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16/12/11

La panchina che una volta era un pannolino:


Raccolta differenziata e trasformazione in granuli di plastica e cellulosa

Dai pannolini alle panchine di plasticaDai pannolini alle panchine di plastica
MILANO - È una delle spese che più gravano sul bilancio familiare quando nasce un bebè o quando si accudisce un anziano in casa. E fino a ora, pannolini e assorbenti usati erano anche considerati come i rifiuti non riciclabili per antonomasia e destinati alla discarica oppure all'inceneritore. Invece nel Centro riciclo di Vedelago, nel Trevigiano, a maggio del 2012 entrerà in funzione un nuovo impianto che, invece di distruggere questi oggetti, li farà rinascere, trasformandoli in plastica in granuli e cellulosa. Materie “prime seconde” con cui si possono produrre, ad esempio, panchine e altri oggetti per l'arredo urbano, giochi per i parchi pubblici, oppure lo strato base per i campi da golf, il cartone e perfino fertilizzante. Si tratta della prima esperienza simile in Italia, ma il modello potrebbe diffondersi anche in altre regioni: a oggi sono già oltre cento i Comuni che prevedono la raccolta differenziata per i pannolini, tra cui anche grandi città come Salerno.
DA PANNOLINI A PANCHINE – L'impianto è stato realizzato da un'azienda che produce e commercializza nel nostro Paese un importante marchio di pannolini. Era da due anni che Roberto Marinucci, il direttore generale, accarezzava l'idea di riuscire a riciclare i pannolini. Perché il progetto andasse in porto, però, occorrevano dei partner, primo fra tutti, un Comune o un gruppo di Comuni che facesse la raccolta differenziata di questi rifiuti. Da qui l'accordo con Ponte nelle Alpi, nel Bellunese, da due anni al primo posto tra i Comuni ricicloni e con il Centro riciclo di Vedelago, in cui l'impianto troverà posto.
VAPORE PER LA METAMORFOSI – L'impianto, che è in grado di trattare tutti i tipi di pannolini e assorbenti, è stato progettato da Marcello Somma, ingegnere chimico e e responsabile dello sviluppo sostenibile della Fater. All'interno di un'autoclave, tramite un meccanismo di cottura a vapore, gli assorbenti vengono sterilizzati e privati di tutti gli agenti patogeni e dei cattivi odori, con una tecnica simile a quella che si usa per i rifiuti sanitari. Nella seconda parte del processo, le componenti dei pannolini vengono separate meccanicamente, fino all'ottenimento di plastica e cellulosa. L'impianto pilota tratterà a regime 5 mila tonnellate all'anno, pari a quanto viene prodotto da un'area di circa 400 mila abitanti. Secondo un'indagine Ispra, ogni anno in Italia si producono poco più di 32 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e il 3 per cento è rappresentato da pannolini e assorbenti. «Trasformarli in plastica e cellulosa riciclata e creare oggetti che avessero un loro mercato. Riciclare e rendere il sistema più economico dello smaltimento. Questo era il nostro obiettivo», spiega Roberto Marinucci, direttore generale Faber. «Spero che questa prima esperienza di sistema in Veneto possa decollare e in futuro motivare anche altri distretti a espandersi a livello nazionale». Da una tonnellata di pannolini usati si possono ottenere 150 chili di plastica e 350 kg di materia organico-cellulosica.
IL RUOLO DEI CITTADINI - «Questo è un ulteriore tassello verso il nostro obiettivo che è arrivare al riciclo totale», spiega Roger Demenech, sindaco di Ponte nelle Alpi. Qui la percentuale di raccolta differenziata supera il 90 per cento, ed era solo il 23 per cento nel 2007. La tassa rifiuti invece è diminuita del 15 per cento, grazie alla diminuzione dei costi di trasporto e smaltimento in discarica. Il processo di trasformazione dei pannolini è virtuoso «anche perché si va a produrre cartone, che altrimenti avremmo dovuto produrre consumando materiali vergini. Inoltre, il processo è anche carbon neutral: il riciclo evita emissioni di CO2 in misura superiore a quelle generate in fase di raccolta», spiega invece Duccio Bianchi dell'agenzia Ambiente Italia.

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