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29/03/12

Salviamo il mare: dalle reti da pesca abbandonate si ricavano vestiti


Secondo la Fao nei mari ci sono 640 mila tonnellate di reti lasciate alla deriva: un pericolo per cetacei e tartarughe

MILANO - Costumi da bagno derivati dalle reti da pesca abbandonate. Sarà possibile con i filati morbidi e resistenti ottenuti tramite il sistema Econyl messo a punto dall’azienda italiana Aquafil. Oltre che dalle reti da pesca, il nuovo filato viene ricavato anche dal fluff, la parte superiore di tappeti e moquette, da tessuti rigidi e componentistica plastica oltre che dai rifiuti post-industriali generati dal ciclo produttivo. Il primo impianto di produzione è stato inaugurato nello scorso mese di maggio a Lubiana, in Slovenia.
Vestiti dal reti abbandonateVestiti dal reti abbandonate    Vestiti dal reti abbandonate    Vestiti dal reti abbandonate    Vestiti dal reti abbandonate    Vestiti dal reti abbandonate
RETI ABBANDONATE - «Abbiamo cominciato a riciclare i cascami della produzione», dice Giulio Bonazzi, amministratore delegato di Aquafil. «Sono seguite ricerche e le reti da pesca si sono presentate come la fonte di nylon 6 quantitativamente e qualitativamente più interessante». L’operazione di raccolta ha, di per sé, un valore ecologico. La Fao e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) hanno stimato che le tonnellate di reti abbandonate alla deriva negli oceani sono circa 640 mila e costituiscono un decimo dei rifiuti presenti in mare. Le reti rimangono alla deriva per periodi molto prolungati e sono responsabili della cattura accidentale di cetacei e altri animali marini. Solo nei mari a largo del sud-est degli Stati Uniti ogni anno circa 55 mila tartarughe marine sono vittime delle reti da pesca per i gamberetti.
IL PROCESSO DI RICICLO - Le reti da pesca raccolte rientrano nel ciclo produttivo per ricavare caprolattame, la materia prima chimica con cui si produce il nylon 6. Viene messo in atto un riciclo back to feedstock (ritorno alla materia prima) tramite la depolimerizzazione e si ottiene il monomero del caprolattame. Segue la fase della purificazione. A questo punto, si procede a una nuova polimerizzazione. Si tratta di un processo chimico che non utilizza solventi o sostanze inquinanti. Considerando che l’utilizzo di rifiuti in nylon 6 riciclati sostituisce l’uso di idrocarburi nella produzione del caprolattame, il sistema Econyl consente un risparmio stimato di 70 mila barili di petrolio ogni anno. Il progetto di ricerca è partito tre anni fa e andrà avanti ancora per cinque anni.
PRODOTTI - Il poliammide 6 è il tipo di nylon più economico, morbido e di facile lavorabilità. E può essere riciclato infinite volte. Il prodotto riciclato ha le medesime caratteristiche tecniche e qualitative di quello ottenuto utilizzando il caprolattame vergine. Dai filati si ottengono tessuti destinati alla realizzazione di costumi da bagno, biancheria intima e indumenti sportivi.
ENERGIE RINNOVABILI PER LA PRODUZIONE - Il tipo di energia impiegata dalla Aquafil varia in base allo stabilimento. In alcuni, vengono utilizzati impianti fotovoltaici. In altri, l’energia viene acquistata da fornitori che la producono tramite impianti idroelettrici. Inoltre, l’azienda è servita da un impianto di cogenerazione con turbine a rendimento elevato che consentono di ridurre le emissioni. «L’obiettivo futuro», conclude Bonazzi, «è dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2020 e diminuire il consumo delle risorse idriche durante il ciclo produttivo».

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