
L’invenzione proviene da due ricercatori cinesi dell’Università di Shangai, Mingce Long e Deyong Wu, che hanno messo a punto nei laboratori accademici una nuova metodologie basata sull’applicazione delle proprietà delle nanoparticelle del biossido di titanio ai tessuti, al fine di ottenere un effetto smacchiante e disinfettante.
Il biossido di titanio è un noto catalizzatore in grado di degradare per ossidazione numerosi composti organici; quando viene esposto alla luce del sole ha la particolarità di eliminare lo sporco e disinfettare le superfici su cui viene applicato uccidendo i microbi; per queste proprietà il TiO2 è già largamente utilizzato in alcuni prodotti come vetri autopulenti, piastrelle per cucina, asfalti ma anche vernici e creme solari.
La sperimentazione dei due ricercatori cinesi prevede l’utilizzo di un rivestimento di biossido di titanio alle fibre dei tessuti; in questo modo la molecola del titanio attiverà il processo chimico di autopulitura in seguito all’esposizione al sole; il test di sperimentazione è stato fatto sporcando i tessuti con una macchia arancione di metilarancio, un colorante chimico, e i risultati sono stati quelli prospettati: con l’esposizione alla luce, il tessuto si è autopulito senza lasciare traccia del colorante. ''Una volta esposto al sole il cotone ha eliminato il metilarancio, e anche i batteri presenti sulla superficie – si legge nell'articolo dei due chimici cinesi - e il processo è rimasto efficiente per diversi lavaggi''.
In seguito ai lavaggi il tessuto continua a mantenere le sue proprietà nel tempo e la formula, inoltre, è perfezionabile con l’aggiunta di ioduro d’argento, un composto fotosensibile utilizzato per le pellicole fotografiche e in medicina come disinfettante o per la costruzione di protesi.
L’uso del diossido di titanio e in generale delle nanotecnologie, in ogni caso non è stato esentato da polemiche per la presunta tossicità, soprattutto nell’ambito della cosmesi; alcune ricerche hanno riportato che le radiazioni provenienti dal Sole possono aumentare la tossicità delle nanoparticelle di TiO2 da 20 a 40 volte e che queste vengano poi assorbite dall’epidermide. Nel nostro corpo è presente in quantità rilevabile, non è un metallo velenoso e pare che il corpo umano sia in grado di tollerarne anche un’elevata quantità. In ogni caso le conseguenze dovute alla sovraesposizione e inalazione possono provocare leggere variazioni nei polmoni, difficoltà di respirazione e irritazioni cutanee.
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