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08/03/12

Arance amare: Coca Cola continuerà a comprare a Rosarno. Ma gli agricoltori protestano!

Dopo le accuse e lo polemiche sullo sfruttamento dei lavoratori immigrati e clandestini, seguite a un’inchiesta di The Ecologist, la Coca Cola Company fa sapere che le arance calabresi di Rosarno non spariranno dalle lattine della Fanta.

È l’esito dell’incontro voluto dal ministro delle Politiche agricole Mario Catania, che è riuscito a strappare la rassicurazione dai vertici della multinazionale, a seguito delle ipotesi circolate tra gli agricoltori di tutta la Piana di Gioia Tauro sullo stop agli ordini per tutelare la propria immagine.
L'azienda non ha mai avuto intenzione di ritirarsi dal mercato italiano e dalla Calabria - ha detto il direttore generale affari pubblici Europa di Coca Cola, Salvatore Gabola -. Il marchio Fanta non lascia il mercato locale e non lascia Rosarno. Le notizie riportate nei giorni scorsi erano erronee e riguardavano solo un fornitore, ma dato l'eco ricevuta abbiamo scelto di intraprendere da subito la contrattazione con i fornitori calabresi”.
Ma, aggiunge Gabola, “è nostra intenzione realizzare contratti più sostenibili”. In tale ottica la multinazionale si è impegnata a comprare sul mercato italiano l'intero fabbisogno di prodotto utile per la produzione della Fanta per l'Italia. “Un messaggio di rasserenamento - ha commentato il ministro Catania- non c'è motivo di preoccuparsi, non c'è nessun presupposto di abbandono delle imprese, semmai ci sono i presupposti per rilanciare la collaborazione su nuove e più proficue basi”.
E per quanto riguarda la spinosa questione dello sfruttamento del lavoratori immigrati? "Non sempre le condizioni di raccolta delle arance - ha confermato il ministro Catania - sono in linea con gli standard, ma Coca Cola ha assicurato piena collaborazione nel verificare il rispetto di condizioni di lavoro equo, annunciando audit e controlli più stringenti. Il ministero aprirà inoltre un tavolo con le istituzioni locali, le imprese agricole e le aziende coinvolte nella filiera, per migliorare la competitività del settore (in particolare affrontando il problema della frammentazione dell'offerta e della lungaggine della filiera), tutelare il reddito dell'azienda agricola e migliorare le condizioni lavorative degli immigrati".dgets Magazine

A Rosarno, invece, gli imprenditori della Coldiretti, i lavoratori, italiani ed extra-comunitari, e i rappresentanti delle istituzioni locali, sono scesi in piazza con oltre 100 trattori per dire "No all'aranciata che spreme agricoltori, lavoratori e inganna i consumatori", per denunciare le motivazioni alla base dello sfruttamento sia degli agricoltori che dei lavoratori. Secondo un'analisi della confederazione, per un'aranciata venduta sugli scaffali a 1,3 euro al litro, agli agricoltori vengono riconosciuti solo 3 centesimi per le arance contenute, del tutto insufficienti a coprire i costi di produzione e di raccolta.
È indispensabile - sottolinea la Coldiretti in una nota - formulare degli accordi che non prescindano dal riconoscimento dei costi di produzione e dalla remunerazione del prodotto garantendo un prezzo all'agrumicoltore almeno di 15 centesimi al chilo passando anche attraverso un accorciamento della filiera”.
Insomma, basterebbe pagare le arance ai produttori qualche centesimo di più, aumentare di alcuni punti percentuali il succo di agrumi nelle bibite e indicare l’origine delle arance sulle etichette delle bottiglie per spezzare la catena di sfruttamento che sottopaga il lavoro ed il suo prodotto.

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