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29/01/12

Allarme bioaccumulanti. Le sostanze inquinanti che l'Italia non riesce a bonificare:


"Da Brescia a Gela ci sono 57 siti dove l'inquinamento da metalli pesanti, diossine, pesticidi, è una minaccia grave per la salute. Secondo l'Istituto superiore di sanità in queste zone ci sono stati 10mila morti in più negli ultimi 8 anni."

Ambiente - 1 dicembre 2011
Allarme bioaccumulanti. Le sostanze inquinanti che l'Italia non riesce a bonificare
Ci sono sostanze inquinanti che non si degradano, restano nell'ambiente a lungo, magari per sempre, come la famigerata diossina, i metalli pesanti, o i policlorobifenili prodotti in quantità enormi dalla caffaro di Brescia o benzopirene prodotto dall’ILVA di Taranto. Sono state prodotte ed emesse soprattutto negli anni '70 e '80 quando si sapeva poco della loro pericolosità e si sono accumulate nel terreno, nei laghi e nei fiumi.

A partire dal 1998 il Ministero dell’Ambiente ha individuato 57 siti super inquinati definiti di Interesse Nazionale, sono arree che in totale coprono 700.000 ettari, il 3% del territorio nazionale.
La loro bonifica, sebbene prevista per legge, però non è mai partita: troppa la burocrazia (è necessario un accordo di programma tra tutti i soggetti, dal ministero agli enti locali ai privati responsabili dell’inquinamento) e troppo pochi i soldi. In realtà nel 2006 il governo Prodi stanziò 3,3 miliardi di euro, tra i fondi FAS e quelli strutturali gestiti con le regioni. Poi però Tremonti, complice anche la crisi, li ha destinati altrove: dal salvataggio Alitalia all’abolizione dell’ICI, dal terremoto dell’Aquila alla Cassa Integrazione Straordinaria.

L’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’OMS, il CNR e l’Università La Sapienza di Roma, si è preso la briga di andare a controllare le conseguenze sulla salute dei cittadini che vivono in quelle aree o nelle immediate vicinanze e ha pubblicato a metà novembre lo studio SENTIERI, che sta per Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio Inquinamento. I risultati descrivono un disastro: in quasi tutti i 44 siti esaminati(la mappa dei stiti è pubblicata su Ambienterenergia) la mortalità dei residenti è superiore a quella dei cittadini che vivono in altre aree della stessa regione. A conti fatti ci sono 10.000 morti in più, nei soli otto anni presi in considerazione. Come prevedibile i risultati del progetto SENTIERI appena resi noti, hanno acceso le polemiche, con un rimpallo di responsabilità tra le aziende private coinvolte nell’inquinamento e le autorità pubbliche locali e nazionali. Ora vedremo che iniziative prenderanno il nuovo Governo e il nuovo ministro dell'Ambiente.

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