
Questo in sintesi il processo di lavorazione: scaglie di polimero derivate da bottiglie di plastica “Clear” (di tipo chiaro) selezionata e lavata, vengono fuse e trasformate in filati, poi raccolti in bobine e successivamente inviati al reparto di testurizzazione, dove un processo termico e di frizionamento conferisce loro il volume e le caratteristiche funzionali di una fibra naturale. I filati ottenuti possono infatti avere caratteristiche molto simili a quelle della seta, del cotone (e in futuro forse anche della lana).
Dal punto di vista ambientale è interessante il fatto che tutti i processi impiegati nella lavorazione sono di tipo meccanico e non chimico: questo significa basse emissioni di CO2 ed enorme risparmio di acqua. Oltre a evitare di depositare migliaia di tonnellate di plastica in discariche.
I tessuti prodotti con questi filati sono già stati scelti da importanti stilisti come Giorgio Armani e Valentino per capi e collezioni molto chic e, anche indossati da celebrities come Livia Giuggioli, moglie di Colin Firth. Una riprova che non occorre rinunciare all’aspetto stilistico per essere ecosostenibili. In ogni caso, grazie alle sue caratteristiche funzionali, questo tipo di filato è anche adatto alla manifattura di sportswear e abiti da lavoro.
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