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20/09/12

Re-Make: utensili in Ecoallene e altro materiale riciclato per le pulizie di casa


re make Re Make: utensili in Ecoallene e altro materiale riciclato per le pulizie di casaLe iniziative che vanno in direzione green devono essere segnalate, per principio, senza ritorno economico. Ad esempio, l’azienda italiana CSC proponeRe-Make, una linea di utensili ecosostenibili per la pulizia della casa.
Per la produzione di questi accessori sono infatti stati impiegati materiali riciclati al 95%. La linea prevede scopepalette e lororicambi. Oggetti che vengono usati tutti i giorni in tutte le case e che ogni tanto devono essere sostituiti: in questo caso, consigliamo di optare sempre per articoli amici dell’ambiente.
Nella linea Re-Make CSC ha utilizzato l’Ecoallene (una combinazione di polietilene e alluminio ricavato dalle confezioni di Tetra Pak), per le parti in plastica dei prodotti.  Le bottiglie in plastica PET sono invece state riutilizzate per produrre il filato delle scope. Nella linea Re-Make, nulla è lasciato al caso, anche gli imballaggi sono infatti prodotti con carta e cartone riciclato.
Per quanto riguarda i manici delle scope, il legno è certificato dal marchio FSC (Forest Stewardship Council), che ne garantisce la provenienza da foreste gestite in modo responsabile.
Qualche cifra interessante a livello ambientale: 1 tonnellata di Tetra Pak riutilizzato per la produzione di Ecoallene, comporta un risparmio di ben 900 kg di emissioni di CO2s. Con 100 confezioni di cartoni per bevande si può ricavare 1 chilogrammo di Ecoallene.
Questo fa comprendere come sia facile poter dare il nostro contributo per diminuire  l’enorme massa di rifiuti che produciamo, scegliendo prodotti che riutilizzano materiali riciclabili.
Inoltre, questa linea nel catalogo di CSC dimostra come non sia necessario stravolgere la nostra vita e abitudini per inquinare di meno e che nei nostri gesti quotidiani possiamo davvero fare la differenza semplicemente con una scelta oculata, in perfetto stile think global act local.

02/09/12

Pop-corn: quelli cotti al microonde fanno male alla salute


popcorn microonde
Che cosa sarebbe un film senza i pop-corn? Il duo inossidabile si è formato più di un secolo fa, con la nascita quasi in contemporanea delle prime pellicole cinematografiche e di uno degli snack salati più amati. La produzione dei pop-corn su larga scala si è evoluta nel corso del tempo, giungendo in anni recenti alla realizzazioni di confezioni di pop-corn da cuocere al microonde in pochi minuti. I pop-corn preparati secondo tale modalità sono davvero sicuri?
Trascurando per un attimo il fatto che la preparazione di pop-corn al microonde non garantisca un reale risparmio di tempo – nel caso si miri ad esso – dal momento che la loropreparazione  in padella a partire dai chicchi di mais e con l'utilizzo di un semplice filo d'olio risulta altrettanto rapida, appare fondamentale domandarsi quale sia il reale contenuto delle confezioni di pop-corn studiate per la cottura al microonde e se il loro consumo sia da considerarsi salutare.
E' sufficiente provare ad approfondire la questione per rendersi conto della possibile presenza di additivi indesiderati all'interno delle confezioni di pop-corn, tra gli ingredienti o nel loro involucro, come purtroppo non di rado avviene nel caso di alcuni alimenti confezionati di produzione industriale.
Il diacetile ("dyacetil" nella denominazione inglese) è stato utilizzato per anni – e lo è ancora – come aromatizzante per conferire l' "aroma al burro" a pop-corn confezionati destinati alla cottura al microonde e ad altri alimenti, come i biscotti. Il diacetile può essere derivato dalla fermentazione alcolica e può costituire un sottoprodotto della produzione di birre e vini.
A riaccendere i riflettori su tale sostanza è una recente ricerca condotta presso l'Università del Minnesota, pubblicata sulle pagine della rivista scientifica "Chemical Research in Toxicology", tramite la quale è stato messo in luce come il diacetile presenti una struttura analoga a quelle di altre sostanze considerate responsabili della formazione delle placche cerebrali che conducono all'insorgere del morbo di Alzheimer.
La presenza di diacetile nell'alimento in questione e negli stablimenti in cui ne avviene la produzione ha purtroppo già causato l'insorgere di un ulteriore disturbo, denominato"bronchiolitis obliterans", dal quale negli Stati Uniti sono stati colpiti sia consumatori abituali di popcorn sia numerosi addetti alla loro produzione. Alcuni stablimenti statunitensi avrebbero dunque deciso di sostituire il diacetile con altri additivi aromatizzanti, sulla cui reale salubrità ci si interrogherebbe tuttora, tanto che la Food and Drug Administration li considererebbe "innocenti fino a prova contraria".
Un altro problema relativo ai pop-corn destinati alla cottura al microonde appare legato alla lorobusta di confezionamento. Alcune confezioni dei suddetti pop-corn sarebbero infatti fabbricate con l'impiego di PFOA, un additivo chimico che è stato correlato all'insorgere del cancromediante studi effettuati sugli animali. Esso è inoltre stato associato di recente ad una ridotta risposta dei bambini ai vaccini, eventualità che li metterebbe maggiormente a rischio di fronte alle infezioni.
Sebbene tale componente non sia stato ancora dichiarato cancerogeno per l'uomo, la sua presenza sarebbe stata individuata nel sangue del 95% degli americani. Appare dunque come una scelta più che opportuna quella di rinunciare preventivamente al consumo di pop-corn al microonde, ritornando alla loro preparazione tradizionale che è in grado di renderli ancora più gustosi e meno dannosi per la salute.

01/09/12

Nord est spreco zero: l’impegno di 100 sindaci contro lo spreco alimentare


last-minute-market
A pochi mesi dalla firma da parte del Parlamento Europeo, avvenuta il 19 gennaio 2012, della “Risoluzione Europea contro lo Spreco alimentare: strategia per migliorare l'efficienza della catena alimentare nell'Ue” nasce la prima campagna di sensibilizzazione che tenta di applicare sul territorio le indicazioni sottoscritte sulla carta.
A promuoverla è un gruppo composto da100 sindaci provenienti dall’area del Nord-Est e dell’Euroregione il cui capolista è il sindaco della città di Trieste Roberto Cosolini, affiancato dai governatori della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo e della Regione Veneto Luca Zaia. L’obiettivo è fare della lotta allo spreco una strategia con cui fare rete e rendere efficiente il consumo e la redistribuzione del cibo, ma anche dell’ energia, dei rifiuti e della mobilità.
Nord est Spreco zero”, questo il nome dell’iniziativa, è un decalogo che gli amministratori friulani e veneti sottoscriveranno il 29 settembre nell’ambito diTriestenext, il Salone Europeo dell’Innovazione e della Ricerca Scientifica. L’occasione è quella della prima Giornata Contro lo Spreco promossa da Last Minute Market, lo spin off nato dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna che da anni conduce la battaglia, a colpi di studi e numeri, per affermare una nuova policy a livello internazionale capace di migliorare la rete di gestione e distribuzione delle risorse. Alla sua guida sta, solido, Andrea Segrè, il docente di Politica Agraria Internazionale e Comparata che in questi ultimi anni ha dedicato passione e impegno alla divulgazione delle verità nascoste attorno al problema del consumo e degli sprechi.
Un terzo del cibo che viene prodotto nel mondo va sprecato (149 kg pro capite in Italia): nei campi, lungo la catena di trasformazione, di distribuzione e infine sulle nostre tavole. Si calcola che se si riuscisse a recuperare quella parte di cibo che finisce immotivatamente nelle discariche potrebbero essere sfamate, secondo i dati diffusi dalla FAO, tante persone quante ne vivono nell’Africa sub-sahariana.
"La crisi globale, paradossalmente, può offrire un'occasione di cambiamento e in questo senso la società civile può dare un indirizzo importante alle forze politiche ed economiche" spiega l'agroeconomista Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market. "Le nostre azioni, anche se piccole, possono veramente portare a un mondo nuovo".
Nordest Spreco Zero è un documento nato sulla base di una dichiarazione congiunta di cittadini, esperti e operatori che i pubblici amministratori dovranno adottare e far diventare buona prassi quotidiana per i cittadiniE’ costituito da dieci semplici buone pratiche che dovranno trovare applicazione in ambito locale. Lo scopo politico e sociale è riuscire a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025 (come indicato dalla risoluzione europea).
A partire dalla sottoscrizione, gli amministratori si dovranno impegnare a sostenere tutte le organizzazioni pubbliche e private che recuperano, a livello locale, i prodotti invenduti e scartati lungo la catena agroalimentare per ridistribuirli gratuitamente ai cittadini al di sotto del reddito minimo. Dovranno inoltre prevedere la modifica delle regole che disciplinano gli appalti pubblici per i servizi di ristorazione e di ospitalità alberghiera, privilegiando le imprese che garantiscono la ridistribuzione gratuita a favore dei cittadini meno abbienti, che promuovano azioni di riduzione degli sprechi e l'utilizzo di prodotti locali. Infine, dovranno garantire l'istituzione di programmi e corsi di educazione alimentare di economia ed ecologia domestica per rendere il consumatore consapevole degli sprechi di cibo, acqua ed energia.
Dalla teoria alla pratica, la palla passa ai cittadini del Nord Est che dovranno dimostrare un approccio esemplare. Il resto del mondo, quello povero e affamato così come quello opulento e smarrito, li osserva.