Dalla Polonia all'Italia e alla Spagna, molte ricette
del periodo festivo prevedono specie ittiche a rischio estinzione
Scegliere per il menù delle feste le specie ittiche considerate più povere ma ugualmente saporite, come il pesce azzurro, per limitare i danni ambientali. A denunciare il colpo durissimo all’ecosistema marino inflitto dai piatti tipici della tradizione gastronomica, il report Last Christmas di Ocean2012, coalizione internazionale formata da più di 100 organizzazioni, tra associazioni ambientaliste e gruppi di ricerca, che dal 2009 si batte per riuscire a trasformare la pesca in Europa. Dopo decenni di sfruttamento intensivo dei mari, infatti, gli studi scientifici hanno rilevato che nelle acque dell’Unione Europea è in corso un allarmante declino degli stock ittici e che l’88% di quelli esaminati dal gruppo è da considerarsi sovrasfruttato con 1/3 che oltrepassa ormai i limiti biologici di sicurezza. A peggiorare ulteriormente la situazione già fragile degli ecosistemi, secondo i responsabili della coalizione, anche le abitudini alimentari durante le feste invernali dei cittadini europei.

LE REGOLE PER SCEGLIERE - Efficaci, secondo Ocean2012, alcuni piccoli accorgimenti che si possono prendere per cercare di limitare i danni e salvare dall’estinzione alcune specie. «Per prima cosa – spiega Maso – è bene controllare il codice Fao, il luogo di provenienza del pescato, preferendo le specie locali che incidono meno anche sui trasporti. E’ bene anche scegliere i pesci al momento giusto, ossia secondo la stagionalità. Preferendo, in questo periodo quelli invernali, come triglie, saraghi, sardine, sgombri, seppie, ricciole e alici. Poi, bisogna fare attenzione anche alla taglia minima di questi pesci, anche se questo, senza informarsi per altre vie, è un dato quasi impossibile da sapere solo guardando l’etichetta. Per questo noi, invitiamo il consumatore a rivolgere queste domande a chi vende il pesce. Infine, tra le altre cose importanti da sapere anche il metodo di pesca, preferendo quelli più selettivi e con meno impatto ambientale, ed evitare assolutamente le specie proibite. Ad esempio i datteri di mare, venduti spesso sottobanco e che per essere raccolti causano danni gravissimi alle rocce e alle scogliere».

PESCA E DANNI - Pochi, secondo Ocean2012, i tentativi compiuti dall’Unione Europea per cercare di salvaguardare i mari e le specie a rischio di estinzioni, nonostante la serie di documenti con dati allarmanti, redatti in questi anni dalla coalizione su vari argomenti. Con passi avanti e normative fallite, per trovare una politica comune della pesca e le giuste riforme per gestire le risorse collegate a questa attività. «Noi non siamo assolutamente contro la pesca – afferma la coordinatrice italiana di OCean2012 – ma ci battiamo per favorire quella sostenibile, favorendo metodi e sistemi artigianali come la piccola pesca costiera. A causare i danni maggiori sono le flotte per la pesca oceanica, fatte da paesi come Usa, Cina e Giappone e alcune metodologie di pesca. Tra queste, quella fatta con le reti a strascico che raschiando il fondo del mare ha distrutto quasi tutte le praterie di poseidonie, fondamentali per la riproduzione marina, e desertificato gran parte dell’Adriatico. Oppure, ancora più grave, il continuo utilizzo nel sud Italia delle cosiddette spadare, muri di rete chiamate anche della morte perché insieme al pesce catturano anche delfini e tartarughe marine. Un metodo barbarico per il quale, nelle prossime settimane, l’Italia rischia di essere sanzionata per 120 milioni di euro dalla Commissione dell’Unione Europea».
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