acque di scarico. Date le loro piccole dimensioni questi nuovi inquinanti riescono ad arrivare facilmente al mare, superando perfino i sistemi di depurazione delle acque reflue urbane. Un esperimento compiuto su un lavaggio di indumenti ha dimostrato che ogni singolo capo di biancheria produce in ogni lavaggio circa 1900 microfibre, costituite da poliesteri e da materiale acrilico, che si frantumano in altrettante microparticelle.
lavatrice.jpgL'accumulo di questo microscopico materiale di plastica lungo le spiagge ha raggiunto in alcune aree costiere livelli tali da costituire ormai un rischio per la salute umana, oltre che per gli equilibri ambientali marino costieri e per gli ecosistemi pelagici. Queste microparticelle, infatti, entrano facilmente nella catena alimentare, poiché vengono ingerite da pesci e da altri organismi marini, si accumulano sempre di più nel corpo degli animali lungo la catena trofica e finiscono poi nel piatto di chi si nutre di pesce o di altri prodotti ittici.
Gli scienziati raccomandano di prevenire l'intensificazione di questo fenomeno di inquinamento marino dotando le lavatrici di sistemi di filtraggio idonei per impedire che tali microparticelle finiscano nelle acque di scarico e adeguando i sistemi di depurazione delle acque reflue con sistemi capaci di eliminare le microscopiche particelle in sospensione.
“Non sono ancora ben conosciuti gli effetti tossicologici di queste microparticelle e più in generale di micro e nanoparticelle che possono essere inalate o ingerite” - ha affermato Francesca Pacchierotti esperta di tossicologia dell'ENEA – “siamo davanti ad un nuovo tipo di inquinamento, un problema che diventerà sempre più serio in futuro. Per questo l’ENEA, nel suo ruolo di Agenzia per lo sviluppo economico sostenibile, in linea con la comunità scientifica mondiale e con l’Unione Europea, ha già avviato studi e ricerche sull'interazione dei micro e nanomateriali con le cellule e gli organismi viventi, per capire i processi tossicologici e valutare le conseguenze sulla salute umana."

Per informazioni e contatti: infoEAI@enea.it

La Cucina ECO-FRiENDLY:


Nessuno ci aveva pensato prima ma anche la cucina può essere funzionare con le piante e senza nulla togliere all’efficienza e alla praticità…
Allora ecco il sistema Aion, sviluppato dal gruppo franco-spagnolo Fagor Brandt, una cucina progettata dal designer Antoine Lebrun che è amica del pianeta perché consente, in modo del tutto naturale, di cuocere e lavare con l’aiuto delle piante!
A livello estetico, l’impatto con la cucina Aion è davvero minimal: due ripiani sovrapponibili con una serie di piantenella parte superiore e il piano cottura con il lavandino nella parte inferiore. Le piante sono accuratamente scelte tra quelle con caratteristiche “specializzate” per la cucina. Si tratta di specie, sviluppate dall‘industria aerospaziale, dotate di specifiche proprietà filtranti e pulenti che, usate in modo intelligente da Aion, agevolano tutte le fasi di preparazione dei cibi e pulizia dei piatti, quasi come un robot ma in modo naturale.
Il saponegrande nemico dell’ambiente, onnipresente nelle nostre case, si produce così in casa: lo ‘”fanno” le piante, come sapone vegetale. Le stesse piante filtrano l’aria dai cattivi odori al posto della cappa quando si cuoce mentre sulla base dello stesso principio della depurazione, l’acqua del lavandino viene ripulita ed il rubinetto è creato appositamente per evitarne sprechi.
Ma la cosa più interessante è che, a fine pasto, basterà riporre a destra del piano cottura, nel lavandino, i piatti sporchi, abbassare, sovrapponendo il piano superiore a quello inferiore, e… andare viaSaranno le piante a pulire i piatti e al ritorno li troverete naturalmente tirati a lucido.
Aion è un apparecchio multifunzionale davvero “miracoloso” che dimostra come delle soluzioni eco-friendly sappiano essere anche comode e di elegantissimo design. Resta un dubbio: ma funziona veramente o è una simpatica operazione di greenwashing?

Magliette ecologiche con messaggi ecologici:


Che cosa vuol dire vendere magliette ecologiche? Sicuramente significa proporre ai clienti t-shirt in materiali riciclati o riciclabili, possibilmente anche provenienti da fibrederivate da piante coltivate con metodi biologici. Se però, oltre alla materia che le costituisce, le magliette hanno anche un messaggio ecologico, è ancora meglio. Entrambe le cose si possono dire di Rapanui Clothing, un brand inglese di eco-fashion vincitore di vari premi di ethical fashion grazie alla sua produzione di tessuti biologici e naturali in stabilimenti alimentati con energia elettrica di origine eolica.
Il contributo di Rapanui Clothing alla sostenibilità deriva dalla totale tracciabilità dei prodotti che va praticamente dalla semina della pianta al negozio passando per la coltivazione, la raccolta, la filatura, la tessitura, la cucitura e il trasporto.
Il vasto catalogo di Rapanui include magliettefelpe, sottogiacca, top e giacche, intimo e calzini, scarpe e accessori – per uomo e donna. Le fibre tessili utilizzate sono il cotone biologico, la fibra di bambù, lafibra di eucalipto, la fibra di canapa, e finanche il poliestere riciclato. La maggior parte dei capi sono stampati con inchiostri privi di ftalati.
Quasi tutte le magliette hanno un tema ecologico anche nel disegno – che può essere più o meno esplicito, come la canotta nella foto in alto che dice: “Ricordati che tutto questo una volta era un albero”. Oppure la terza maglietta qui sotto nella gallery che suona: “Fatti bastare quello che hai e riparalo”. O ancora, la maglietta nera e bianca del primo ragazzo: “Gettate semi, non bombe!”. A noi pare particolarmente significativa l’ultima della serie, che disegna il simbolo di pericolo radiattivo con delle mini-turbine eoliche.

30/10/11

Vernici a base di latte:


Avete mai pensato di dipingere le pareti di casa con colori fatti da voi utilizzando il latte?
Probabilmente no, poiché per praticità e abitudine acquistiamo vernici e pitture presso supermercati e colorifici che dispongono di un’ampia scelta di tipologie e tonalità. Invece l’impiego di una sostanza semplice e comune come illatte può essere molto meno eccentrico di quanto non sembri: di fatto è una modalità di pittura molto antica, addirittura gli Egizi lo utilizzavano.
Comunque, chi ama il fai-da-te e ama evitare vernici che esalano sostanze chimiche o la cui produzione danneggia l’ambiente, può cimentarsi nell’uso del latte per dipingere e colorare oggetti in legno, terracotta, pareti di casa esterne e interne. Quello che si ottiene è un risultato particolare che alla vista sa un po’ di “invecchiato”.
Occorre conoscere gli ingredienti e come miscelarli, anche se è possibile trovare colori e vernici a base di latte in alcuni negozi specializzati.
Il primo ingrediente indispensabile è il latte da cui si ricava il caglio, detto anche quark. Questo si ottiene mettendo un po’ di latte, almeno 75 ml, a riposare in un luogo caldo e riparato, unitamente al succo di un limonespremuto. Dopo dodici ore il latte produce, per processo naturale, il caglio, cioè quella sostanza più solida che si separa dalla parte liquida.  Ad esso vanno aggiunti la stessa quantità di acqua calda (75 ml) poi, a scelta, vernice acrilica oppure gesso e pigmenti in polvere.
Vediamo un po’ le quantità necessarie  per dipingere circa 30 mq di superficie: 255 gr di caglio, 75 ml di acqua calda, 150 ml di gesso polverizzato, 75 ml di pigmenti colorati. Al  posto di gesso e pigmenti possiamo aggiungere della vernice acrilica. Occorre procedere senza fretta, il gesso e i pigmenti vanno aggiunti poco a poco, mescolati molto bene per evitare i grumi e dopo un riposo di circa due ore si può iniziare il  lavoro di stesura del colore ottenuto.
Meglio indossare una mascherina per non respirare gli odori, che a tanti potrebbero risultare sgradevoli e che comunque scompaiono dopo l’asciugatura. La pittura a base di latte o quark è resistente, non forma muffe, è multiuso (su legno, muri, ecc), e – dulcis in fondo – completamente ecologica.
Però, per rendere il tutto ancora più green bisognerebbe scegliere il latte eco-sostenibile o comunque biologico! :)

Le Sigarette sono radioattive, fra le tante sostanze anche il Polonio 210.

Sigarette radioattive: contengono polonio 210
da corriere.it :
 Pochi sanno che tra le circa 4.000 sostanze aspirate con le sigarette, almeno una cinquantina delle quali certamente tossiche o cancerogene, ce ne sono anche di radioattive. Ma il fatto sconvolgente, denunciato dai ricercatori dell’Università di Los Angeles su Nicotine and Tobacco Research è la reticenza a rendere noto questo particolare di cui le aziende sarebbero a conoscenza da molti anni.
UNA RICERCA – INCHIESTA - Qualcosa, cioè che nelle sigarette c’è anche polonio radioattivo, era già di dominio pubblico, ma si trattava solo della punta dell’iceberg. «Fin dagli anni ’50 l’industria del tabacco aveva raccolto e secretato nei suoi archivi le prove di ciò che la presenza di questa sostanza significasse per la salute. Era giunta a quantificare il rischio a lungo termine: ogni 1.000 fumatori abituali sono almeno 120 i morti in più ogni anno per tumore del polmone che si possono attribuire direttamente all’emissione radioattiva» sostiene Hrayr Karagueuzian, primo firmatario dello studio. «Ma solo nel 1998 è risultato chiaro che le informazioni fornite dall’industria del tabacco sono state per decenni fuorvianti e incomplete e solo le nostre successive verifiche hanno confermato la dimensione del rischio» precisa l’esperto. 
IL POLONIO - Si chiama polonio 210 l’elemento radioattivo naturalmente presente sulle foglie del tabacco. È una vecchia conoscenza per i fisici: basti pensare che deve il suo nome a Marie Skłodowska Curie, due volte premio Nobel per la fisica e per la chimica grazie alle sue ricerche sulla radioattività, nata a Varsavia e naturalizzata francese in seguito al matrimonio con il collega Pierre Curie. I due scienziati isolarono il polonio nel 1902 e ne descrissero le caratteristiche: fa parte della catena del decadimento dell’uranio, è volatile (proprio come il fumo), ha una notevole attività ed emette particelle alfa. «Studiando medicina si impara che le particelle alfa hanno una bassa capacità di penetrazione nei tessuti e raggio di azione corto, cioè i loro effetti si esauriscono a brevissima distanza dal punto in cui si depositano. Tali caratteristiche rendono queste particelle adatte per alcuni tipi di radioterapia locale (danneggiano per esempio cellule tumorali circostanti), ma è tutt’altro che tranquillizzante immaginare un parallelo tra questa applicazione terapeutica e il loro arrivo, se veicolate dal fumo di sigaretta, sul tessuto polmonare sano» è il commento di Alessandro Oliva, specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Ospedale Mauriziano di Torino «Oltre tutto la loro emissione si attenua piuttosto lentamente: ci vogliono circa quattro mesi perché l’attività si dimezzi, un tempo considerato breve dai fisici che ragionano in termini di anni e a volta di secoli o millenni, ma decisamente lungo in un’ottica medica».   
LA SOLUZIONE CI SAREBBE, MA … - Gli autori dello studio rincarano il loro atto di accusa riferendo che fin dal 1980 è stata messa a punto una tecnica di trattamento del tabacco in grado di rimuovere il polonio e di rendere le sigarette inoffensive, almeno sul fronte dell’emissione radioattiva. Tuttavia, denuncia Karagueuzian: «Questo “lavaggio del polonio” non è mai stato applicato su scala industriale perché parallelamente modificherebbe chimicamente la nicotina e ne ridurrebbe l’assorbimento a livello cerebrale, e con esso quel momento di gratificazione per il fumatore definito nicotine kick, in qualche modo legato anche allo sviluppo della dipendenza». Manco a dirlo, pare che l’industria del tabacco abbia invece, proprio a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, investito in ricerche che consentissero di individuare la forma chimica della nicotina più adatta a garantire un rapido assorbimento. E la messa a punto di una lavorazione del tabacco mirata a questo scopo ha, si dice, fatto la fortuna dei grandi marchi, ma nello stesso tempo ha forse posto le basi per rendere più facile la dipendenza e più difficili i tentativi di smettere. 

Il Svizzera, il condominio green:

In Svizzera esiste un condominio eco-sostenibile, precisamente  a Liebefeld, nel cantone di Berna. Il progetto è stato realizzato secondo le procedure previste dal sistema Minergie P-ECO, con il quale si certificano gli edifici che rispettano i criteri di efficienza energetica. La certificazione Minergie è presente oramai da circa 10 anni nel territorio svizzero e garantisce degli standard di qualità elevata per tutte quelle strutture che rinnovano le loro componenti in funzione del risparmio energetico.
Il risparmio si ottiene grazie ad un ottimo isolamento termico dell’edificio, che evita la dispersione del calore durante i rigidi inverni svizzeri. Il principio adottato è quello della casa passiva ma questo non impedisce al contempo l’utilizzo di sistemi di riscaldamento ad energia rinnovabile.

GUARDA: ecco le foto dell’eco-condominio di Gebhartstrasse
Tra i vari criteri necessari ai fini della certificazione sono richiesti quattro elementi: l’installazione di appositi sistemi di ventilazione, l’eliminazione dei ponti termici, per assicurare un’adeguato ricambio d’aria e quindi una migliore qualità dell’aria stessa, il massimo sfruttamento possibile della luce solare ed una riduzione dell’inquinamento acustico.
L’edificio, destinato ad un uso residenziale, si trova in Gebhartstrasse e con tale nome verrà identificato, è stato ristrutturato dallo studio di progettazione Halle 58 Architects. La struttura in precedenza era adibita a garage per le auto e oggi si presenta con una caratteristica forma a barca, dovuta alle dimensioni dell’appezzamento. Si è però cercato di portare la struttura portante il più possibile vicino al perimetro esterno per rendere libero tutto lo spazio interno degli appartamenti, che assumono così l’aspetto di grandi loft vetrati.
Il condominio è stato costruito con il legno locale ed è costituito da 3 appartamenti – uno per piano – ai quali si accede da una scala in cemento, che controventa anche la struttura. Le pareti perimetrali sono parzialmente schermate da frangisole in legno mentre i tamponamenti sono in pannelli di cemento Duripanel , una particolare miscela di particelle di legno (65%), cemento e leganti minerali (35%), il tutto fortemente compresso, utilizzato a secco e quindi ideale per un sistema costruttivo pre-fabbricato o veloce. Il lato sud-ovest ha grandi vetrate per sfruttare al massimo la luce diurna.
Il tetto è ricoperto di pannelli fotovoltaici tuttavia per garantire un sufficiente comfort termico si è installato unriscaldamento centralizzato garantito da una stufa a pellet posta nel seminterrato. Anche se l’edificio è stato progettato per avere la metà del suo riscaldamento prodotto dall’energia solare passiva.
Nel 2010 gli edifici certificati Minergie in Svizzera contavano oltre 19.000 unità abitative, un numero davvero imponente e in continua crescita.
I dati sembrano quindi essere ottimisti, ma come abbiamo ribadito più volte, non basta l’impegno di un solo Paese per risollevare le sorti del nostro pianeta.

Un ECO-Halloween:


Per decorazioni, costumi e caramelle di Halloween 2011, gli americani devolveranno secondo le stime degli esperti –  72,31 dollari pro-capite contro i 66,28 dollari dell’anno scorso. Si prevede che verranno spesi ben 6,86 milioni di dollari in totale. Per contrastare la tendenza sempre più diffusa di festa consumistica ecco alcune idee eco-friendly per rendere la festa delle streghe più sostenibile e risparmiosa.
Travestimenti
Una volta si facevano i costumi di Carnevale in casa. Le nostre mamme e nonne cucivano con amore i travestimenti che poi noi avremmo sfoggiato alla festa, ricavandoli da scampoli e vecchi vestiti. Oggi invece si ricorre a vestiti e maschere usa-e-getta in plastica e gomma. Per un eco-Halloween riproviamo a fare in casa un costume da fantasma, da Frankenstein o da strega, e se proprio non si sà da che parte incominciare o non si è mai tenuto un ago in mano, si può sempre noleggiare il travestimento, così sarà riciclato per diversi anni invece che durare una sola notte.
Zucche
Il simbolo di Halloween è la zucca, sceglietela bio! Con l’aiuto di un coltellino si scava la polpa e s’intagliano occhi, naso e bocca. I semi, una volta lavati e asciugati, possono essere sistemati sulla carta da forno, salati e tostati a 200° per 30 minuti. Saranno un ottimo “treat” per l’aperitivo. Con la polpa invece ci si può preparare unagustosa zuppa di zucca, basta aggiungere 2 cipolle a spicchi e irrorare con2 bicchieri di vino bianco. Infornare a 180° per 30 minuti circa e quando tutte le verdure sono morbide, aggiungere acqua quanto basta e frullare, e gustarsela con olio extra-vergine a crudo e due gocce di panna o di salsa worchester. Oppure scambiarlo con gli amici e i figli degli amici. I resti della zucca nostri e anche dei vicini, mi raccomando di non gettartli, perché se ne può ricavare un ottimo compost!
Dolcetti
Leccalecca, caramelle, marshmallow, orsetti di gomma, zuccherini e cioccolatini vari. Meglio cercare di utilizzaredolci fatti in casa, le tradizionali mele candite o la pumpkin cake, la torta di zucca tipica del nordamerica, da distribuire in pezzi. In altenativa rifornirsi di caramelle bio che non contengano coloranti, aromi e conservanti artificiali e neppure sciroppo di glucosio. Anche i cioccolatini bio sono una buona alternativa, assieme a barrette di cereali e biscotti biologici o fatti in casa.  Saranno sicuramente più amici dell’ambiente e decisamente più salutari.
Festa di Halloween
Se quest’anno la festa di Halloween si terrà a casa nostra, cerchiamo di avere a portata di mano degli ospiti diversi contenitori: uno per le lattine, uno per le bottiglie di vino e birra e uno per piatti e posate di plastica così non verranno gettati via tutti insieme. Se ci sono pochi amici, è meglio comunque utilizzare i nostri soliti piatti in ceramica e i bicchieri di tutti i giorni. Se però si vogliono fare le cose in grande stile e si pianifica un halloween party da 50 e passa invitati, beh, allora è meglio optare per piatti e bicchieri in plastica riciclata o materiale biodegradabile o compostabile come il mater-bi o la bio-plastica.
Illuminazione
Nel giardino e in terrazza si può scegliere di mettere piccole lampade a led o carica solare, dureranno per altre occasioni e consumeranno meno.
Ed il risparmio è garantito anche dal fatto che il ritorno sull’investimento è stato stimato in 47% in 10 anni! Anche le candele, specilamente se fatte in casa e in pura cera d’api, senza ingredienti di origine chimica, sono una suggestiva illuminazione. La fiamma, dentro la zucca o in un altro contenitore, ondeggia e proietta ombre terribili sui muri…
Decorazioni
Scegliere di farsi le decorazioni da soli è divertente e sarà l’occasione per giocare anche con i bambini. Utilizziamo ciò che si trova in casa e cerchiamo di ispiararci con la fantasia per creare festoni e pupazzetti terrificanti in materiali riciclabili come cartone, lana, pezzi di stoffa, lamapdine usate, contenitori usati e lattine. Riutillare le decorazioni degli anni passati o scambiarsele con amici e parenti. Se in casa non c’è niente e non si ha tempo per il fai-da-te, cercare almeno di acquistare oggetti riciclabili o presi nei negozi di usato.
Uscire
E’ decisamente meglio camminare o andare in bici a casa dei vicini o degli amici che danno la festa. Se proprio si deve usare l’auto, almeno considerare il carsharing con altri diretti alla stessa festa.
Con questi semplici trucchi festeggiare la festa delle streghe e dei fantasmi sarà divertente ma anche rispettosa dell’ambiente e poco sprecona.